Nagorno-Karbarakh, il premier armeno: "Un fallimento della Russia"

Centinaia di rifugiati spingono ai confini della regione armena del Nagorno-Karabakh dopo gli ultimi giorni di scontri tra armeni e azeri nella regione più contesa del Caucaso meridionale, almeno 200 le vittime

Decine di attivisti arrestati e centinaia di rifugiati che vogliono lasciare la regione a maggioranza armena del Nagorno-Karabakh dopo gli ultimi giorni di scontri tra armeni e azeri nella regione più contesa del Caucaso meridionale. 

E' altissima la tensione anche oggi nelle strade della capitale armena, Yerevan, bloccate dalle manifestazioni e dalla polizia dopo la resa a Baku che ha portato a un cessate il fuoco dopo 24 ore di scontri e un primo round di negoziati.

I manifestanti chiedono l'accesso al corridoio di Lachin, chiuso dopo la resa, per vedere i propri cari. Intorno a palazzo del governo, dove è prevista una riunione presieduta dal primo ministro Nikol Pashinyan, c'è un fitto cordone di polizia. L'opposizione intende bloccare l'edificio e impedire ai membri del Consiglio dei Ministri di partecipare alla riunione. I manifestanti chiedono le dimissioni del premier armeno, Nikol Pashinyan, che ha riconosciuto il Karabakh come parte dell'Azerbaigian. 

Ria Novosti riferisce di 84 persone arrestate nella capitale armena. Le proteste vanno avanti da martedì, da quando cioè l'Azerbaigian ha lanciato un'operazione militare “antiterrorismo”. Tra gli arrestati c'è anche uno dei leader dell'opposizione del Paese, Andranik Tevanyan, dopo che il politico e persone a lui vicine, avevano bloccato una strada nel centro di Yerevan. Un video del suo arresto è stato pubblicato sui social network dai suoi sostenitori. 

Le strade del capoluogo Khankendi, conosciuta come Stepanakert dagli armeni, sono "piene di sfollati, affamati, spaventati e che vivono nell'incertezza", si legge sui social che fanno da cassa di risonanza della nuova crisi che sconvolge la regione. Mercoledì più di 10mila persone si erano recate all'aeroporto di Khankendi - che è adiacente a una base del contingente di peacekeeping russo - con la speranza di essere evacuate. 

Le autorità della regione, con in testa il ministro degli esteri armeno, hanno denunciato il rischio di pulizia etnica da parte di Baku, l'Azerbaigian ha assicurato che sta cercando una "reintegrazione pacifica" del Karabakh. Secondo i termini della tregua mediata dalla Russia, le forze locali del Karabakh, ritenute "illegali" dall'Azerbaigian, hanno garantito il loro scioglimento e disarmo. E sono almeno 200 le vittime degli ultimi giorni, tra cui ci sono anche civili e bambini.

In un discorso in diretta tv, Pashinyan ha affermato che ai circa 120mila armeni della regione dovrebbe essere consentito di rimanere "nelle loro case in condizioni dignitose e sicure", confermando tuttavia che dallo scoppio dei combattimenti ci si sta preparando per un possibile afflusso di rifugiati. Nel contempo ha affermato di essere pronto ad accogliete 40mila famiglie di rifugiati.

Pashinyan, ha chiesto di "non chiudere gli occhi" davanti a quello che considera il "fallimento" del contingente di peacekeeping russo schierato nella regione contesa dopo gli accordi del novembre 2020 che pose fine alla guerra.  Quegli accordi trilaterali - ha ricordato -  implicavano che il corridoio di Lachin fosse "sotto il controllo del contingente delle forze di pace russe, che doveva vigilare sulla sicurezza della popolazione civile". "È da più di un anno e mezzo che solleviamo sistematicamente la questione, affermando che i processi non stavano seguendo il percorso corretto. Abbiamo la nostra parte di responsabilità, ma non credo che dovremmo chiudere gli occhi di fronte al fallimento registrato dal contingente russo impegnato nel mantenimento della pace", ha affermato il premier armeno. 

E' per questo che due uomini di cui non si conosce l'identità hanno lanciato della vernice rossa sulle porte dell'ambasciata russa a Yerevan. Mosca ha perso sei dei suoi peacekeeper in due "incidenti" per mano azera. Baku si è scusata con il Cremlino per quelli che ha definito errori durante "l'azione antiterroristica" e ha aperto un'inchiesta.

Un manifestante si scontra con la polizia in Piazza della Repubblica per protestare contro il primo ministro Nikol Pashinyan a Yerevan, Armenia ap
Un manifestante si scontra con la polizia in Piazza della Repubblica per protestare contro il primo ministro Nikol Pashinyan a Yerevan, Armenia