Secondo giorno di visita del 43esimo viaggio

Il Papa in Mongolia: "Diamoci da fare, costruiamo insieme un futuro di pace"

Il Pontefice ha pronunciato un lungo discorso in italiano dove si è detto onorato e felice di aver potuto viaggiare in "una terra così vasta", ricordando i 30 anni di relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Mongolia

Il Papa in Mongolia: "Diamoci da fare, costruiamo insieme un futuro di pace"
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Mongolia, Papa Francesco insieme al Presidente Ukhnaagin Khurelsukh

Nel secondo giorno di Papa Francesco in Mongolia, arriva dal Pontefice l'esortazione alla collaborazione per un futuro di pace. “Vengo qui come un pellegrino di amicizia” che “giunge in punta di piedi”, ha detto alle autorità e al corpo diplomatico, portando con sé in dono il facsimile della lettera che il Gran Khan inviò a Papa Innocenzo IV quasi 800 anni fa.

Nel suo primo discorso pubblico a Ulan Bator, dopo l'omaggio all'imponente statua del condottiero Gengis Khan, a fianco al presidente Ukhnaagiin Khürelsükh e dinanzi a centinaia di militari, in piedi in divisa o a cavallo in armatura, Bergoglio ha anche esortato il Paese, incastonato tra Russia e Cina, e dove la comunità cattolica conta appena 1.350 cattolici, ad avere “un ruolo importante” per la stabilità nel mondo.

Terminato l'incontro con le autorità, la società civile e il Corpo diplomatico, papa Francesco ne ha avuto uno con il presidente del Grande Hural di Stato, il Parlamento monocamerale mongolo, Gombojav Zandanshatar. Quindi un colloquio col giovane primo ministro Luvsannamsrai Oyun-Erdene, 43 anni, nella Meeting room del Palazzo presidenziale, ultimo appuntamento dell'intensa mattinata a Ulan Bator prima di tornare nella Prefettura Apostolica.

Papa Francesco insieme al presidente Ukhnaagin Khurelsukh AP Photo
Papa Francesco insieme al presidente Ukhnaagin Khurelsukh

Le parole di Papa Francesco e la “pax mongolica”

“Sono onorato di essere qui, felice di aver viaggiato verso questa terra affascinante e vasta, verso questo popolo che ben conosce il significato e il valore del cammino. Lo rivelano le sue dimore tradizionali, le 'ger', bellissime case itineranti. Immagino di entrare per la prima volta, con rispetto ed emozione, in una di queste tende circolari che punteggiano la maestosa terra mongola, per incontrarvi e conoscervi meglio”. Queste le prime parole pronunciate all'interno della Sala 'Ikh Mongol' del Palazzo di Stato.

Dopo il lungo viaggio, durato quasi dieci ore, e la giornata di riposo di ieri, il primo incontro ufficiale si è svolto alle 9, ora locale, nella Piazza Sükhbaatar di Ulan Bator, costruita nel punto dove l’omonimo eroe rivoluzionario dichiarò nel 1921 l’indipendenza dalla Cina.

Papa Francesco insieme al Presidente Ukhnaagin Khurelsukh davanti al monumento a Gengis Khan Ap Photo
Papa Francesco insieme al Presidente Ukhnaagin Khurelsukh davanti al monumento a Gengis Khan

“Diamoci da fare insieme per costruire un avvenire di pace”

“Se le moderne relazioni diplomatiche tra la Mongolia e la Santa Sede sono recenti - quest'anno ricorre il 30mo anniversario della firma di una lettera per rafforzare i rapporti bilaterali - ben più indietro nel tempo, esattamente 777 anni fa, proprio tra la fine di agosto e l'inizio di settembre del 1246, Fra Giovanni di Pian del Carpine, inviato papale, visitò Guyug, il terzo imperatore mongolo, e presentò al Gran Khan la lettera ufficiale di Papa Innocenzo IV”, ha ricordato Francesco. “Poco dopo fu redatta e tradotta in varie lingue la lettera di risposta, timbrata con il sigillo del Gran Khan in caratteri mongoli tradizionali - ha sottolineato il Pontefice -. Essa è conservata nella Biblioteca Vaticana e oggi ho l'onore di porgervene una copia autenticata, eseguita con le tecniche più avanzate per garantirne la migliore qualità possibile. Possa essere segno di un'amicizia antica, che cresce e si rinnova”.

Quindi l'esortazione alla pace: “Voglia il Cielo che sulla Terra, devastata da troppi conflitti, si ricreino anche oggi, nel rispetto delle leggi internazionali, le condizioni di quella che un tempo fu la ‘pax mongolica’, cioè l'assenza di conflitti”.

“Passino le nuvole oscure della guerra - ha continuato il Pontefice - vengano spazzate via dalla volontà ferma di una fraternità universale, in cui le tensioni siano risolte sulla base dell'incontro e del dialogo, e a tutti vengano garantiti i diritti fondamentali! - è stato il suo appello - Qui, nel vostro Paese ricco di storia e di cielo, imploriamo questo dono dall'Alto e diamoci da fare insieme per costruire un avvenire di pace”.

“I cattolici lieti di contribuire alla crescita della Mongolia”

Le religioni “quando si rifanno al loro originale patrimonio spirituale e non sono corrotte da devianze settarie, sono a tutti gli effetti sostegni affidabili nella costruzione di società sane e prospere, dove i credenti si spendono affinché la convivenza civile e la progettualità politica siano sempre più al servizio del bene comune, rappresentando anche un argine al pericoloso tarlo della corruzione” ha continuato il Papa dinanzi alle autorità della Mongolia.

La comunità cattolica mongola “è lieta di continuare ad apportare il proprio contributo” al progresso morale e spirituale del Paese: “Essa - ha ricordato - ha cominciato, poco più di trent'anni fa, a celebrare la sua fede proprio all'interno di una 'ger' e pure la cattedrale attuale, che si trova in questa grande città, ne ricorda la forma”.

Secondo il Pontefice, “sono segni del desiderio di condividere la propria opera, in spirito di servizio responsabile e fraterno, con il popolo mongolo, che è il suo popolo. Sono perciò contento - ha proseguito Bergoglio - che la comunità cattolica, per quanto piccola e discreta, partecipi con entusiasmo e impegno al cammino di crescita del Paese, diffondendo la cultura della solidarietà, del rispetto per tutti e del dialogo interreligioso, e spendendosi per la giustizia, la pace e l'armonia sociale”.

“Auspico - ha infine aggiunto Francesco - che, grazie a una legislazione lungimirante e attenta alle esigenze concrete, i cattolici locali, aiutati da uomini e donne consacrati necessariamente provenienti per lo più da altri Paesi, possano sempre offrire senza difficoltà alla Mongolia il loro contributo umano e spirituale, a vantaggio di questo popolo”. A tale riguardo, “il negoziato in corso per la stipula di un accordo bilaterale tra Mongolia e Santa Sede rappresenta un canale importante per il raggiungimento di quelle condizioni essenziali per lo svolgimento delle ordinarie attività in cui la Chiesa cattolica è impegnata”.

Papa Francesco durante la visita pastorale Ap Photo
Papa Francesco durante la visita pastorale

Il motto “Sperare insieme”

“Il motto scelto per questo viaggio, ‘Sperare insieme’, esprime proprio la potenzialità insita nel camminare con l'altro, nel rispetto reciproco e nella sinergia per il bene comune” ha sottolineato il Papa. “La Chiesa cattolica, istituzione antica e diffusa in quasi tutti i Paesi, è testimone di una tradizione spirituale nobile e feconda, che ha contribuito allo sviluppo di intere nazioni in molti campi del vivere umano, dalla scienza alla letteratura, dall'arte alla politica - ha concluso -. Sono certo che anche i cattolici mongoli sono e saranno pronti a dare il proprio apporto alla costruzione di una società prospera e sicura, in dialogo e collaborazione con tutte le componenti che abitano questa grande terra baciata dal cielo”.

 

La Terra, bene comune da tutelare

Il Papa ha rinnovato quindi l’appello ad un “impegno urgente e non più rimandabile per la tutela del pianeta Terra”. Questa tutela riguarda pure le “grandi sfide globali dello sviluppo e della democrazia. La Mongolia di oggi, infatti, con la sua ampia rete di relazioni diplomatiche, la sua attiva adesione alle Nazioni Unite, il suo impegno per i diritti umani e per la pace, riveste un ruolo significativo nel cuore del grande continente asiatico e nello scenario internazionale”, ha rimarcato Francesco, menzionando in proposito la determinazione del Paese centroasiatico “a fermare la proliferazione nucleare e a presentarsi al mondo come Paese senza armi nucleari”. Un provvido elemento, insieme al fatto che la pena capitale non compare più nell’ordinamento giudiziale.

 

Il presidente Mongolo: “Un momento storico”

“Un giorno storico”: così il presidente della Mongolia, Ukhnaagiin Khürelsükh, ha definito questo “in cui Papa Francesco sta effettuando la prima visita di Stato nel nostro meraviglioso Paese, la terra dall'eterno cielo blu, il cuore sacro dell'Impero mongolo, il luogo di nascita di Gengis Khan - uomo del millennio”.

Il presidente ha ribadito che “questa visita di Stato ha un rilievo storico in quanto si svolge in occasione dell'860/mo anniversario di Gengis Khan e del 30/mo anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche tra la Mongolia e la Santa Sede, mentre continua la nostra collaborazione umanitaria nei settori della cultura, dell'istruzione e della scienza”.