Il mondo della letteratura dice addio a Louise Glück, la poetessa vincitrice del Premio Nobel nel 2020, la prima americana dopo l'unico caso di Toni Morrison del 1993.
Quando le fu conferita l'onorificenza la motivazione fu “per la sua inconfondibile voce poetica, che con l’austera bellezza rende universale l’esistenza individuale”. Nata a New York dell'aprile del 1943, la scrittrice si è spenta all'età di 80 anni nella sua casa di Cambridge.
La notizia è stata data dal curatore delle sue opere, Johnatan Galassi. Dodici, in totale, le antologie pubblicate nel corso della sua carriera che le hanno valso, inoltre, il Premio Pulitzer nel 1993, conquistato grazie alla raccolta The Wild Iris. Quasi venti anni più tardi, nel 2014, arrivò anche il premio National Book Award per la poesia.
Nella sua lunga carriera ha insegnato poesia all'Università di Yale.
“Dimmi che questo è il futuro, / non ti crederò. / Dimmi che sto vivendo, / non ti crederò”. Louise Glück
Ansa “Ho capito che a un certo punto sarei morta. Quello che sapevo in modo più vivido, più viscerale, era che non volevo morire” ha raccontato di sé, ricordando i lunghi anni in cui, da ragazza, soffrì di anoressia nervosa, malattia dalla quale uscì grazie ad un lungo percorso di psicanalisi che rimase per lei grimaldello e volano per la sua introspezione poetica.
“Il compito assegnato era innamorarsi. / I dettagli dipendevano da te. / La seconda parte era / includere nella poesia certe parole, / parole tratte da un testo specifico / su un argomento affatto diverso”. Louise Glück
La prima raccolta di poesie, Firstborn, risale al 1968, ma è solo dopo il 1971, superato un lungo blocco e in concomitanza con l'inizio dell'insegnamento al Goddard College nel Vermont, che inizia a conoscere la fama. Le poesie che Louise Glück scrive durante questo periodo sono raccolte nel suo secondo libro, The House on Marshland (1975), da molti ritenuto la sua opera più rivoluzionaria, quella in cui viene rivelata la "scoperta di una voce distintiva".