La crisi umanitaria

Baku pronta a mediare dopo che l'Eurocamera approva una risoluzione per nuove sanzioni

I vertici europei dal summit Cpe confermano sostegno e solidarietà. Von Der Leyen: "Raddoppieremo aiuti all'Armenia", intanto Baku dichiara di aver arrestato con l'accusa di terrorismo l'ex presidente dell'autoproclamata Repubblica dell'Artsakh

Baku pronta a mediare dopo che l'Eurocamera approva una risoluzione per nuove sanzioni
Ap
La popolazione armena lascia il Nagorno-Karabakh

Mentre continua il massiccio esodo degli armeni dalla regione del Nagorno-Karabak, si cercano soluzioni alla grave crisi umanitaria scoppiata nella regione armena di religione cristiana situata in territorio azero. Baku si dice ora "pronta" ai colloqui di mediazione con l'Ue e con l'Armenia. 

Anche perchè dopo giorni di preoccupante silenzio sul massiccio esodo, verso l'Armenia, oggi l'Eurocamera ha approvato una risoluzione che imporrebbe a Baku sanzioni internazionali per violazioni del cessate il fuoco e per abusi dei diritti umani. 

Con oltre 100 mila armeni costretti a fuggire dall'enclave dopo l'ultima offensiva avvenuta circa 20 giorni fa, spiegano i deputati europei, "la situazione attuale equivale a pulizia etnica" e si dicono costretti a "sospendere qualsiasi negoziato su un rinnovato partenariato con l'Azerbaigian e chiedono pertanto, di adottare sanzioni mirate contro i funzionari governativi azeri. La risoluzione è stata approvata dall'Eurocamera con 491 voti favorevoli, 9 contrari e 36 astensioni.

La risoluzione "condanna fermamente l'attacco militare pianificato e ingiustificato dell'Azerbaigian contro il Nagorno-Karabakh del 19 settembre" che, secondo i deputati, "costituisce una grave violazione del diritto internazionale e dei diritti umani e una chiara violazione dei precedenti tentativi di raggiungere un cessate il fuoco". 

Gli eurodeputati "condannano fermamente le minacce e le violenze commesse dalle truppe azere contro gli abitanti armeni del Nagorno-Karabakh" e invitano l'Ue e gli Stati membri "a offrire immediatamente tutta l'assistenza necessaria all'Armenia per far fronte all'afflusso di rifugiati dal Nagorno-Karabakh e alla conseguente crisi umanitaria". 

Il Parlamento chiede, quindi, all'Ue "di adottare sanzioni mirate contro i funzionari governativi di Baku responsabili di molteplici violazioni del cessate il fuoco e abusi dei diritti umani nel Nagorno-Karabakh" e "indagini sugli abusi commessi dalle truppe azere che potrebbero costituire crimini di guerra". Gli eurodeputati esprimono "seria preoccupazione per le dichiarazioni irredentiste e provocatorie del presidente azerbaigiano Ilham Aliyev e di altri funzionari azeri che minacciano l'integrità territoriale dell'Armenia"; "mettono in guardia Baku da ogni potenziale avventurismo militare e chiedono alla Turchia di frenare il suo alleato".

Infine, il Parlamento invita l'Ue "a intraprendere una revisione globale delle sue relazioni con Baku", perché sviluppare un partenariato strategico "con un Paese come l'Azerbaigian, che viola palesemente il diritto internazionale e gli impegni internazionali è incompatibile con gli obiettivi della politica estera dell'Ue". Per questo, esortano l'Ue a sospendere qualsiasi negoziato con Baku e, se la situazione non dovesse migliorare, a prendere in considerazione la sospensione dell'applicazione dell'accordo di facilitazione del visto dell'Ue con l'Azerbaigian. In questo contesto, l'Eurocamera invita l'Ue anche a ridurre la sua dipendenza dalle importazioni di gas azero e, in caso di aggressione militare o di attacchi ibridi contro l'Armenia, a bloccare completamente le importazioni dall'Ue di petrolio e gas azero

Ursula von der Leyen a Granada European Union
Ursula von der Leyen a Granada

La risoluzione non può essere ignorata dai vertici Ue che dal summit della Cpe in corso in Spagna, lanciano dichiarazioni in linea con i colleghi deputati: “anche l'Armenia avrà un ruolo nelle discussioni” e otterrà altri aiuti dalla Commissione. 

Parola di Ursula von Der Leyen, che da Granada ha promesso il raddoppio degli aiuti all'Armenia. "Abbiamo già stanziato 5,2 milioni di euro. Oggi dirò al primo ministro che raddoppieremo questo importo, portandolo a 10,4 milioni di euro, e che forniremo 15 milioni di euro di sostegno diretto al bilancio, nell'ambito del programma annuale del Paese". 

Al suo arrivo al summit la presidente del Parlamento Roberta Metsola annuncia di voler incontrare il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan: "lo inviterò a tenere un discorso alla sessione plenaria del Parlamento europeo tra due settimane (16-19 ottobre ndr) e gli parlerò del nostro sostegno".

"Siamo scioccati dalla decisione dell'Azerbaigian di usare la forza militare" , ha detto, infine, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.  Due giorni fa ha avuto una colloquio telefonico con il presidente azero il quale avrebbe chiario di non avere alcuna rivendicazione territoriali nei confronti dell'Armenia. La questione è - però - da chiarire in modo plateale per garantire un riconoscimento reciproco di integrità territoriale, ha detto Michel. Intanto dei circa 120mila armeni circa l'80% ha già lasciato la regione contesa.

 

L'arresto di Arayik Harutyunyan, ex-presidente dell'autoproclamata repubblica dell'Artsakh State Security Service of the Republic of Azerbaijan via AP
L'arresto di Arayik Harutyunyan, ex-presidente dell'autoproclamata repubblica dell'Artsakh

Lì dove la Procura Generale e il Servizio di Sicurezza dell'Azerbigian, hanno annunciato l'arresto di Arayik Harutyunyan ex-presidnete dell'autoproclamata Repubblica separatista dell'Artsakh. Quarantanove anni, Harutyunyan, è accusato di terrorismo, per aver condotto una guerra aggressiva contro persone innocenti e per eventuali crimini di guerra. Se riconosciuto colpevole, rischia l'ergastolo. 

A capo del governo separatista durante il conflitto armato del 2020 tra Baku e Yerevan per il controllo dell'enclave, si è dimesso all'inizio di settembre, poco prima dell'offensiva di Baku. Le manette sono scattate anche se la regione, e tutti gli organi istituzionali a lei afferenti, formalmente non esiste più.