Il nuovo fronte "caldo" delle tensioni mediorientali

Attacchi degli Houthi nel Mar Rosso, cosa si rischia se si strozza "l'aorta" del commercio mondiale

Prezzi del petrolio in rialzo sui mercati. Le compagnie corrono ai ripari, dirottando i cargo verso il Capo di Buona Speranza. Anche se Cma-Cgm e Maersk annunciano la ripresa dei passaggi verso Suez

Dopo il lungo fine settimana festivo, i prezzi del petrolio registrano un rialzo, in un mercato poco movimentato ma teso per le possibili conseguenze del conflitto in Medio Oriente sulle forniture di petrolio. L’estendersi dell’area di tensione nelle acque del Mar Rosso, luogo di transito di materie prime e forniture energetiche verso l’Europa e il Mediterraneo (Italia compresa: oltre il 50% dei traffici marittimi italiani passano da Suez), rappresenta infatti motivo di instabilità, non solo politica ma anche sui mercati. Se il Mar Rosso – e di conseguenza il Canale di Suez -, vera e propria “aorta” del commercio mondiale, dovesse strozzarsi, le conseguenze economiche potrebbero essere ben più gravi di quanto finora si è solo potuto intuire.

Il prezzo di un barile di greggio Brent del Mare del Nord, con consegna a febbraio, ha guadagnato il 2,52% a 81,07 dollari e un barile di Wti, con consegna nello stesso mese, è salito del 2,73% a 75,57 dollari. Gli attacchi ai cargo e alle navi commerciali nel Mar Rosso da parte dei ribelli Houthi yemeniti stanno causando il dirottamento delle petroliere (viene preferito il Capo di Buona Speranza, in Sudafrica), con inevitabile allungamento dei tempi e aumento dei costi. C’è però anche il rischio che un incidente interrompa il flusso di greggio.

Questi assalti, dall'inizio della guerra tra Israele e Hamas, il 7 ottobre scorso, hanno spinto le principali compagnie di navigazione a reindirizzare le loro navi verso la punta meridionale dell'Africa, nonostante i costi più elevati del carburante per viaggi molto più lunghi (circa due settimane in più).

Yemen, combattenti Houthi a Sanaa ansa
Yemen, combattenti Houthi a Sanaa

Ultimo in ordine di tempo, l’attacco di ieri a una nave commerciale, identificata come MSC United. Gli Houthi hanno affermato di aver “effettuato un'operazione di targeting contro una nave commerciale” e di aver lanciato una serie di “droni contro obiettivi militari”, nel sud di Israele. La notizia è stata confermata da MSC. Per tutta risposta, gli Usa – sempre ieri – hanno distrutto 12 droni e cinque missili lanciati dagli Houthi (in particolare, tre missili balistici antinave e due missili da crociera). Un altro drone è stato abbattuto vicino alla località turistica egiziana di Dahab, nel Golfo di Aqaba, non distante dal paradiso dei resort Sharm el-Sheikh.

I ribelli, che controllano ampie zone del territorio yemenita, tra cui la capitale Sanaa, ripetono che continueranno gli attacchi finché cibo e medicine non torneranno in quantità sufficiente nella Striscia di Gaza, assediata e bombardata da Israele. Nello stesso tempo, l'esercito statunitense effettua operazioni di difesa dei mercantili che devono dirigersi verso il Canale di Suez, o che da lì provengono, tramite raid aerei e l’intercettazione di droni e missili lanciati contro gli obiettivi dei guerriglieri yemeniti. Gli Stati Uniti, in risposta al crescente allarme nell’area, hanno messo in piedi l'operazione navale Prosperity Guardian, una coalizione a cui partecipano oltre 20 Paesi, tra cui l’Italia.

Nell'ambito di queste operazioni, gli Usa ieri hanno colpito tre siti appartenenti a gruppi filoiraniani in Iraq, utilizzati in particolare da Hezbollah e da altre forze sostenute da Teheran. Gli attacchi, ha dichiarato il Pentagono, sono stati compiuti in risposta a un’aggressione contro personale americano a Erbil, nel nord del Paese. “Il fatto che i gruppi sostenuti dall'Iran stiano attaccando il personale americano in Iraq sta provocando ritorsioni, che aumentano anche la probabilità che il conflitto si estenda”, ha osservato Andy Lipow, della Lipow Oil Associates.

Un mercantile in transito nel Mar Rosso rainews
Un mercantile in transito nel Mar Rosso

Infine, ha proseguito l'analista, “c'è stato l'attacco di un drone a una nave cisterna chimica, al largo delle coste dell'India: anche questo dimostra che la zona di conflitto potrebbe espandersi”. La nave in questione è stata colpita sabato da un drone d'attacco sparato dall'Iran, e anche due petroliere e un cacciatorpediniere statunitense, in navigazione nel Mar Rosso, sono stati presi di mira da droni lanciati dagli Houthi, secondo quanto riferito dall'esercito statunitense. Per il Dipartimento della Difesa Usa, l'attacco - avvenuto nel Mar Arabico a 200 miglia nautiche a sud-ovest del porto indiano di Veraval, nello Stato del Gujarat - ha causato un incendio a bordo, che è stato spento e non ha provocato feriti. Per tutta risposta, l’India ha schierato tre navi da guerra nel Mar Arabico.

Ed è di poco fa la notizia che le navi dell'armatore Cma-Cgm sono tornate nel Mar Rosso, mentre anche quelle del colosso danese Maersk si apprestano a riprendere i passaggi attraverso il Canale di Suez, dopo averli sospesi. Lo hanno riferito i due giganti del trasporto marittimo. “Alcune navi hanno transitato attraverso il Mar Rosso” e “prevediamo di aumentare gradualmente il transito delle nostre navi attraverso il Canale di Suez”, ha indicato il gruppo francese Cma-Cgm in un messaggio ai clienti.