La rivolta culturale

Musica, canzoni trap sotto accusa: 6 testi su 10 contengono espressioni violente contro le donne

I dati sono stati diffusi dalla ricerca di 'Libreriamo', social media italiano dedicato alla cultura, che ha analizzato con un software i testi di 500 canzoni rap e trap degli artisti del momento

Musica, canzoni trap sotto accusa: 6 testi su 10 contengono espressioni violente contro le donne
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Emis Killa

Il risveglio delle coscienze, messo in moto dall'omicidio di Giulia Cecchettin e dal messaggio fortissimo lanciato dalla sorella Elena, continua a diffondersi e a coinvolgere, oltre alla società civile, anche nomi e personalità della cultura e dello spettacolo che puntano il dito contro le manifestazioni di retaggi patriarcali e maschilisti, considerati alla base della violenza di genere.

Violenza e disparità di genere nei testi delle canzoni trap

Sotto la lente d'ingrandimento, nelle ultime settimane, è la musica trap che del linguaggio duro ha fatto la sua cifra stilistica. Il genere più amato tra i giovanissimi, coloro cioè a cui si chiede di ribaltare il pensiero dominante della donna oggetto, dell'amore come possesso. Uno stile musicale in costante ascesa, come rivela anche Wrapped 2023, la classifica annuale di Spotify.

A confermare la presenza di espressioni che istigano alla violenza di genere nella musica trap, è un'inchiesta condotta da ‘Libreriamo’, social media italiano dedicato alla cultura, che ha analizzato, attraverso un software, quasi 500 testi di canzoni interpretate dai rapper e trapper del momento, per individuare temi, argomenti, valori dei componimenti. Tra gli artisti analizzati: Sfera Ebbasta, Rkomi, Lazza, Dark Polo Gang, Ghali, Tedua, Izi, Gemitaiz, Achille Lauro, Enzo Dong, Capo Plaza, Tony Effe, Guè Pequeno, Geôlier, Tha Supreme, Blanco, Ernia, Chiello, Shiva. 

Quello che emerge è un quadro dove la violenza e la disparità di genere risultano temi ricorrenti nei brani trap: presenti rispettivamente nel 60% e nel 55% delle canzoni analizzate. In pratica quasi 6 brani su 10 contengono espressioni violente contro le donne, accanto a droga, rabbia e autocelebrazione. Ecco perchè, nella rivolta emotiva delle ultime settimane, i trapper sono finiti al centro di polemiche e contestazioni. 

La rivolta contro i trapper

Tra i primi a scagliarsi contro i contenuti delle canzoni trap c'è stato il Codacons. Secondo il presidente dell'associazione, Carlo Rienzi, i testi poco ortodossi del genere sarebbero da mettere al bando, da censurare. “Ogni giorno le emittenti radiofoniche nazionali trasmettono brani di artisti molto in voga tra i giovani- ha affermato Rienzi- infarciti di frasi con riferimenti espliciti contro le donne, in grado di alimentare odio e violenza e incentivare aggressioni e gesti estremi". 

Per questo, oltre a chiedere alle radio italiane e alla società Youtube di bloccare la diffusione di tali canzoni, il Codacons ha invitato la Siae (Società italiana degli autori ed editori) a rifiutare la registrazione di brani contenenti frasi violente contro le donne, in modo da impedire a rapper e trapper di guadagnare grazie ai diritti d’autore.

Alcuni dei brani messi sotto la lente d'ingrandimento sono eseguiti dagli artisti di maggior successo del genere Trap: “Nei guai” di Emis Killa, “Blasfemia” e “B-Rex status domini” di Fedez, passando per “Xxx, part 2 Hardcore” di Guè Pequeno.

Sfera Ebbasta gettyimages
Sfera Ebbasta

Al fianco del Codacons, contro i testi di rapper e trapper che «rischiano di incitare alla violenza di genere e di contribuire all’aumento dei tragici casi di femminicidio nel nostro Paese» si è schierato anche il Moige (Movimento Italiano Genitori).

Questi testi spesso denigrano le donne, presentandole come oggetti e proprietà degli uomini», ha affermato Elisabetta Scala, vice presidente Moige. I genitori si trovano spesso soli di fronte a una sfida crescente nell’educare i propri figli e «quando tali messaggi misogini - aggiunge Scala - diventano parte integrante dell’humus culturale dei nostri ragazzi. I minori, essendo particolarmente suscettibili all’influenza dei media e della musica, possono assimilare e normalizzare idee e comportamenti dannosi nei confronti delle donne”. 

A movimentare il dibattito sull'argomento ha contribuito la dura presa di piosizione dell’attrice impegnata Cristiana Capotondi che, ospite del programma ‘In altre parole’ su La7, ha accusato la musica trap di contribuire ad alimentare la cultura sbagliata che porta ai femminicidi: «Come viene trattata la donna nella trap? Di cosa ci sorprendiamo se un giovane di 23 anni considera una donna di 22 anni un oggetto tale per cui poi le toglie la vita?». 

La posizione del mondo e dell'industria musicale

La reazione innescata dalle sue parole è esplosa sui social: un botta e risposta fra trapper e istituzioni musicali e non, fra chi concorda con lei e chi, invece, difende la musica trap inquadrando i suoi testi come finzione, come i rapper Ghali e Fred de Palma. 

In risposta proprio a un'intervista di quest'ultimo, è intervenuto il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi: “Affermare che quello che si racconta nella musica trap è solo finzione banalizza il problema”, ha dichiarato Mazzi. "Il senso è: quello che si fa sul palco, e aggiungo io, quello che si canta è solo fiction. Ma il problema è sempre lo stesso: come la mettiamo quando a cantare canzoni violente - sottolinea il sottosegretario - sono artisti, alcuni pregiudicati, la cui vita sembra proprio ispirata a quella violenza? Non condanno un genere, come potrei ho trascorso tutta la mia vita nella musica e tra gli artisti. Ma voglio capire il fenomeno".

Il riferimento è alla recente condanna di Simba La Rue e Baby Gang per rissa, rapina, lesioni e possesso illegale di armi da fuoco, insieme all’arresto del rapper Shiva, dimostrazione di come la narrazione della vita criminale di questi artisti non sempre sia solo quella “fiction” che spesso viene invocata a difesa delle critiche rivolte a questi ragazzi.

"Quando in una canzone si ascolta un verso, chiamiamolo così tecnicamente, che dice 'se la tipa non vuol farlo la scopano i miei, gli va male perchè dopo la scopano in sei' - ha rimarcato ancora  il sottosegretario alla Cultura- chi spiega alle giovani abusate e ai familiari delle vittime dei femminicidi che non siamo di fronte a un testo che istiga alla violenza contro le donne? Chi lo spiega alla Mannoia e all'Associazione 'Una Nessuna Centomila', alle Capotondi, Cortellesi, Foglietta, Pausini che hanno avuto il coraggio di alzare la voce? Glielo dite voi che è tutta una fiction?". 

Amadeus Rai1
Amadeus

Lo stesso direttore artistico del Festival di Sanremo, Amadeus, ha messo le mani avanti al recente Milano Music Week: «La protesta va bene ma la violenza no. Non ho mai censurato nessun testo, ma per la violenza quotidiana che viviamo dobbiamo fare tutti una riflessione, ci vuole un senso di responsabilità ed educazione generale, non bisogna dare la colpa a qualcuno, alla musica, alle istituzioni, alle famiglie, ma dare l’esempio». 

«Servono - ribadisce Amadeus - sensibilità e buon senso che ovviamente vanno portati nella musica, ma non vuole dire che un ragazzo non possa ascoltare un certo tipo di musica perché puntare il dito non serve a risolvere il problema più grande. Conosco rap e trap e non è tutto così, ci sono proteste e disagi che vengono raccontati con la musica perché non c'è possibilità di farlo altrove, ma ciò non giustifica la violenza contro le donne, anche a questi artisti dico: un po' di sensibilità». 

"Conosco rap e trap e non è tutto così, ci sono proteste e disagi che vengono raccontati con la musica perché non c'è possibilità di farlo altrove, ma ciò non giustifica la violenza contro le donne, anche a questi artisti dico: un po' di sensibilità"

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