Domani lutto cittadino

Tivoli, il rogo nell'ospedale: disposta dalla procura una maxi consulenza sulle cause dell'incendio

Posto sotto sequestro tutto il nosocomio, inserito dalla Agenas tra gli otto peggiori d'Italia del 2023. Il pm ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Autopsie nei prossimi giorni

Una maxi consulenza verrà disposta nelle prossime ore, dalla procura della Repubblica di Tivoli, per stabilire le cause, che venerdì sera hanno provocato l'incendio in due padiglioni dell'ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli, dove sono morti tre pazienti

Questa mattina, nel corso del vertice che si è svolto in procura, a cui hanno partecipato i vigili del fuoco, gli investigatori della squadra mobile e del commissariato di Tivoli, il pm, coordinato dal procuratore capo Francesco Menditto, ha affidato gli incarichi per le autopsie sui corpi di Pierina Di Giacomo, di 86 anni, Romeo Sanna, di 86 anni, e Virginia Giuseppina Facca, di 84. 

Intanto sono stati acquisiti i certificati e la documentazione di prevenzione incendi della struttura ospedaliera, per confermare l'ipotesi del malfunzionamento dei sistemi antincendio, sensori di rilevamento dei fumi, porte tagliafuoco e dispositivi di spegnimento. Al termine delle autopsie i corpi, verranno restituiti ai familiari.

Il piano messo a punto dalla Regione Lazio per sopperire alla chiusura della struttura alla quale fanno riferimento 400mila abitanti prevede lo stop a tutte le attività e inagibilità per diverse settimane.

Intanto la procura della cittadina ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per omicidio colposo plurimo e incendio colposo. I punti da chiarire sono diversi: le presunte anomalie nell'impianto antincendio della struttura, il mancato azionamento dell'allarme e dei sistemi di autospegnimento; infine la zona da cui sarebbe nato il rogo. Una delle ipotesi è che sia partito dal cumulo di rifiuti fuori dall'edificio investendo prima i piani seminterrati e arrivando poi il pronto soccorso.  

"Nessuno è morto tra le fiamme", ha spiegato il magistrato, Francesco Menditto. L'autopsia fornirà ulteriori indicazioni. "Delle tre vittime una era ricoverata in medicina di urgenza e due in medicina generale", ha aggiunto il procuratore, spiegando che "alcune aree di interesse per le indagini sono state sequestrate".

Saranno acquisite anche le telecamere per far luce su quanto accaduto. Il rogo, secondo una prima ricostruzione, da fuori si è poi propagato all'interno, interessando il pronto soccorso e invadendo quindi con il fumo le aree dell'ospedale. "Abbiamo acquisito numerose immagini dall’impianto di videosorveglianza - ha spiegato il procuratore - da cui abbiamo un quadro chiaro su quanto accaduto e che ci permettono di escludere al momento il dolo". “La città è ferita. Faremo tutto quanto è necessario per fare chiarezza. L'intervento dei soccorritori è stato tempestivo”.

"Abbiamo delle ipotesi, abbiamo dato alcune prime notizie per evitare allarmismi ma dateci tempo per lavorare", ha detto ai microfoni di Rainews 24 Menditto, aggiungendo che "l'incendio è scoppiato alle 23, è stato subito chiamato il 112 ed è intervenuta immediatamente una pattuglia della Polizia, poi si sono aggiunti i Carabinieri e il primo mezzo dei Vigili del fuoco dopo 12 minuti. Tutti, insieme a infermieri, medici e personale, hanno prestato soccorso: è stata una situazione caotica gestita brillantemente".

Un dato è certo: la struttura non era nelle condizioni ottimali. Al nosocomio era già stata assegnata la maglia nera tra le strutture ospedaliere: per l'ultimo report dell'Agenas (l'agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), il San Giovanni Evangelista è risultato "inferiore alla soglia (tolleranza del 10%) fissata dal regolamento riguardante la definizione degli standard ospedalieri" ed è stato inserito tra gli 8 ospedali peggiori d'Italia.

I due reparti più danneggiati, sono quelli di medicina d'urgenza e il pronto soccorso, anche se il fumo è arrivato un po' ovunque, ha spiegato il direttore della Asl Roma 5, Giorgio Santonocito. Tutti trasferiti negli ospedali della Regione i 180 pazienti, 17 dei quali dimessi. E ora la direzione generale del Lazio è al lavoro per rinforzare gli ospedali di Colleferro, Palestrina, Monterotondo e Subiaco che dovranno farsi carico dei pazienti di Tivoli.

"So per certo che era stato presentato un progetto, qualche anno fa, per la riqualificazione di una delle parti storiche dell'ospedale", ha detto il sindaco di Tivoli, Giuseppe Proietti, che per domani, martedì 12 dicembre, ha indetto il lutto cittadino a Tivoli e Guidonia.  "Due delle vittime sono di Guidonia e uno è di Roma - spiega il primo cittadino -. Da questa mattina è operativo un punto di Pronto intervento presso la palestra comunale di Maramotti. Nei prossimi giorni chiederò un incontro con il procuratore Menditto per cercare di trovare una intesa al fine di fare tornare in funzione le aree dell'ospedale non interessate dalle fiamme".

La riorganizzazione

Cordoglio, indagini e riorganizzazione perché, oltre ai 163 pazienti evacuati nella immediatezza - tra questi sette bambini, diversi neonati, una donna incinta - la Regione Lazio ha comunicato che i soccorsi di Ares 118 saranno trasportati negli Ospedali di Palestrina e Colleferro in presenza di condizioni a minore impegno assistenziale, nelle altre condizioni saranno centralizzati sul Policlinico Umberto I, sull’Ospedale San Giovanni Addolorata e sull’Ospedale Pertini.

Una struttura, nell’area di Tivoli, sarà predisposta come sede temporanea del Punto di Primo Intervento per eventuali accessi autonomi, dotata di attrezzatura per l’assistenza rianimatoria e la diagnostica di I livello con la presenza permanente di mezzi per il trasporto sanitario assistito da personale medico; la chiusura del Punto Nascita di Tivoli determina l’attivazione della rete perinatale, per cui le gravidanze a rischio saranno centralizzate verso i PN di II livello di riferimento Policlinico Umberto I e Ospedale Gemelli-Isola Tiberina con l’Ospedale San Giovanni Addolorata, che in caso di situazioni di sovraffollamento svolgerà il ruolo di Centro di supporto. 

L’attività del Punto Nascita per le gravidanze non a rischio sarà distribuita presso i PN degli Ospedali dei Castelli, Pertini, Vannini e S. Spirito. Il Coordinamento di Rete di patologia predisporrà un protocollo condiviso tra le strutture coinvolte al fine di garantire la continuità assistenziale, la prossimità e la scelta della donna.

La chiusura del Centro di Cardiologia-Emodinamica-UTIC,  determina la centralizzazione verso il Policlinico Umberto I dell’intera area, comprendente anche gli Ospedali Coniugi Bernardini di Palestrina e Angelucci di Subiaco. In caso di situazioni di sovraffollamento presso il Policlinico Umberto I gli Ospedali San Giovanni Addolorata, Vannini e Pertini assumeranno il ruolo Centro di supporto.

Le testimonianze 

Tante le testimonianze di volontari, parenti e dipendenti. Come quella della direttrice dell'unità di rianimazione, Maria Grazia Angelucci: "Intorno alle 23 abbiamo iniziato a sentire odore di fumo, ma temevo si trattasse di un guasto ai nostri macchinari, magari un piccolo corto circuito. Mi sono affacciata in corridoio e ho visto un fumo nerissimo che si stava diffondendo".

"Il nostro primo pensiero - ha raccontato al Corriere della Sera - è stato per i pazienti. Ma come potevamo salvarli? Erano sei malati, di cui quattro intubati. Ci siamo barricati all'interno del reparto rianimazione, poi abbiamo messo le lenzuola bagnate a terra sotto le porte in mondo da non far penetrare il fumo. Un incubo, peggiorato quando è andata via la luce". 

"I telefoni non funzionavano, è stato orribile, ci sentivamo in trappola, senza alcuna via di uscita. Ci siamo mossi con le luci di emergenza, per fortuna il gruppo elettrogeno ha retto e non c'è stato problema per i pazienti in ventilazione assistita. Cercavamo di rassicurare i malati svegli, ma anche noi eravamo terrorizzati. Abbiamo solo aspettato e pregato".

Ho capito della morte di mia madre dalla televisione. Ho sentito alla tv, 'morta un'anziana di 84 anni'. E ho capito subito, ‘è mamma’. Posso anche capire che in mezzo al trambusto sia saltato tutto, e non siano riusciti ad avvisarci”, è stato il commento della figlia di una delle vittime dell'incendio.

"Devo dirlo: il sistema ha funzionato. Evacuare tutti quei pazienti, in così poco tempo, al buio e senza elettricità non era facile". A raccontarlo, all'Adnkronos, è Andrea Biddau, presidente dell'Associazione Volontari del Radio Soccorso di Tivoli, ente di Protezione civile attivo da anni nel territorio. Biddau è stato uno dei primi a intervenire sul posto dopo lo scoppio del rogo. "Sono stato chiamato da una mia conoscente, che abita lì vicino e che aveva avvertito l'odore di bruciato. Arrivato all'ospedale, ho visto che già c'erano i Vigili del fuoco. Capita la gravità, ho chiamato e riunito anche gli altri volontari dell'associazione".

Un lavoro durato tutta la notte. Estenuante. Di supporto a quello 'professionale' dei pompieri. "Ma comunque essenziale. Perché abbiamo aiutato a portare via 'a braccia' i degenti che erano ancora dentro". Uno a uno, tutte le quasi duecento persone che erano ricoverate nella struttura sono state messe al sicuro, nella vicina palestra aperta e riscaldata per l'emergenza. 

 

Ci sono poi le parole della volontaria Veronica Fortuna che, in un post su fb, ha definito la scorsa come una delle notti più tristi della sua vita. "Un ospedale dovrebbe offrire cure, serenità, assistenza, conforto. Credetemi non è bello vedere gli occhi di un malato che trasmettono la pura paura di morire. Paura che gli sale ancora di più quando ti vedono entrare nelle stanze buie con il casco in testa, il respiratore sulla bocca e la divisa antincendio addosso. Sentire persone che gridano, persone che pregano pensando che quella sia la loro ultima preghiera. Abbiamo fatto tutti il possibile. Ci perdonino le anime di chi non siamo riusciti a raggiungere in tempo. Che la terra vi sia lieve".

 

Le reazioni dei sindacati

"Questa tragica vicenda indica, ancor di più, che bisogna investire in sicurezza, prevedendo  più uomini, più mezzi e risorse per strutture sensibili come quelle sanitarie. Uomini mezzi e risorse purtroppo  sono  stati, evidentemente, drammaticamente insufficienti". Con queste parole la Segreteria Regionale del Lazio Sindacato Medici Italiani (SMI) ha espresso la piena solidarietà ai colleghi medici e sanitari dell'ospedale di Tivoli che  "sono stati costretti a fronteggiare questa grave emergenza dell’incendio della struttura: ancora gravi difficoltà per medici e pazienti della nostra regione".

Oltre ai medici, anche gli infermieri: "La notizia del drammatico rogo dell’ospedale di Tivoli rappresenta uno di quei fatti di cronaca che non vorremmo mai dover commentare. Nelle nostre battaglie, nelle nostre lotte di piazza, abbiamo sempre messo al primo posto la sicurezza dei pazienti e quella dei professionisti della sanità all’interno dei luoghi di cura. Occorre fare chiarezza, e siamo certi che la magistratura farà luce su quanto tragicamente accaduto". Così Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato infermieri Nursing Up. "Come sindacato nazionale degli infermieri siamo vicini alle famiglie delle vittime - continua - esprimiamo loro il nostro più sentito cordoglio, così come sentiamo di dover rivolgere un plauso a quegli infermieri e a quei medici che, accanto ai soccorritori, hanno rischiato la vita per portare in salvo i pazienti evacuati e in queste ore, come spesso è accaduto in tragiche circostanze come queste, non fanno mancare le proprie competenze e la propria umanità per prendersi cura dei più fragili, che sono stati messi al sicuro in altre strutture della Capitale".

“Conseguenza dei tagli alla Sanità”

"Con il drammatico incendio di Tivoli la casistica dei decessi ospedalieri si arricchisce di un evento la cui probabilità in un luogo di diagnosi e cura dovrebbe essere pari a zero". Così in un intervento sulla Stampa, il presidente del Gimbe Nino Cartabellotta . "In tutti i sistemi complessi - aggiunge - possono verificarsi situazioni che portano a eventi anche catastrofici. La presenza dei buchi di per sé non è sufficiente a determinare un evento avverso, che accade solo quando i buchi si trovano perfettamente allineati".   

"In quest'ottica di sistema - prosegue - la tragedia di Tivoli rappresenta solo la punta dell'iceberg di innumerevoli rischi latenti che oggi potrebbero causare ovunque eventi catastrofici". La prima causa è "l'imponente definanziamento: se nel 2010 la spesa sanitaria pubblica pro-capite era pari alla vmedia dei Paesi europei, nel 2022 abbiamo raggiunto un gap di oltre 830 euro a testa, ovvero circa 48 miliardi".   Il definanziamento, spiega ancora, "è stato ammortizzato soprattutto dal capitale umano. Infatti, la persistenza del tetto di spesa sul personale sanitario fissato nel 2004 ha prima ridotto la quantità di medici e soprattutto di infermieri, poi li ha progressivamente demotivati".

"Il Ssn - conclude Cartabellotta - è stato istituito nel 1978 per tutelare un diritto costituzionale.- Il suo progressivo indebolimento, oltre a ledere tale diritto, può generare tragedie come quella di Tivoli"

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, attraverso una nota, ha voluto esprimere il suo cordoglio e la sua vicinanza ai parenti e alle persone vicine alle vittime.