Grave errore giudiziario

Beniamino Zuncheddu, 33 anni in carcere da innocente: "Mi sentivo un uccellino in gabbia"

La Garante dei carcerati: "Verità venuta fuori troppo tardi: Beniamino è entrato in carcere che aveva 27 anni, oggi ne ha 59. Penso che una giustizia giusta non debba aspettare 33 anni. Gli è stata rubata la vita, è stata sottratta la sua gioventù"

Beniamino Zuncheddu, 33 anni in carcere da innocente: "Mi sentivo un uccellino in gabbia"
rainews
Beniamino Zuncheddu, l’allevatore sardo accusato di omicidio che ha scontato ingiustamente 33 anni di prigione

"Mi sentivo come un uccellino in gabbia  senza la possibilità di poter fare niente", dice Beniamino  Zuncheddu nel corso della conferenza stampa, organizzata dal Partito  Radicale, all'indomani della sentenza che lo ha assolto dopo 33 anni di carcere

"Non avevo nemmeno voglia di urlare perché non sapevo cosa stesse succedendo", aggiunge. "Neppure oggi ho capito perché lo abbiano fatto, sono errori che fanno i giudici". C'è stupore nell'ascoltare l’allevatore sardo, accusato ingiustamente di omicidio e condannato erroneamente all'ergastolo, dire di non aver mai provato sentimenti di odio e rabbia nei confronti degli accusatori. "Sono vittime, come lo sono stato io per colpa  dell'ingiustizia", spiega. 

"In carcere mi dicevano sempre: 'se ti ravvedi ti diamo la libertà'. Però non ho accettato, perché non c'entro niente, perché mi dovrei  ravvedere se non ho fatto nulla?

Si chiude così l’odissea giudiziaria di Beniamino Zuncheddu: con la sentenza della Corte d’appello di Roma del 26 gennaio che mette fine ufficialmente a una condanna che si è rivelata un errore giudiziario di enormi proporzioni.  

La storia era iniziata l’8 gennaio 1991 con una strage avvenuta sulle montagne di Sinnai. Da quel momento bugie, depistaggi, false testimonianze e ritrattazioni hanno contaminato le prove e condotto Beniamino dietro le sbarre per 11.958 giorni. Un labirinto che ha tenuto Zuncheddu imprigionato nel dolore suo e della sua famiglia, degli amici e di tutto un paese ora in festa, oltre che dentro una cella.

Credendo nella sua innocenza, tutte le persone a lui vicine, il suo avvocato e l'intera comunità di Burcei si sono battuti dentro e fuori le aule dei tribunali. 

A ricostruire l'intera vicenda giudiziaria, fatta di ombre e falsità, è stata Francesca Nanni, allora procuratrice generale della Corte d’appello di Cagliari (oggi di Milano) che, insieme all’avvocato Mauro Trogu, incaricato dalla sorella di Beniamino, Augusta, ha smontato l'intero impianto menzognero, anche studiando le dinamiche proprie della zona dove si sono svolti i fatti: “Ci sono sempre delle logiche che riguardano un determinato territorio”, ha spiegato la Nanni, per tanto tempo impegnata anche nell'antimafia. 

Essenziali per l’assoluzione di Zuncheddu sono state le intercettazioni che l’analista fonico forense, Walter Marcialis, ha trascritto e tradotto dal sardo, con la conferma dei Ris di Roma, e il lavoro del criminologo Simone Montaldo e del tenente colonnello Mario Matteucci che hanno ricostruito la dinamica della strage avvenuta nell’ovile di Cuile is Coccus, sulle montagne di Sinnai, in provincia di Cagliari, dove furono uccisi tre pastori: Gesuino Fadda, suo figlio Giuseppe e Ignazio Pusceddu. Montaldo e Matteucci hanno dimostrato l’impossibilità di Luigi Pinna, unico sopravvissuto e accusatore di Beniamino, di poter vedere in volto l’omicida.

All'uscita dal carcere Zuccheddu è apparso quasi incredulo: “Essere libero è una cosa inspiegabile", ha detto a margine della conferenza stampa, “sono innocente e volevo dimostrarlo. Era una cosa impossibile, non c’ero, non sono stato io”, le sue parole.  

Oggi Irene Testa, garante dei detenuti della Sardegna che ha dato forza mediatica alla vicenda di Beniamino, chiede che l'uomo venga risarcito, per quanto possibile, di ciò che gli è stato tolto. Ma per quanto si possa fare, è impossibile riportare Beniamino ai suoi 27 anni. Oggi ne ha 59 nove e ha bisogno di curarsi “Sto troppo male”, ha detto in conferenza stampa.