Pena di morte

Kenneth Smith è morto, ucciso con l'azoto in Alabama

Per la prima volta si mette a morte un uomo con l'asfissia, metodo considerato "tortura" anche dai veterinari. Smith era stato condannato per un omicidio avvenuto nel 1988. La sua agonia è durata 22 minuti

Kenneth Smith è morto, ucciso con l'azoto in Alabama
Ap
Kenneth Smith

Esaurite tutte le vie legali, respinto anche l'ultimo ricorso alla Corte Suprema, rigettata la richiesta di grazia in extremis alla governatrice dell'Alabama, alle 19 ora locale - le 2 di notte italiane - nel carcere di Atmore sono iniziate le procedure finali. I testimoni sono stati condotti nella sala accanto a quella dell'esecuzione. 
Poi il condannato Kenneth Eugene Smith è stato legato - e sul suo volto è stata fissata una maschera che gli ha coperto naso e bocca. Poco dopo da quella maschera è iniziato a fluire azoto puro a pressione, in modo che i polmoni di Smith non potessero assorbire ossigeno. 

Alle 20:25, un'ora e venticinque minuti dopo l'inizio dell'iter, Smith è stato dichiarato morto. Tecnicamente, è stato ucciso per asfissia: ed è la prima volta al mondo.

La procedura di messa a morte in sé è durata circa 22 minuti, dicono i giornalisti ammessi ad assistere. Smith è rimasto apparentemente cosciente per diversi minuti. Per almeno due minuti è sembrato tremare e contorcersi sulla barella, tirando contro le cinture che lo tenevano fermo. Poi ci sono stati diversi minuti di respiro pesante, fino a che il respiro non è stato più percettibile. Un funzionario ha poi descritto i movimenti del condannato come “involontari e previsti”.

Prima che l'esecuzione iniziasse, Smith ha detto: “Stasera l’Alabama fa fare un passo indietro all’umanità. Me ne vado con amore, pace e luce". Poi ha fatto con le mani il segno del “ti amo” verso i familiari presenti: "Grazie per avermi supportato. Vi voglio bene, tutti”.

Dopo l'esecuzione, la governatrice dello Stato, Kay Ivey, ha diffuso una nota per dire che “Dopo più di 30 anni e di tentativi per ingannare il sistema, il signor Smith ha pagato per i suoi crimini orrendi”.

 

La storia giudiziaria

Kenneth Smith, 58 anni, è stato condannato nel 1989 per avere ucciso l'anno prima a colpi di coltello una donna, Elizabeth Sennett. Un omicidio su commissione del marito della vittima, un predicatore, che voleva intascare i soldi dell'assicurazione e promise 1000 dollari a Smith e a un altro sicario - già messo a morte nel 2010. Smith in tribunale sostenne di essere stato presente al delitto, ma di non avervi partecipato direttamente. La giuria popolare, nell'emettere verdetto di colpevolezza, raccomandò l'ergastolo: il giudice decise invece per la pena di morte.

Due anni fa le autorità carcerarie tentarono l'esecuzione con la tecnica dell'iniezione letale, ma non si riuscì a trovare una vena del condannato entro il termine stabilito dal mandato di morte dello Stato. Da allora Smith ha denunciato una grave sindrome post traumatica da stress e i suoi legali, ricorso su ricorso, hanno cercato di evitare o rinviare una nuova esecuzione - da ultimo invocando l'Ottavo Emendamento della Costituzione americana, che vieta punizioni “crudeli e inusuali”. Molte petizioni anche internazionali - incluse quelle di Amnesty International e dell'italiana Comunità di Sant'Egidio - hanno tentato di intercedere. Senza alcun esito. 

L'Alabama nel frattempo aveva deciso di sperimentare su di lui una tecnica mai usata finora su un essere umano, quella appunto del soffocamento tramite inalazione forzata di azoto. 

L'Alabama ha uno dei più alti tassi di esecuzioni capitali pro capite negli Stati Uniti e ha 165 persone attualmente nel braccio della morte. Dal 2018, lo Stato è stato responsabile di tre tentativi falliti di iniezione letale in cui i detenuti condannati sono sopravvissuti.

 

L'ipossia da azoto

Al volto del condannato viene assicurata una maschera che emette gas a pressione - come quelle che si usano per somministrare ossigeno, salvo che in questo caso è proprio l'ossigeno che manca: la macchina pompa azoto gassoso per almeno 15 minuti o 5 minuti dopo che l'elettroencefalogramma risulti piatto. In sostanza, si muore soffocati non per l'azoto, che è un gas inerte, ma per mancanza di ossigeno. 

Non esistono dati reali sull'uso di questa tecnica sugli esseri umani perché non è - non era - mai stata sperimentata prima. Secondo gli esperti, specie in mancanza di sedazione preventiva, si possono verificare molti effetti collaterali - come convulsioni e soffocamento da vomito - e vi è un alto fattore di inefficienza, con il rischio di non causare la morte ma ridurre il condannato a uno stato vegetativo.

 

Le critiche

Oltre alle note critiche sulla crudeltà e sulla inutilità della pena di morte, già avanzate da Cesare Beccaria nel 1764 e tuttavia mai arrivate in Alabama, è proprio sul metodo dell'ipossia da azoto che si sono appuntate molte pesanti obiezioni - da parte di esperti così come di organizzazioni per la difesa dei diritti umani. 

Si è obiettato innanzitutto sull'uso sperimentale di questa tecnica su un essere umano. Smith e i suoi legali non hanno avuto informazioni precise sulla procedura e soprattutto sulle possibili conseguenze. Neanche la Corte suprema è stata informata in dettaglio dall'Alabama, ha fatto notare Sonia Sotomayor, una dei soli tre giudici “liberal” della Corte che ha votato contro la decisione della maggioranza.
Si è obiettato anche sulla speciale crudeltà di questa tecnica, che gli stessi veterinari considerano per questo non adatta all'uccisione di animali di grande taglia, tant'è che in molti Stati del mondo è espressamente vietata.

Una nota dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha notato che “questo metodo non testato potrebbe essere estremamente doloroso, comportare un'esecuzione fallita e potrebbe equivalere a tortura o altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti, violando così i trattati internazionali sui diritti umani che gli Stati Uniti hanno ratificato”. 

Secondo Elisabetta Zamparutti, dell'associazione italiana Nessuno Tocchi Caino, si tratta di “un metodo di soffocamento che sottolinea ancora una volta l'esistenza di un paradigma patibolare, di una giustizia vendicativa di cui dovremmo liberarci. È una giustizia che non lascia spazio alla speranza e alla grazia per un uomo condannato quasi 30 anni fa. Perfino Paesi come l'Iran prevedono la salvezza della vita, se qualcosa si intoppa durante l'esecuzione. In America, invece, si arriva a modificare il metodo pur di uccidere”.

Mario Marazziti, della Comunità di Sant’Egidio, sottolinea che “si accetta come normale uccidere un essere umano in un modo che viene considerato barbaro anche per gli animali, usando un essere umano come cavia oppure no. È la differenza tra la cultura della vita e la cultura della morte”.

 

 

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