Tecnologia e criminalità

I droni saranno le nuove armi delle mafie

La prima a interessarsi ai droni in Italia fu Cosa Nostra. Intervista al criminologo Vincenzo Musacchio

I droni saranno le nuove armi delle mafie
Ansa
Droni in volo

La prima associazione mafiosa ad interessarsi ai droni in Italia fu Cosa Nostra. La rivelazione proviene dai verbali  di interrogatorio del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza in un processo collegato allattentato in cui perse la vita Paolo Borsellino. I fratelli Graviano (i boss ritenuti i mandanti degli attentati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino) mi hanno incaricato di acquistarne uno da usare come bomba volante in grado di trasportare un piccolo quantitativo di esplosivo”.

Professore ci spiega perché un drone può essere conveniente per la criminalità?

Il drone è un velivolo radiocomandato che permette di essere utilizzato in svariate applicazioni. E’ possibile infatti utilizzare questo velivolo per scopi puramente ludici o per applicazioni professionali ma purtroppo anche per commettere reati. I droni di ultima generazione risultano molto convenienti per la criminalità organizzata e per le organizzazioni terroristiche. Con poco denaro e senza rischiare risorse umane è possibile realizzare molti degli scopi criminali di queste organizzazioni criminali.

In che modo possono essere utilizzati per scopi criminali?

Sono utilissimi, ad esempio, per il trasferimento di sostanze stupefacenti da un territorio ad un altro, per commettere attacchi terroristici senza sacrifici umani, per la raccolta di informazioni e la sorveglianza di alcuni territori, per la tratta di organi ed esseri umani e per il traffico di armi. Sono oggi la punta di diamante dei principali gruppi criminali organizzati messicani e colombiani e vengono utilizzati per il traffico di droga oltre il confine tra Stati Uniti e Messico. Effettuano attacchi e raccolgono informazioni per la criminalità organizzata da preziose fonti di intelligence. I droni costituiscono già oggi veri e propri eserciti per le organizzazioni di narcotrafficanti in America Latina.

Sono possibili anche ulteriori usi oltre quelli da lei elencati?

Sicuramente sì. I droni possono diventare un mezzo per future estorsioni attraverso la minaccia di dispositivi esplosivi contro persone ricattabili. Possono diventare killer infallibili se armati con dotazioni militari di ultima generazione. Condizione che li rende disponibili a organizzazioni criminali transnazionali come ad esempio la ndrangheta in Italia e Cosa Nostra negli Stati Uniti. La Dea ha già registrato l'uso di droni da parte di organizzazioni criminali transnazionali al confine tra il Messico e gli Stati Uniti. I narcos li utilizzano per operazioni di traffico di droga, ottenendo informazioni video in tempo reale sulla posizione delle pattuglie di frontiera e delle autorità di pubblica sicurezza. Un drone di ultima generazione può trasportare da uno a cinque chilogrammi di cocaina oltre confine o introdurre oggetti proibiti nelle carceri. Il valore della droga trasportata è talmente elevato che il costo del drone diventa irrisorio e questo li rende usa e getta riducendo al contempo al minimo il rischio di arresto per i criminali.

Quali sono le organizzazioni criminali che usano già questa nuova tecnologia?

Sicuramente tra i primi c’è il cartello dei narcos di Sinaloa, Los Zetas e il cartello dei Jalisco New Generation. Ci sono anche le organizzazioni terroristiche tra le quali ad esempio lIsis. La prima associazione mafiosa ad interessarsi ai droni in Italia fu Cosa Nostra.

In Italia sono stati già utilizzati dalle nostre mafie?

Durante il periodo della pandemia da covid i droni sono stati utilizzati per effettuare ordini presso gli spacciatori "stile Amazon" e per consegne a domicilio senza essere scoperti dalle autorità polizia. Ciò che temo in modo particolare è il potenziale economico della criminalità idoneo per poter utilizzare simili strumenti con armi più potenti di quelle in uso alle forze armate. Potremmo presto assistere ad attentati ed esecuzioni con luso di questi nuovi strumenti di guerra anche nel nostro Paese. Il 4 febbraio 2002, in Afghanistan, un drone americano lanciava un missile Hell-Fire” contro tre uomini uccidendoli. Quello fu il primo attacco effettuato da un velivolo a pilotaggio remoto con armi a bordo. È iniziata così iniziata l'era delle esecuzioni mirate da parte di droni killer. Lultimo utilizzo di droni killer invece è di pochi giorni fa da parte del cartello La Familia Michoacana” che ha portato a termine un attacco mortale contro una banda rivale in Messico, provocando un massacro con almeno dieci morti.

A quali pericoli dunque potremmo andare incontro?

Luso di droni senza dubbio aiuta i criminali a raggiungere alcuni dei loro obiettivi illegali. Lo Stato, tuttavia, avrebbe la forza ed il potenziale per contrastare questi nuovi strumenti di morte, ma la sua azione è regolamentata da norme rigide e tassative. Una situazione che ovviamente non si verifica con i criminali che non rispettano alcuna legge. Le mafie sappiamo bene essere in continua evoluzione, come il resto della società, grazie all'utilizzo delle nuove tecnologie. Queste permettono loro di essere in contatto permanente senza la necessità di incontrarsi di persona. Possono inoltre cambiare obiettivo sempre più rapidamente nelle loro comunicazioni per non essere intercettati. È un dato di fatto che dispongono di mezzi migliori dei nostri, per ragioni economiche, e hanno le tecnologie più recenti. Non dobbiamo dimenticare tuttavia che, nonostante le nuove tecnologie, gli Stati avrebbero il potenziale per poter reagire e vincere questo tipo di battaglia.

Come possiamo difenderci?

In primis occorre rendere attuali le leggi che regolamentano laeronautica civile e luso dei droni da parte di civili e militari, una lacuna di cui i gruppi criminali approfittano per utilizzarli come parte degli strumenti per il trasferimento di droga e la raccolta di informazioni, quindi la Comunità internazionale e i singoli Stati dovrebbero legiferare per controllare lo spazio aereo nazionale  ed internazionale. Sarebbe necessario controllare le rotte marine e aree in cui operano i cartelli della droga. Potenziare le infrastrutture e le risorse umane per contrastare queste nuove attività tecnologiche. Ritengo che, nel breve-medio periodo, contrastare tale tipologia di minaccia diventerà unesigenza prioritaria a livello transnazionale. Al fine di fornire una risposta efficace a garantire la sicurezza di tutti i cittadini, sarà necessario favorire la creazione di sinergie tra gli apparati di sicurezza pubblica e privata e il mondo delle aziende, attraverso la regia delle istituzioni nazionali ed internazionali.

Vincenzo Musacchio, criminologo forense, giurista, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). È ricercatore indipendente e membro dellAlta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni Ottanta. È tra i più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali. Esperto di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto europeo di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative in ambito europeo