L'italiana detenuta in Ungheria

Il diario dal carcere di Ilaria Salis: "Mi sento tumulata viva, segregata in un mondo alieno"

Dalla sua prigione racconta le prime settimane dopo l'arresto: "Io una tigre in gabbia", "un mostro sbattuto in prima pagina", "senza neanche un libro e due parole rivolte a un piccione"

Ilaria Salis, l'italiana arrestata a Budapest l'11 febbraio 2023, racconta le sue prime settimane di detenzione in un diario di cui Repubblica e il Tg3 hanno diffuso qualche stralcio.

"Gyorskocsi Utca. Cella 615. Primi di marzo 2023. Dalla bocca di lupo scorgo alcune guglie e immagino che si tratti di una cattedrale. In seguito scoprirò che in realtà è il Parlamento. Del resto ho trascorso qui a Budapest appena qualche manciata di ore prima di ritrovarmi in manette e della città non so praticamente nulla", racconta i primi tempi.   

"L'ora d'aria è l'unico momento durante la giornata in cui vedo altre detenute. Con alcune riesco a comunicare in qualche idioma più o meno noto. Le altre mi scrutano a distanza come se fossi una creatura strana. Forse per gli stivali bizzarri che indosso, forse perché i media locali mi hanno trasformato in un mostro sbattuto in prima pagina e mi precede una sinistra fama di 'flagello dei nazisti', o forse semplicemente perché sono straniera", continua Salis che aspetta "con impazienza i tanto desiderati contatti con le persone care in Italia".

"Ti scrivo cara mamma" Tg3
"Ti scrivo cara mamma"

Il 9 marzo 2023 è il "ventiseiesimo giorno di prigionia". "Evviva! E.T. TELEFONO CASA", esclama Ilaria nel diario che finalmente riesce a sentire i suoi: "Parlare nella mia lingua, ascoltare voci affettuose e percepire la vicinanza delle persone scatena in me emozioni devastanti".   

Il 10 marzo 2023 scrive: "Dicono che il mio arresto sarà rinnovato". Poi riceve la notizia che i suoi contatti "sono vietati, bloccati per ordine della Procura Generale di Budapest capitale. TUTTI. In pratica non posso parlare neanche con mia madre". "Mi sento tumulata viva, segregata in un mondo alieno, in un baratro oscuro 'dove 'l sol tace' ", conclude, citando Dante.