Il governo di Haiti ha dichiarato lo stato d'emergenza, dopo gli assalti delle gang ai due più grandi penitenziari del Paese. Almeno 4 mila detenuti sono riusciti a fuggire. Tra le prime misure è stato imposto il coprifuoco, di 72 ore, dalle 18 alle 5 del mattino, nella capitale Port-Au-Prince e in tutto il territorio dell'ovest. La speranza, della premier “facente funzioni” Patrick Michel Boivertdi, è di “ripristinare l'ordine pubblico” mentre il primo ministro Ariel Henry, al momento in Kenya, è impegnato a stringere un accordo per accelerare il dispiegamento delle forze di sicurezza multinazionale nel Paese caraibico guidata dagli africani.
Il nodo dell'evasione dai penitenziari è legato, appunto, alla decisione del governo haitiano di contrastare la criminalità. Secondo Bbc, la malavita controllerebbe l'80% del territorio di Port-au-Prince. Pertanto il braccio di ferro si sarebbe trasformato in un'ondata di violenza iniziata quando il primo ministro si è recato a Nairobi per discutere l'invio ad Haiti di una forza di sicurezza multinazionale guidata dal Kenya. Accordo che, stando alle dichiarazioni del presidente keniano William Ruto, sarebbe stato firmato.
Dal fronte opposto a lanciare un'azione coordinata per cacciare il premier che guida il Paese dall'assassinio nel 2021 del presidente Jovenel Moïse, mai rimpiazzato, sarebbe il capo delle gang, Jimmy Chérizier, soprannominato “Barbecue”. Quest'ultimo avrebbe organizzato l'evasione dei detenuti, tra cui membri di gang arrestati proprio in relazione all'assassinio di Moïse. Tra i pochi a non evadere ci sono, invece, i 18 ex soldati colombiani arrestati nel 2021 con l'accusa di essere mercenari.