La ricorrenza: 19 marzo 1994

Trent'anni fa la camorra uccideva don Peppe Diana, oggi migliaia in marcia per ricordarlo

Partecipa don Luigi Ciotti, che si augura si arrivi presto alla sua beatificazione. Tradizionale passaggio sotto l'abitazione del sacerdote: i famigliari si sono affacciati e hanno esposto uno striscione. Messaggi di Mattarella, il Papa e Zuppi

È partita da piazza Villa, a Casal di Principe (Caserta), la colorata e chiassosa marcia degli studenti per il trentennale dell'uccisione di don Peppe Diana. Il corteo, composto da migliaia di persone, giunte nel centro campano anche da fuori Regione (solo i pullman degli studenti sono 70), sfila per le strette strade cittadine. Passaggio ormai tradizionale – fatto anche dagli scout nella marcia di domenica 17 marzo –, quello sotto l’abitazione del sacerdote ucciso dalla camorra, dove fino a qualche anno fa si affacciava mamma Iolanda (morta nel gennaio 2020).

Stavolta, ad affacciarsi – esponendo uno striscione – sono stati i famigliari del prete ucciso il 19 marzo 1994. Rivolgendosi a loro, gli studenti hanno gridato “don Peppe, don Peppe!”.

L’arrivo del corteo è previsto nel piazzale del Cimitero, luogo scelto per la manifestazione finale; qui verrà data lettura dei nomi delle vittime innocenti della criminalità organizzata. Don Luigi Ciotti concluderà la giornata.

Don Ciotti alla manifestazione Ansa
Don Ciotti alla manifestazione

E proprio il fondatore di Libera ha espresso il suo desiderio “che si arrivi alla beatificazione di don Peppe Diana, perché il martirio è davanti agli occhi di tutti, la sua capacità di dire parole coraggiose e di denuncia ma anche di fare proposte e azioni partendo dalla parola di Dio; nella nostra mente e nei nostri cuori, don Peppino è già santo”. Ribadisce, don Luigi, parole più volte pronunciate, nella speranza che vengano questa volta recepite davvero. Il presidente di Libera stamani ha deposto una corona di fiori sulla tomba del sacerdote. Con lui, il sindaco Renato Natale, i fratelli di don Peppe, Marisa ed Emilio, e altri parenti di vittime innocenti della camorra, come Rossana Pagano, che ancora attende il riconoscimento da parte dello Stato per la morte del padre, ucciso per errore.

Un momento del corteo Ansa
Un momento del corteo

I messaggi di Papa Francesco, Sergio Mattarella e del cardinale Zuppi: “Servo buono e fedele”, “Patrimonio del Paese”, “Uomo di Dio, testimone semplice e coraggioso”

“Il ricordo del tragico evento consumatosi trent'anni orsono, quando don Giuseppe Diana, parroco di San Nicola di Bari a Casal di Principe, nella mattina del 19 marzo 1994, fu barbaramente ucciso, suscita nell'animo di quanti lo hanno conosciuto e amato commozione, oltre che gratitudine a Dio Padre, per aver donato alla Chiesa questo ‘servo buono e fedele’, che ha operato profeticamente calandosi nel deserto esistenziale di un popolo a lui tanto caro, servito e difeso fino al sacrificio della propria esistenza”: con queste parole, Papa Francesco si unisce all'elenco di personalità, della Chiesa e della società civile, che ricordano il sacrificio di don Diana, in una lettera inviata al vescovo di Aversa, Angelo Spinillo.

Un'altra immagine del corteo Ansa
Un'altra immagine del corteo

“Sono trascorsi trent'anni dal giorno in cui i camorristi assassini uccisero vigliaccamente don Giuseppe Diana nella sacrestia della chiesa dove si preparava a celebrare la Messa. Volevano far tacere una voce scomoda che, senza timore, si ribellava al giogo delle mafie” scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per ricordare il martire di camorra nel trentennale dell’omicidio. “Un testimone di speranza – prosegue il capo dello Stato – educatore alla libertà, punto di riferimento per i giovani e le persone oneste di Casal di Principe. La crudeltà con cui hanno strappato alla vita un uomo giusto non è riuscita a sottomettere la comunità. Gli assassini sono stati individuati e condannati. La testimonianza di don Diana è divenuta un simbolo potente di liberazione, una spinta al riscatto sociale. Don Giuseppe ai ragazzi insegnava che la via della libertà passa dal non piegare la testa al ricatto mafioso e che è possibile costruire un mondo migliore. Pagò con la vita il coraggio e la coerenza personale e la sua vita è diventata lezione, patrimonio per il Paese”.

Cartelli e striscioni esposti dagli studenti al corteo Ansa
Cartelli e striscioni esposti dagli studenti al corteo

“Era davvero un custode, come San Giuseppe di cui portava il nome e che per spregio proprio nel giorno della sua memoria è stato ucciso. Un uomo di Dio, un testimone semplice e coraggioso, appassionato del suo Signore e per questo senza compromessi con chi offende l'umanità e Dio” scrive invece il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana. “La sua testimonianza, chiara e senza nessuna ambiguità, è luce nelle tenebre di una violenza che è solo vigliacca, che arma le mani e i cuori e che cresce sempre nell'indifferenza” aggiunge Zuppi, secondo cui “ricordare Don Peppino ci aiuta a capire che non si può servire Dio e mammona. E di questo ringrazio voi che avete conservato la sua memoria”.