Lingua italiana

Il “femminile sovraesteso” dell'Università di Trento, dove ci saranno solo "professoresse"

Nuovo regolamento dell'ateneo: si deve usare il femminile per tutte le persone, sia al singolare sia al plurale. Scelta simbolica per ribadire l'importanza del linguaggio inclusivo

Il “femminile sovraesteso” dell'Università di Trento, dove ci saranno solo "professoresse"
ansa
Università degli studi di Trento

La presidente, la rettrice, la segretaria, le professoresse, la candidata, la decana: all'Università di Trento si scriverà tutto al femminile. “Utilizzare i termini al maschile non è né neutro, né neutrale”, così dichiara il Consiglio di amministrazione dell'Ateneo che ha deciso, con il nuovo Regolamento generale, che  “I termini femminili si riferiscono a tutte le persone“, quindi anche quando agli uomini.

Il rettore Flavio Deflorian  ha spiegato la genesi della decisione, dicendo che l'esigenza del cambiamento nasce dalla necessità di evitare di appesantire il documento specificando i termini, in tutti i passaggi, sia al maschile che al femminile e quindi, per rendere tutto più fluido, si è scelto di declinare tutto al femminile per “mantenere all’attenzione degli organi di governo la questione”. 

"Non posso che rispettare la decisione, presa all'unanimità" dal Consiglio di Amministrazione dell'università di Trento per la quale tutte le cariche dell'Ateneo saranno declinate al femminile, anche quando riguarderanno uomini". Ha detto la ministra dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini a 24 Mattino, su Radio24. "È importante che, se il tema è quello delle pari opportunità, della parità di genere, della non discriminazione, non sia solo un fatto lessicale o semantico ma che si lavori sul rispetto della parità all'interno dell'università con azioni positive e concrete, ad esempio finanziando centri antiviolenza", ha aggiunto.

Il rettore Deflorian ha poi anche aggiunto che quando ha letto la parola declinata al femminile, “come uomo si è sentito escluso” e questo lo "ha fatto riflettere sulla sensazione quotidiana delle donne quando non si vedono rappresentate nei documenti ufficiali”.

La decisione dell'Università di Trento è quindi un ribaltamento di quello che viene fatto normalmente riguardo al genere maschile sovraesteso: l’abitudine a usarlo al plurale per riferirsi a gruppi misti e spesso al singolare per riferirsi ad alcune professioni o cariche, anche se ricoperte da donne.

Nel comunicato stampa dell'Ateneo si legge: “La presidente, la rettrice, la segretaria, le componenti del Nucleo di valutazione, la direttrice del Sistema bibliotecario di Ateneo, le professoresse, la candidata, la decana… Termini come questi sono citati e ripetuti più volte in riferimento a tutte le persone a prescindere dal genere” e viene spiegato che questa scelta segue quella del 2017, dove l’Università di Trento aveva approvato un vademecum per un uso del “linguaggio rispettoso delle differenzecon l’obiettivo di “promuovere un uso non discriminatorio della lingua italiana nei vari ambiti della vita quotidiana della comunità universitaria”. 

L'argomento è caldo e di attualità: è storia recente che, nel dicembre 2023, la deputata del Partito Democratico, Maria Cecilia Guerra, si sia rivolta al deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè, utilizzando il femminile, specificando di averlo fatto per protestare contro il fatto che il parlamentare di Fratelli d’Italia, Marco Perissa, avesse parlato della segretaria del Partito Democratico Elly Schlein chiamandola sempre “segretario”.