La crisi della Sanità pubblica

Servizio sanitario, l'Italia investe poco rispetto a Europa e G7. Ecco i dati

Per la Sanità pubblica solo il 6,5% del Pil, dice lo studio della Fondazione Gimbe del 2023. La preoccupazione degli scienziati italiani che sottoscrivono una lettera aperta

Servizio sanitario, l'Italia investe poco rispetto a Europa e G7. Ecco i dati
ANSA
Ospedali sovraffollati, pazienti in barelle

Finanziamenti dello Stato al di sotto della media europea, sempre meno personale medico e paramedico, vecchi modelli organizzativi, difficoltà a ridurre le diseguaglianze nei servizi sanitari regionali e personale che va all'estero o corre verso la sanità privata perché esistono stipendi migliori. Sono questioni che rischiano di minare il Servizio sanitario nazionale e la sua universalità. Un pericolo che attanaglia, in modo maggiore, la sanità delle regioni del sud.

A ottobre 2023, con l'approssimarsi della discussione sulla legge di bilancio, la fondazione Gimbe presentò lo stato della Sanità Pubblica
Il presidente, Nino Cartabellotta, dichiarò che "I princìpi fondamentali del Servizio sanitario nazionale (Ssn), universalità, uguaglianza, equità, sono stati traditi e oggi sono ben altre le parole chiave del nostro Ssn: infinite liste di attesa, affollamento dei pronto soccorsi, aumento della spesa privata, diseguaglianze di accesso alle prestazioni, inaccessibilità alle innovazioni, migrazione sanitaria, rinuncia alle cure".

Un tema su cui il Governo, con il ministro Orazio Schillaci, aveva ben chiaro.

Il ministro della salute Orazio Schillaci Rainews
Il ministro della salute Orazio Schillaci

Il 1° gennaio 2024 con l'entrata in vigore della Legge di Bilancio il ministro affermò che si interveniva su due grandi urgenze: ridurre le liste d’attesa e valorizzare il personale sanitario. "In tre anni - disse - il governo ha deciso di investire 11,2 miliardi di euro in più al fondo sanitario, garantendo risorse importanti per il rinnovo dei contratti degli operatori sanitari, aumentando la remunerazione delle prestazioni aggiuntive rifinanziando i piani operativi delle Regioni per ridurre le liste d’attesa".

Risorse che però non bastano per rilanciare la sanità pubblica.

La Fondazione Gimbe analizzò infatti la spesa sanitaria pubblica nei paesi dell’Ocse “per fornire dati utili al confronto politico e al dibattito pubblico ed evitare ogni forma di strumentalizzazione”.

Lo standard della sanità pubblica in Europa si misura proprio sulla base di quanto un Paese spende sulla base della ricchezza complessiva che produce, ovvero il Pil.

Visto l'aumento del 3,5% del Pil nel 2023, nonostante un maggior investimento di 5,4 miliardi di euro rispetto all'anno precedente, il rapporto della spesa sanitaria sul Pil scende dal 6,8% al 6,3%.

Le previsioni sul 2024 e 2025, pur conteggiando i nuovi finanziamenti previsti dal Governo, ci dicono che comunque la spesa sanitaria, in proporzione alla crescita tendenziale del Pil, arriverà a una percentuale del 6,5%.

Torniamo così ai dati della Fondazione Gimbe. Dicevamo che la spesa sanitaria pubblica del nostro Paese nel 2022 si attestava al 6,8% del Pil, già sotto di 0,3 punti percentuali sia rispetto alla media Ocse del 7,1% che alla media europea del 7,1%.

La composizione della spesa sanitaria italiana Fondazione Gimbe
La composizione della spesa sanitaria italiana

Sulla base dei dati del 2022, sono 13 i Paesi dell’Europa che in percentuale del Pil investono più dell’Italia, con un gap che va dai +4,1 punti percentuali della Germania (10,9% del Pil) ai +0,3 dell’Islanda (7,1% del Pil).

Tornando all'osservatorio della Fondazione Gimbe è impietoso il confronto con gli altri Paesi del G7 sul trend della spesa pubblica 2008-2022. 
Innanzitutto, la crisi finanziaria del 2008 non ha scalfito la spesa pubblica pro-capite per la sanità negli altri Paesi industrializzati: dopo il 2008 il trend di crescita si è mantenuto o ha addirittura subìto un’impennata. In Italia, invece, il trend si è sostanzialmente appiattito dal 2008, lasciando il nostro Paese sempre in ultima posizione.

 

Il gap spesa sanitaria italiana su spesa europea Fondazione Gimbe
Il gap spesa sanitaria italiana su spesa europea

In secondo luogo, spiegò Cartabellotta, "L’Italia tra i paesi del G7 è stata sempre ultima per spesa pubblica pro capite: ma se nel 2008 le differenze con gli altri Paesi erano modeste, con i progressivi tagli degli ultimi 15 anni sono oggi divenute incolmabili".

Infatti, nel 2008 tutti i Paesi del G7 destinavano alla spesa pubblica pro capite una cifra compresa tra 2.000 e 3.500 dollari e il nostro Paese era fanalino di coda insieme al Giappone. Nel 2022, mentre l’Italia rimane ultima con una spesa pro capite di 3.255 dollari, la Germania l’ha più che raddoppiata: sfiorando i 7.000.


 

Nino Cartabellotta, Presidente Fondazione Gimbe LaPresse
Nino Cartabellotta, Presidente Fondazione Gimbe

Inoltre, proseguiva Cartabellotta, "se per fronteggiare la pandemia tutti i Paesi del G7 hanno aumentato la spesa pubblica pro capite dal 2019 al 2022, l’Italia è penultima poco sopra il Giappone". Ma soprattutto, dopo l’emergenza Covid-19 il gap con gli altri paesi europei del G7 continua a crescere: infatti, nel nostro Paese la spesa sanitaria pubblica nel 2022, rispetto al 2019, è aumentata di 625 dollari, quasi la metà di quella francese (1.197) e 2,5 volte in meno di quella tedesca (1.540).

Un trend che se non si individuano nuovi finanziamenti per la sanità pubblica, rischia di peggiorare ulteriormente.

L'andamento della spesa sanitaria pro-capite Fondazione Gimbe
L'andamento della spesa sanitaria pro-capite