L'analisi

Le sfide per la Nato: AI e deterrenza. Intervista a Vittorio Emanuele Parsi

Dopo 75 anni sono ancora valide le ragioni dell'Alleanza?

Le sfide per la Nato: AI e deterrenza. Intervista a Vittorio Emanuele Parsi
AP
Un'asta vuota tra le bandiere delle nazioni membri al di fuori di una riunione dei ministri degli Esteri della NATO presso la sede della NATO a Bruxelles

La NATO compie 75 anni. Un caso unico nella storia delle alleanze militari. Sono ancora valide le ragioni di 75 anni fa?
Sì, la NATO è un caso unico nella storia, perché non è solo unalleanza militare, ma anche unalleanza politica fondata su una premessa: la premessa era quella della costruzione di unalleanza strutturale tra le democrazie sui due lati dellAtlantico, volta sostanzialmente ad impedire ai russi di "ingoiarsi" lEuropa, mantenere limpegno degli Stati Uniti oltre Atlantico come non era successo invece dopo la Prima Guerra Mondiale, e tenere a bada, allora eravamo nel 49, la Germania, poter cioè avere a che fare con una Germania che fosse integrata allinterno di questa struttura senza preoccupare chi le stava intorno. Quindi le sue ragioni sono ancora valide, perché almeno due su tre di esse continuano ad essere vere: limportanza di tenere gli Stati Uniti collegati allEuropa e limportanza di tenere la Russia fuori dallEuropa. Quindi io penso che sia molto importante continuare.

Eppure c'è chi pensa che all'Europa serva più una difesa comune che la Nato. Le due cose sono contrapposte? Oppure si integrano?
Direi che le due cose non sono contrapposte, intanto perché molti dei Paesi dellUnione oggi sono anche membri della NATO, e lallargamento dellUnione è avvenuto come conseguenza dellallargamento della NATO: la NATO ha garantito i confini esterni e lUnione ha lavorato per la trasformazione del tessuto economico-sociale-istituzionale dei nuovi paesi membri, e tutto questo sarebbe stato impossibile senza lassunzione della responsabilità per la difesa esterna da parte della NATO. Quindi le due cose non sono contrapposte, oggi men che meno, anzi si integrano, perché lEuropa deve - ovviamente - poter continuare a contare sullappoggio degli Stati Uniti in termini innanzitutto di deterrenza nucleare, quindi di ombrello nucleare, di logistica e anche di disponibilità  di utilizzo di mezzi, che sono le cose che maggiormente allEuropa mancano. Però chiaramente lEuropa deve anche essere in grado di esercitare una propria capacità dissuasiva, sia per fare le cose che magari sono d'interesse europeo e non necessariamente d'interesse transatlantico, sia per mettersi al sicuro da possibili periodi di raffreddamento dei rapporti con gli Stati Uniti, magari legati allelezione di qualche Presidente che sarebbe meglio non venisse eletto (mi riferisco a Trump evidentemente).

Quali sono stati i maggiori successi della NATO?
Tra i maggiori successi della NATO c’è lallargamento, perché quando avvenne nellarco di una quindicina danni, di fatto tra gli anni 90 e 2000, aveva uno scopo, ovvero impedire che la dissoluzione dellUnione Sovietica e lalta instabilità della Russia post-sovietica, in particolar modo dopo il tentativo di colpo di Stato che pose fine allesperienza di Gorbachev dalla quale poi emerse Yeltsin, potesse trasformare tutta la zona dal Baltico al Mar Nero in una gigantesca Jugoslavia. E questo è stato un successo enorme, la NATO ha continuato a garantire la pace in tutti questi anni. Non è riuscita a garantirla nei confronti dellUcraina, perché lUcraina non è un membro della NATO e questo è il suo limite.

Quali sono i limiti politici strategici della NATO?
Se c’è un limite della NATO è quello di essere in difficoltà a proiettare la sicurezza oltre i suoi confini. Quindi riesce a difendere i suoi confini, e questo è un elemento di stabilità, ma non riesce a proiettare questa sicurezza oltre i confini della NATO, e questo è un elemento d'instabilità, che ha fatto credere ai Russi di poter considerare tutto quello che non è territorio NATO come territorio a disposizione. Questa è una cosa che va cambiata. Sarà molto difficile cambiarla adesso, tant’è vero che lostacolo principale che si pone con i Russi di fronte a qualunque pace giusta è spiegare loro che non possono pensare d'imporre allUcraina disarmo e neutralità, oltre ad amputazioni territoriali. Noi però dobbiamo farlo, altrimenti i Russi continueranno a muoversi in maniera aggressiva in Europa e non solo.

Quale potrebbe essere il nuovo contributo italiano in seno alla NATO?
Il contributo italiano in seno alla NATO è già attivo, basti pensare alla responsabilità dellItalia nel condurre quellinsediamento di truppe multinazionali dellalleanza in Bulgaria, che sono state dispiegate a seguito della crisi russa. Poi Bulgaria e Romania sono territori NATO, sui quali non cerano sostanzialmente truppe NATO: non cerano fino a poco tempo fa. Così come il contributo italiano è importante anche per garantire il fronte nord con operazioni che vengono svolte nellestremo nord della Norvegia e con la garanzia di fornitura di appoggio militare, principalmente attraverso reparti dellaeronautica, ma non solo, infatti sono presenti anche lEsercito e la Marina, anche seppur non con regolarità (paesi baltici e la Polonia). Certo è fondamentale che lItalia raggiunga il 2% di proporzione tra investimenti per la difesa e Prodotto Interno Lordo, senza il quale tutto questo non diventa credibile. A questo proposito c’è anche la necessità di rivedere il modello di difesa, non solo in Italia ma in tutti i paesi europei, che hanno forze armate troppo limitate in termini di numeri e insufficientemente armate. Cioè mancano carri armati, mezzi corazzati per il trasporto delle truppe, munizionamenti stoccati a sufficienza. C’è poi un problema che è la conseguenza della deindustrializzazione del comparto della difesa, che rende difficile convertire altre imprese a produrre quello che serve. E c’è anche un problema in termini di personale, che può essere ovviato in maniera diversa, costruendo una riserva operativa numerosa, come dice il Ministro Crosetto, ovvero non costituita da pochi e volenterosi (perché parliamo di qualche centinaio di persone oggi), ma da truppe, fanteria, equipaggi e quantaltro, disponibili ad essere richiamati con continuità per finalità addestrative ed anche in situazioni di crisi, oppure occorre pensare a reintrodurre la leva obbligatoria. Evidentemente con numeri diversi da quelli della leva di massa in auge fino alla fine degli anni 80 - anni 90, ma comunque con la capacità di integrare le sparute forze militari. Noi oggi abbiamo forze militari che si aggirano su 100.000 tra uomini e donne, che è un numero molto limitato, e quando pensiamo a bilancio della difesa italiana non dimentichiamo che in esso rientrano anche i carabinieri, che sono la forza armata più numerosa rispetto alle altre. Quindi, quando parliamo di personale in divisa in Italia, metà è di fatto una forza di polizia interna  solo laltra metà, o poco meno, corrisponde al totale del personale di esercito, aeronautica e marina. Va comunque ricordato che l'Italia e i paesi NATO hanno una superiorità tecnica rispetto alla Russia nel campo dellavionica, cioè negli aviogetti, e nel campo navale: le nostre unità navali e le nostre unità aeree sono più avanzate rispetto a quelle della Russia.

Indubbiamente il post guerra fredda ci ha consegnato un mondo caotico , dove gli "imperi" dimostrano logiche revansciste (Russia), voglia di dominio globale (Cina) o,  come nel caso degli USA, di sopravvivenza. Non è facile il ruolo della NATO in questo contesto. Quale potrebbe essere la nuova mission della Nato? Quali nuove sfide dovrà affrontare l'organizzazione?
L'Intelligenza Artificiale significa innanzitutto, per noi in Europa, poter investire nel settore con un duplice uso. Attualmente le norme di fatto non lo consentono, nel senso che qualsiasi investimento venga fatto sullo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale che abbia una ricaduta militare richiede, per la normativa europea, degli accantonamenti molto elevati, che di fatto disincentivano andare in quella direzione. Dobbiamo prima di tutto abrogare quella normativa, che demagogicamente s'illudeva di poter limitare la ricorrenza della guerra semplicemente disarmandosi. Ma purtroppo non è così, lambiente esterno si è modificato a nostro sfavore e quindi, di fronte a questa nuova sfida, bisogna attrezzarsi. Avere unIntelligenza Artificiale che funzioni significa poter concentrare le risorse umane con capacità di discernimento sulle questioni veramente cruciali e lasciare campo libero alle macchine là, dove lintervento umano non è così fondamentale. Laltro aspetto abbandonare le vecchia mentalità ed abbracciarne una per la quale si ragiona sulle priorità. Faccio un esempio banale: è prevista sulla fine dellanno luscita dai ruoli della Marina Militare dellincrociatore tuttoponte Garibaldi, cioè - di fatto - la prima porta aerei costruita dallItalia negli anni 80, entrata nella squadra navale negli anni 80. Tra trasformarla in un museo galleggiante (che è unidea classica) e trasformare quellancora importante vascello in una piattaforma per il lancio di droni, o comunque di apparecchi senza pilota a bordo, che è il anche il futuro dei caccia di settima generazione, cioè avere strumenti che possano essere usati con e senza pilota, vuol dire entrare in una mentalità differente. Il Garibaldi potrebbe essere unottima piattaforma per il lancio di droni e di altri strumenti militari che non prevedono la presenza di umani a bordo, e che sono le frontiere non solo dellattacco - come si suol dire - ma anche della deterrenza avanzata, cioè rendere chiaro allavversario che se si comporta in una certa maniera riceverà pan per focaccia. Questa è un po' una grande sfida: cambiare la nostra mentalità, non perché la guerra sia bella, ma perché infilare la testa sotto la sabbia non ha mai costituito una politica efficace di fronte a nessun tipo di minaccia. Noi come NATO, e soprattutto come Unione Europea, dobbiamo decidere se questo grande volatile vorrà continuare a correre come uno struzzo o invece levarsi in volo. Ho limpressione che, se non si leva in volo, avrà grossi problemi.