Egitto

Scarcerati i due italo-egiziani fermati al Cairo durante un sit-in pro-Gaza

Rilasciati su cauzione. Amnesty: "Restano le accuse" di appartenenza a un gruppo terroristico. La procura egiziana si esprimerà nei prossimi giorni e non si può escludere un rinvio a giudizio per Lina Aly e Mohammed Farag

Scarcerati i due italo-egiziani fermati al Cairo durante un sit-in pro-Gaza
X/@lobna
La manifestazione pacifica di fronte alla sede di UN Women al Cairo, Egitto

Sono stati rilasciati in serata, ma restano indagati con accuse pesanti, tra cui "appartenenza a un gruppo terroristico e partecipazione a una manifestazione non autorizzata", i due italo-egiziani arrestati martedì al Cairo, tra una ventina di altri attivisti, durante un sit-in pro-Gaza. La procura si esprimerà nei prossimi giorni e non si può escludere la possibilità di un rinvio a giudizio per Lina Aly, nota attivista, e Mohammed Farag, giornalista e scrittore attivo su molte piattaforme online, sposato a un'italiana.

Entrambi residenti in Egitto (dove la legge non riconosce la doppia cittadinanza), partecipavano alla manifestazione davanti alla sede dell'Onu al Cairo per protestare contro "l'impotenza della comunità internazionale di fronte alle guerre a Gaza e in Sudan", in particolare per le donne, "due volte vittime nei conflitti".

"La polizia è intervenuta all'improvviso mentre i manifestanti erano lì, pacifici, a esporre i loro cartelli", raccontano le associazioni per i diritti civili a cui appartengono alcuni degli arrestati, in gran parte donne, giornaliste, avvocati e attivisti per i diritti umani. Condotti in un posto di polizia, hanno passato la notte in stato di detenzione. Poi, questa mattina sono stati accompagnati in procura, dove alcuni sono stati rilasciati, altri, tra cui i due italo-egiziani, sono stati iscritti nel registro degli indagati. In serata sono stati tutti rilasciati, alcuni su cauzione di 5 mila sterline egiziane (circa 100 euro), ma il fascicolo resta aperto e dovranno rispondere delle accuse.

L'ambasciata italiana al Cairo segue la vicenda con estrema prudenza, mentre le associazioni per i diritti umani e civili egiziane e internazionali, tra cui Amnesty International, hanno colto l'occasione per ribadire le ragioni della loro protesta. Non solo per il fatto che solo a Gaza siano state uccise almeno10 mila donne, lasciando 20 mila bambini orfani, ma anche per quella che definiscono "l'incapacità della comunità internazionale di fermare le guerre a Gaza e in Sudan". E ultima, ma non per importanza, la repressione con cui quasi ovunque si sta rispondendo alle voci per la pace, "a chi denuncia il silenzio delle istituzioni di fronte ai genocidi".