Elezioni El Salvador, il presidente uscente Nayib Bukele verso il secondo mandato

Bukele per la sua guerra alle bande e all'illegalità, gode di un indice di gradimento del 90%, nonostante le preoccupazioni per le violazioni dei diritti umani e le accuse di autoritarismo

Elezioni El Salvador, il presidente uscente Nayib Bukele verso il secondo mandato
Ansa
Il presidente di El Salvador, Nayib Bukele

Seggi chiusi in El Salvador per le elezioni presidenziali e legislative. Oltre 6 milioni gli elettori, più di 700 mila dei quali all'estero, in particolare negli Stati Uniti. La rielezione per un secondo mandato del presidente uscente Nayib Bukele, ancora prima della fine dello spoglio, è un dato di fatto. Infatti l'istituto di sondaggi Cid Gallup ha diffuso stanotte i dati di un exit poll realizzato durante la giornata elettorale secondo il quale Bukele è accreditato dell'87% dei suffragi, con tendenza a raggiungere il 90%.  

Il direttore dell'Istituto, Luis Haug, ha aggiunto che sulla base di interviste a 21.000 elettori realizzate dall'apertura dei seggi alle 7 del mattino, al secondo posto si colloca Manuel Flores, candidato presidenziale del Fronte Farabundo Martì per la liberazione nazionale (Fmln, sinistra) con il 7%.  Il terzo posto, fra i sei candidati che aspirano alla massima carica dello Stato, è invece attribuito a Joel Sánchez del partito di destra Arena (4%).   Un simile nettissimo successo, ha preliminarmente indicato Luis Haug, si profila per il partito governativo Nuevas Ideas che, nel collegio di San Salvador dove erano disponibili 16 seggi dell'Assemblea legislativa, ne avrebbe conquistati 14, lasciandone solo due alle altre formazioni politiche. 

Il presidente del partito Alleanza Repubblicana Nazionalista (ARENA), Carlos Saade, ha denunciato irregolarità nel processo elettorale e ha chiesto ai magistrati del Tribunale Supremo Elettorale (TSE) di essere molto attenti al conteggio dei voti.

La popolarità di Nayib Bukele se l'è conquistata grazie alla sua guerra senza esclusione di colpi contro le bande criminali:  il tasso di omicidi in una nazione stanca della violenza si è ridotto drasticamente. Bukele, considerato il leader più popolare dell'America latina,  se i voti saranno confermati, espanderà ancora di più il suo controllo sull'assemblea legislativa. Il suo governo ha arrestato più di 75.000 criminali - reali e presunti - da quando è entrato in vigore lo stato di emergenza nel marzo 2022. Migliaia di persone sono detenute in una prigione nuova di zecca, considerata la più grande delle Americhe e che il presidente ha costruito nel giro di pochi mesi.  

L'anno scorso, El Salvador - un tempo uno dei più pericolosi Paesi al mondo - ha visto il tasso di omicidi crollare al livello più basso degli ultimi tre decenni, molto al di sotto della media mondiale. Di conseguenza, Bukele gode di un indice di gradimento che si aggira intorno al 90%, nonostante le preoccupazioni per le violazioni dei diritti umani, le accuse di autoritarismo e le lamentele sull'economia. Gli attivisti affermano che molti innocenti - compresi minorenni - sono rimasti coinvolti nella rete anti-gang, rinchiusi in condizioni disumane e persino sottoposti a tortura.  

A dicembre, un rapporto di Amnesty International ha lanciato l'allarme sulla "graduale sostituzione della violenza delle bande con la violenza dello Stato".   Non avendo bisogno di fare campagna elettorale per se stesso Bukele si è concentrato su quella per il suo partito, Nuevas Ideas, che ora detiene 56 seggi nell'assemblea legislativa composta da 84 membri. Il numero complessivo dei seggi è stato ridotto a 60 nell'ambito della riforma guidata da Bukele, in una mossa che, secondo i critici, renderà molto più difficile per i partiti più piccoli ottenere abbastanza voti per sedere in Parlamento. 

Anche la centralizzazione del potere è una preoccupazione, con la legislatura allineata a Bukele che ha sostituito i giudici più importanti e il procuratore generale, entrambe istituzioni con cui si era scontrato. Ci sono anche preoccupazioni per il peggioramento del rapporto con gli oppositori e i media indipendenti, e per l'opacità dei conti pubblici.