15 agosto 1943

Barbara Bouchet compie 80 anni: da Hollywood alle commedie sexy all'italiana

I successi dell'attrice negli anni '70 e '80

Barbara Bouchet, al secolo Barbara Gutscher, spegne ottanta candeline. Di origine tedesca, figlia d'arte, con un passato segnato dalla Germania nazista: fu l'arrivo negli Usa a darle stabilità. 

Il trasferimento in California della famiglia si rivela decisivo, a San Francisco la Bouchet entra nel corpo di ballo “The KPIX Dance Party”. Sono gli anni che portano alle comparse in tv e le aprono le porte di Hollywood. Il cinema le fece maturare la decisione di cambiare il cognome Gutscher in Bouchet, “più facile da pronunciare”. Nel 1967 è Kelinda nella serie di Star Trek, poi dagli Usa torna in Europa. Sono gli anni Settanta quando l'attrice riesce a conquistare l'Italia, consacrata dalle apparizioni televisive e dalle riviste per uomini. Diventa volto noto tra poliziotteschi e thriller, commedie sexy all'italiana, e come rappresentante del fitness in Italia. 

La carriera di Bouchet racchiude una lunghissima filmografia. La ritroviamo ne “Il Virginiano”, in “A braccia aperte” di J. Lee Thompson o “Prima vittoria” di Otto Preminger. Avrà più risalto nel paradossale “Casinò Royale” del 1967 come Miss Moneypenny a fianco di David Niven e in “Sweet Charity” di Bob Fosse (1969), “Il prete sposato” di Marco Vicario e “Milano Calibro 9” di Fernando Di Leo, “Liquirizia” di Salvatore Samperi e “Non si sevizia così un paperino” di Lucio Fulci. Lavora anche in “La Calandria” di Pasquale Festa Campanile, “L'anatra all'arancia” di Luciano Salce o “Per le antiche scale” di Mauro Bolognini. In seguito le apparizioni sono più limitate come in “Gangs of New York” di Martin Scorsese (2002), in “Metti la nonna in freezer” di Fontana e Stasi (2018), “Calibro 9” di Toni D'Angelo. Nel 2004 è musa di Quentin Tarantino.