Archeologia e Intelligenza Artificiale

Papiri di Ercolano: decifrata la prima parola con l'aiuto dell'Intelligenza Artificiale

Dopo anni di ricerca è stato messo a punto un algoritmo di machine learning in grado di individuare le lettere. La scoperta di due giovani ricercatori grazie alla "Vesuvius Challenge"

Si può srotolare un fragile papiro senza toccarlo e leggere cosa c’è scritto all’interno? Dopo anni di studi e la messa a punto di un algoritmo di Intelligenza Artificiale capace di evidenziare le tracce dell’inchiostro sulla pergamena, è arrivata la risposta. 

Per la prima volta i ricercatori sono riusciti a identificare una parola completa in uno dei papiri di Ercolano: “πορφύραc” (porpora). 

La scoperta è stata annunciata dal professor Brent Seales, ingegnere informatico dell'Università del Kentucky, e da altri ricercatori che a marzo, con il sostegno di investitori della Silicon Valley, hanno lanciato la “Vesuvius Challenge” condividendo migliaia di immagini 3D a raggi X di due rotoli e tre frammenti di papiro per coinvolgere la comunità scientifica nella decifrazione dei testi offrendo premi in denaro a chi riesce a individuare le parole.

"Cosa ci mostrerà il contesto?”, rilancia fiducioso il professor Seales, “Plinio il Vecchio parla di 'porpora' nella sua 'Storia naturale' riguardo al processo di produzione della porpora di Tiro da alcuni molluschi […] Non si sa ancora di cosa parli questo rotolo in particolare, ma credo che presto verrà svelato”.

I primi a raggiungere l’obiettivo sono stati due giovani studenti di informatica, Luke Farritor in Nebraska e Youssef Nader a Berlino, che in modo indipendente hanno trovato la stessa parola, scritta in greco antico in uno dei rotoli. Farritor, che ha battuto sul tempo il collega, ha vinto il premio di 40.000 dollari, mentre a Nader ne vanno 10.000.

I papiri di Ercolano

Scoperte a metà del Settecento da un contadino mentre scavava un pozzo, le pergamene appartenevano alla biblioteca di una villa che si pensa fosse appartenuta a un importante uomo di Stato romano, forse Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, suocero di Giulio Cesare.

Tra i marmi e i preziosi affreschi furono trovati centinaia di rotoli carbonizzati dal materiale vulcanico nell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.

Conservati intatti ma estremamente fragili, molti papiri furono distrutti nei primi tentativi di aprirli. Alcuni vennero faticosamente srotolati dalla proverbiale pazienza di un monaco. Ne rimangono più di seicento da aprire e da leggere.

Gli studiosi hanno un enorme interesse per i rotoli di Ercolano, contenuti nell'unica biblioteca che è giunta intatta fino a noi dall'antichità. La maggior parte dei testi analizzati finora - in particolare dagli esperti in papiri dell'Università di Napoli Federico II - sono scritti in greco antico, ma alcuni potrebbero essere in latino. Frammenti hanno rivelato lettere da "Sui vizi e le opposte virtù” di Filodemo di Gadara e dettagli sulla storia dinastica ellenistica.

Dalla tomografia all’Intelligenza Artificiale

Sono anni che Brent Sales e il suo team cercano di trovare il modo per leggere dentro i rotoli. La ricerca è partita con l’uso della tomografia a raggi X e del microscopio elettronico a scansione per “srotolare” virtualmente i papiri senza danneggiarli.

Dopo essere riusciti a decifrare senza aprirlo un rotolo ritrovato a En Gedi, la tecnica non invasiva è stata applicata ai papiri di Ercolano. Le immagini ad altissima risoluzione ottenute sono servite ad addestrare i modelli di machine learning a evidenziare e amplificare le tracce di inchiostro nel materiale incenerito.

"Per me, leggere le parole contenute nei rotoli di Ercolano è come mettere un piede sulla Luna", ha commentato il professor Seales.