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MONDO

South Carolina

Charleston, killer: "Volevo scatenare una guerra razziale". Familiari delle vittime: "lo perdoniamo"

Il 21 enne Dylan Roof ha confessato la strage nella chiesa di Charleston, in South Carolina. Il giovane è stato arrestato in North Carolina, poche ore dopo il massacro di nove afroamericani

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Voleva una guerra razziale, è questo il motivo per cui Dylann Roof avrebbe assassinato nove afroamericani in una chiesa di Charleston, nella Carolina del Sud.
Nel racconto il 21enne ha detto di essere stato sul punto di rinunciare al suo piano, perché "tutti erano così carini con lui". Poi, però, ha deciso comunque "di portare a termine la sua missione". E alla fine, nella prima udienza in tribunale, Roof
è rimasto impassibile, anche quando alcuni familiari delle vittime hanno manifestato il loro dolore e gli hanno detto che nonostante tutto lo perdonavano. 

Nove capi di imputazione: Roof rischia la pena capitale
La 'missione' di Roof è iniziata nell'aprile scorso quando ha comprato in un negozio la pistola calibro 45 usata per la strage. In precedenza altre fonti avevano riferito che la pistola Glock gli fosse stata regalata dal padre per il suo compleanno. Dopo la confessione è stato trasferito in aereo nel carcere di Charleston con nove i capi di accusa imputati, da omicidio aggravato a possesso di armi da fuoco. Il killer rischia di essere condannato alla pena capitale.

La testimonianza del coinquilino
Le parole di Roof trovano conferma anche nella testimonianza di un amico. "Stava pianificando una cosa come quella da sei mesi" ha raccontato Dalton Tyler, suo coinquilino, alla Abc. Roof parlava spesso "di segregazione razziale e cose simili. Diceva di voler scatenare una guerra civile, di voler fare qualcosa del genere per poi togliersi la vita".

Rapporti con i familiari altalenanti
Tyler ha poi raccontato che i rapporti tra Roof e i familiari erano altalenanti; ciononostante, il padre gli aveva regalato una pistola calibro 45 per il suo ventunesimo compleanno, che solo da questa settimana poteva portare con sé. "Dicevo che era come un diciannovenne: non aveva un lavoro, una patente o cose simili; stava solo nella sua stanza, dove passava molto tempo" ha raccontato suo zio, Carson Cowles. "Faceva battute razziste - ha ricordato un compagno di scuola, John Mullins, al Daily Beast - ma pensavamo fosse solo uno scherzo".

Il racconto del compagno di scuola
Un compagno di scuola, Antonio Metze, è rimasto molto sorpreso: "Non avrei mai pensato che potesse fare una cosa simile. Aveva amici neri". Un amico d'infanzia, Joseph Meek, che ha incontrato Roof la mattina della sparatoria, ha raccontato di non aver mai parlato di razza con lui quando erano adolescenti, ma che l'argomento era emerso una volta tornati in contatto, recentemente. "Mi disse - ha dichiarato - che i neri stavano prendendo il controllo del mondo e che qualcuno doveva fare qualcosa per la razza bianca. Voleva la segregazione".

Indaga anche l'FBI
Forse recentemente era entrato in contatto con ambienti che avevano accentuato la sua posizione radicale. Un aspetto sul quale l'Fbi sta indagando per capire se abbia agito come un "lupo solitario", come un estremista islamico: non a caso, in molti si chiedono oggi, negli Stati Uniti, se non si possa parlare di "atto terroristico". Di certo, non nascondeva le sue idee: usava una targa, per la sua auto, con il vessillo sudista e indossava magliette e giacche con le bandiere del Sudafrica dell'apartheid e della Rhodesia. Dopo la sua cattura a Shelby, in North Carolina, è stato portato a Charleston, dove è stato messo in isolamento.

La veglia
Ieri sera, migliaia di persone sono confluite nel centro di Charleston, in South Carolina per partecipare alla veglia in ricordo delle nove vittime del massacro: Cynthia Hurd, 54 anni; Susie Jackson, 87 anni; Ethel Lance, 70 anni; DePayne Middleton-Doctor, 49 anni; il pastore e senatore dello Stato, Clementa Pickney, 41 anni; Tywanza Sanders, 26 anni; Daniel Simmons, 74 anni; Sharonda Singleton, 45 anni, e Mira Thompson, 59 anni.