Corsa al colle

Il centrodestra va alla conta: "Voteremo un nome"

Probabilmente sarà Casellati. La decisione al termine del vertice di coalizione. Nella notte colloquio online tra Letta, Conte e Speranza. Nelle ore precedenti era tornata in campo l'ipotesi Frattini, respinta da Pd-Iv-M5s

Il centrodestra va alla conta: "Voteremo un nome"
Ansa
Palazzo Montecitorio, Roma

Il vertice del centrodestra riunitosi nella serata di giovedì ha deciso di non astenersi né votare scheda bianca, ma ha dato indicazione a Matteo Salvini di definire un nome entro le prime ore del mattino. L'intenzione sarebbe quella di contarsi, e pare probabile che la scelta ricada su Elisabetta Casellati, anche se non è esclusa l'opzione Carlo Nordio. "Operazione assurda e incomprensibile", secondo il vicesegretario Pd Giuseppe Provenzano, e anche Italia Viva sarebbe intenzionata a opporsi. "Conto che domani ci siano dei passaggi risolutivi e definitivi", ha detto ai cronisti il capo della Lega Matteo Salvini.

Letta, Conte e Speranza si sono sentiti online in nottata, alle 9 del mattino ogni partito riunirà i suoi grandi elettori. Alle 10.15 è stata convocata la conferenza dei capigruppo per valutare la possibilità di fare due votazioni al giorno.

Ad agitare le acque, nelle ore precedenti, era stata soprattutto la notizia che Salvini sarebbe stato al lavoro sul nome del presidente del Consiglio di Stato Franco Frattini, dato per tramontato due giorni fa in quanto ritenuto troppo vicino alla Russia di Putin. Fuori dal centrodestra si erano levati gli scudi. Era trapelata la "profonda irritazione" di Enrico Letta: "Basta provocazioni, il Pd non si presta a improvvisazioni raffazzonate".

Durissimo Matteo Renzi: "Qui siamo al lancio del nome, una sorta di Indovina chi? Mi aspetto che qualcuno dica 'Ha i baffi? Ha i cappello?' Fa accapponare la pelle. Speriamo davvero che domani sia un altro giorno. Sono sconvolto dal fatto che il centrodestra non si rende conto della crisi internazionale, energetica, della pandemia. E di fronte a tutto questo abbiamo il teatrino e lo show di qualche aspirante leader. Penso sia il momento di dire basta".

Secondo Laura Castelli, viceministro all'Economia e esponente M5s considerata vicina a Di Maio: "Usare il presidente del Consiglio di Stato Franco Frattini, una carica istituzionale così autorevole, per spaccare la maggioranza di governo è un segno evidente che non c'è la volontà di trovare una soluzione per il Colle. Non possiamo spaccare la coalizione con il centrosinistra, salterebbe anche il governo".

L'ipotesi Frattini "non ci risulta", aveva detto il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani. Gli aveva fatto eco da Fratelli d'Italia Ignazio La Russa: "Non era un nome nella rosa e non ci risultava. Forse era un nome per depistarvi e ci è riuscito..."

Sul tavolo del centrodestra ci sarebbe stato infatti anche il nome di Giampiero Massolo, diplomatico di lungo corso e oggi presidente di Fincantieri. Nella giornata di giovedì si era diffusa la voce di un incontro con Salvini, il Carroccio aveva rapidamente smentito, ma il nome è torna a circolare insistentemente in serata. Dopo essere stato fuori dai radar per diverse ore, in cui si era saputo solo di un colloquio con Giorgia Meloni, il capo della Lega era riapparso a Montecitorio intorno alle 17, confermando che domani il centrodestra non voterà scheda bianca e aggiungendo: "Il mio obiettivo è tenere unito il centrodestra e tenere unita la maggioranza. Confido che domani sia la giornata buona".

Era sparito per parecchie ore anche il leader dei Cinquestelle Giuseppe Conte: "Sta continuando la girandola di incontri, senza per questo doverlo sbandierare ai quattro venti", dicevano fonti pentastellate. Solo dopo le 21 di giovedì sera viene intercettato in centro dai cronisti. "Non ho incontrato né sentito Frattini", assicura, e lancia un appello: "Gli italiani ci guardano e dobbiamo dimostrare a tutti il nostro senso di responsabilità. In particolare le forze di centrodestra devono accettare questo confronto, sono ormai due giorni che continuano a cercare tra loro una sintesi unitaria".

Sempre nel pomeriggio di giovedì il presidente di Noi con l'Italia Maurizio Lupi aveva elencato a RaiNews24 i nomi sul tavolo fino a quel punto: il premier Mario Draghi, l'ex presidente della Camera Pierferdinando Casini, l'ex giudice costituzionale Sabino Cassese. Elisabatta Belloni? "È una persona preziosa, un alto funzionario dello Stato, attenti a buttare nell'arena un nome e poi bruciarlo". La rielezione di Sergio Mattarella? "Il presidente ha detto che non è disponibile non per testardaggine, e poi non si può dire che deve durare un anno, se lo eleggi lo fai per sette anni". In ogni caso, "domani un nome sulla scheda lo mettiamo, basta schede bianche".

Il segretario del Pd Enrico Letta, entrando poco prima delle 18 negli uffici del gruppo alla Camera diventati sua base operativa in queste giornate, aveva detto di non aver avuto contatti con Salvini. I retroscena riportano i timori per la tenuta dei Cinquestelle, che Conte faticherebbe a controllare. Ma anche a destra il segretario non trovo conforto: "Salvini è ormai una incognita, cambia idea ogni due ore". E c'è chi accredita un tentativo di chiudere su un nome con una "maggioranza Ursula", cioè un accordo tra Pd, Leu, M5S e Forza Italia come avvenne per la presidente della Commissione europea Von Der Leyen. Si guardava a un incontro tra Forza Italia e Udc previsto per le 18, ma è stato annullato.

"Appena un possibile candidato vola un po' più altro, escono dalla vegetazione i cacciatori e lo impallinano", lamentano i dem. E in effetti la sensazione è che i nomi di questi giorni abbiano perso parecchio terreno. Per Elisabetta Belloni giovedì mattina sembrava quasi cosa fatta, a sera il nome della direttrice generale del Dis appare tramontato: "Non dispiace" a FdI e viene ritenuta "di alto livello" da quasi tutte le forze politiche, ma paga la caratura prettamente tecnica (due tecnici a Chigi e Quirinale sarebbero per molti "la morte della politica") e l'essere stata numero uno dei servizi segreti, ruolo che rende difficile il trasferimento alla guida del Governo. Il nome di Pierferdinando Casini era dato quasi per certo mercoledì sera, Salvini pareva convinto, ma ha fatto marcia indietro, a quanto si apprende, per la netta contrarietà di Giorgia Meloni. E così la sensazione diffusa, prima che si iniziasse a parlare di Frattini, era quella di un ritorno alle caselle di partenza: il trasloco di Mario Draghi (su cui però resta netta la contrarietà di Forza Italia) o il bis di Sergio Mattarella. Il Quirinale però è in rigido silenzio stampa, si assicura che il Capo dello Stato non ha avuto contatti di persona né telefonici con nessuno, sarebbe solo impegnato a preparare il passaggio di consegne.


Cassese: "Le cariche non si sollecitano né si rifiutano"

"Le cariche pubbliche non si sollecitano e non si rifiutano...". Lo ha detto Sabino Cassese, a Rainews24, a proposito della sua candidatura, gettata mercoledì sera nell'arena. A proposito del bis di Sergio Mattarella, per Cassese, "la Costituzione non prevede ma non impedisce la rielezione. Il presidente Mattarella ha espresso la sua opinione, credo che vada rispettata". Per quanto riguarda una eventuale elezione di Mario Draghi, ha sottolineato, "vi sono stati precedenti di passaggi, ma non così immediati", però "è una cosa perfettamente legittima".


Bookmaker per Draghi

Per capire come andrà a finire c'è chi guarda le quote delle scommesse: più basse sono, più l'esito è ritenuto probabile. Mario Draghi è dato a 2,40 da Oddsdealer.net, fornitore di quote per i bookmaker internazionali, mentre scende la quota di Pier Ferdinando Casini, ieri a 4 e ora a 3,80. Exploit per la diplomatica Elisabetta Belloni, che,crolla da 33 a 5,20, con la ministra della Giustizia Marta Cartabia a 7,50. Si fa strada l'idea di un secondo mandato per Segio Mattarella, a 10 volte la scommessa. Si sale a 18 invece per il vicepresidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato, con il costituzionalista Sabino Cassese a 30. Scivola in fondo alla lavagna la presidente del Senato Elisabetta Casellati: ieri era tra i papabili a 4 volte la scommessa, ora il Colle si allontana a 42. 


Mai al quinto scrutinio

Se davvero i partiti riuscissero a trovare un'intesa per eleggere domani il nuovo capo dello Stato, si tratterebbe di un unicum per la storia repubblicana. Mai, infatti, si è verificata l'elezione del nuovo capo dello Stato al quinto scrutinio, quello successivo al primo nel quale si passa dai due terzi alla maggioranza assoluta. 


Fumata nera

Giovedì mattina c'è stata la quarta fumata nera su quattro votazioni. Lo scrutinio ha fatto registrare 166 voti per il presidente uscente, Sergio Mattarella (ieri si era fermato a 125). Votati anche Di Matteo con 56 preferenze, Casini 3, Belloni 2 e Cassese 1. Il quorum era di 505 voti, la maggioranza assoluta dei grandi elettori. Importante il numero degli astenuti, 441, quasi tutti dell'area di centrodestra, 261 le schede bianche. Tra i voti nel quarto scrutinio spunta il nome del direttore d'orchestra Riccardo Muti. Voti anche per Giuliano Amato e per la Guardasigilli Marta Cartabia, nome indicato da Azione. Spuntano voti anche per l'ex attaccante dell'Inter, Alessandro Altobelli, per l'ex segretario del Pd, Walter Veltroni e per il ministro leghista, Giancarlo Giorgetti. Un voto anche per lo storico Alessandro Barbero, per la M5s Paola Taverna. Preferenze anche per Pierluigi Bersani, per Mario Segni, Pierluigi Castagnetti.