La guerra Mosca-Kiev

L'Ucraina chiama Abramovich: l'ex patron del Chelsea accetta di mediare nei negoziati

Il miliardario russo-israeliano ha ceduto la gestione (non la proprietà) della società di calcio per timori di sanzioni da parte degli Alleati

L'Ucraina chiama Abramovich: l'ex patron del Chelsea accetta di mediare nei negoziati
Paul Gilham/Getty Images
Abramovich ha stretti legami con le comunità ebraiche sia in Ucraina sia in Russia

Il miliardario russo-israeliano Roman Abramovich, su richiesta dell'Ucraina, parteciperà ai negoziati in qualità di mediatore tra Russia e Ucraina, come parte di uno sforzo per porre fine alla guerra in corso.

Secondo il The Jerusalem Post, Abramovich è stato richiesto dagli ucraini per partecipare alla trattativa, cosa confermata anche in seguito da un suo portavoce. "Posso confermare che Abramovich è stato contattato dall'Ucraina affinché aiuti a ottenere una soluzione pacifica e che ha cercato di aiutare da allora", ha sottolineato. "Considerando la posta in gioco, chiediamo comprensione per non aver commentato la situazione generale o il suo coinvolgimento", ha concluso.

Il miliardario ha stretti legami con le comunità ebraiche sia in Ucraina sia in Russia. Il proprietario del Chelsea Football Club è stato preso di mira a Londra per le notizie sulla sua passata amicizia con il presidente russo Vladimir Putin. E in parlamento sono aumentate le richieste per sanzioni a suo carico. Da qui la decisione di affidare la "gestione" del Chelsea agli amministratori della fondazione di beneficenza del club. 

Il Regno Unito ha già stilato un elenco degli oligarchi russi che potrebbero essere sottoposti a sanzioni e che sono vicini al presidente russo. Abramovich, considerato l'uomo più ricco di Israele, ha dato il via alla 'cessione' del club dopo la richiesta di un membro del Parlamento britannico, avvenuta dopo l’invasione della Russia in Ucraina, di passare di mano il Chelsea. Un messaggio che, dopo quello lanciato dall’Unione europea di congelare i beni all’estero di Putin e di esponenti di spicco del governo, può aver fatto preoccupare Abramovich, visto che si pensa di colpire anche alcuni oligarchi russi in una successiva ondata di nuove sanzioni. Attraverso il passaggio alla Fondazione, pur perdendo la gestione diretta della squadra, Abramovich ha così messo al sicuro la sua proprietà.

"Ho sempre preso le decisioni tenendo a cuore l'interesse del Club. Rimango fedele a questi valori. Ecco perché oggi sto affidando agli amministratori della Fondazione di beneficenza la gestione e la cura del Chelsea", ha detto Abramovich in una nota.

Il portavoce del magnate in capo al Chelsea, chiede "di comprendere la nostra scelta di non aver voluto commentare la situazione (bellica) in sé, né il suo coinvolgimento", limitandosi a sottolineare come a sollecitare Abramovich (il quale possiede anche un passaporto israeliano) sia stato il produttore cinematografico ucraino Alexander Rodnyansky: attivo come lui in seno alla comunità ebraica dell'ex Urss.  "Anche se l'influenza di Roman Abramovich (sulla guerra in corso) è limitata - ha dichiarato da parte Rodyansky - egli è il solo che abbia risposto e si sia reso disponibile a fare un tentativo" fra le diverse personalità russe che il produttore afferma d'aver contattato come potenziali mediatori con il Cremlino a nome di Kiev.

Questa mattina il club inglese ha preso una posizione ufficiale contro quanto sta accadendo in Ucraina. "La situazione è orribile e devastante. I pensieri del Chelsea FC sono con tutti in Ucraina. Tutti al club pregano per la pace", si legge in una nota. Hanno fatto il giro del mondo, poi, le immagini dell'abbraccio tra Zinchenko e Mykolenko prima della partita tra Manchester City ed Everton. 

La ministra degli Esteri britannica Liz Truss, ha riferito che per ora non c'è alcuna risposta in merito alla presenza nella lista 'nera' di Roman Abramovich.