Texas, 48 ore dopo la strage la rabbia e le polemiche sull'intervento 'tardivo' degli agenti

Diversi analisti hanno dichiarato al Washington Post che quando è arrivato Salvador Ramos i poliziotti che si trovavano nella scuola elementare non sono intervenuti subito, come previsto dal protocollo imposto nel 1999 dopo la strage di Columbine

Texas, 48 ore dopo la strage la rabbia e le polemiche sull'intervento 'tardivo' degli agenti
Ansa/Afp
Texas, sparatoria in una scuola elementare di Uvalde

A distanza di 48 ore dalla strage dei bambini, compiuta nella scuola elementare Robb di Uvalde in Texas dal 18enne Salvador Ramos, la scia di polemiche sui segnali di preavviso non intercettati e sui tempi ‘non immediati’ dell’intervento della polizia non si ferma. Nuovi elementi e testimonianze contribuiscono a ricostruire il puzzle di quanto è accaduto, in un crescendo di rabbia collettiva che sfocia anche sui social. 

Tra le domande ancora senza risposta, c’è quella sul perché gli agenti di polizia accorsi sul luogo della sparatoria abbiano atteso a intervenire. Diversi testimoni hanno accusato la polizia di essere entrata troppo tardi nella scuola.

La polemica sull'intervento ‘tardivo’ degli agenti

I poliziotti che si trovavano nella scuola elementare di Uvalde, quando è arrivato Salvador Ramos, non sono intervenuti subito, come previsto dal protocollo imposto nel 1999 dopo la strage di Columbine, sottolineano diversi analisti al Washington Post.

Le squadre speciali della Border Patrol Tactical Unit sono arrivate nella scuola elementare di Uvalde "un'ora dopo" l'ingresso del killer e lo hanno ucciso. Lo ha detto la polizia del Texas in una conferenza stampa sulla strage confermando sostanzialmente le indiscrezioni dei media sui tempi dell'intervento senza spiegare perché ci abbiano messo così tanto. La polizia locale e le guardie di sicurezza della scuola "sono entrate dopo quattro minuti. Hanno sentito colpi di arma da fuoco, hanno fatto dei giri di ricognizione e poi si sono messi al riparo", ha detto ancora il direttore generale. 

Prima del massacro nel liceo del Colorado, quando due teenager uccisero 12 studenti e un insegnante, i poliziotti erano addestrati a rispondere a un aggressore armato "presentadosi, circoscrivendo un'area e aspettando l'arrivo delle Swat" le squadre speciali, hanno spiegato gli esperti. Ma dopo Columbine gli agenti hanno il dovere di rispondere il prima possibile perché, è l'assunto, "ogni secondo che passa sono più vite che se ne vanno". Da anni ormai il protocollo è questo: i primi agenti armati che si trovano sulla scena devono trovare l'aggressore e ucciderlo, senza aspettare l'arrivo dei rinforzi. Per questo non è chiaro per quali motivi gli agenti nella Robb Elementary School non abbiamo fermato Ramos, nonostante si siano scontrati con lui nell'atrio, e lo abbiano lasciato fuggire in una classe all'interno della quale si è barricato.

In particolare, secondo quanto riferito da una fonte delle forze dell'ordine vicina alle indagini che ha voluto mantenere l'anonimato, gli agenti della Border Patrol intervenuti nella sparatoria hanno avuto problemi a sfondare la porta dell'aula in cui si trovava il killer e hanno dovuto chiamare un membro dello staff per farsi aprire la porta con una chiave.

Javier Cazares, la cui figlia di 8 anni Jacklyn, è stata uccisa nell'attacco, ha detto di essere corso a scuola quando ha saputo della sparatoria e quando è arrivato la polizia era ancora fuori dall'edificio. Sconvolto, ha proposto di entrare lui stesso. "Si sarebbe potuto fare di più, erano impreparati".

Alcune donne, che stavano vicino ai poliziotti dopo l'inizio dell'attacco, hanno gridato "Entrate, entrate!",  ha riferito il 24enne Juan Carranza, che ha assistito alla scena da casa sua, sull'altro lato della strada rispetto alla scuola elementare. Ma i poliziotti non sono entrati. Pochi minuti prima, Carranza ha detto di aver visto il giovane armato finire con il suo camioncino in un fosso fuori dalla scuola, afferrare il suo fucile semiautomatico AR-15 e sparare a due persone fuori da un'agenzia funebre lì vicino che non sono state colpite.

La polemica sui messaggi di Ramos su Facebook

Le polemiche intorno alla tragedia di Uvalde coinvolgono anche sui social. Ieri, il governatore del Texas, Greg Abbott, durante una conferenza stampa, aveva detto che il killer, Salvador Ramos, aveva postato tre messaggi prima della sparatoria alla Robb Elementary School, sostenendo che erano l'unico preavviso sul crimine che intendeva commettere. Oggi la piattaforma Facebook nega l'accusa del governatore secondo cui l'uomo avesse pubblicato l'intenzione di attaccare la scuola.

 

Greg Abbott AP/LaPresse
Greg Abbott

Intanto il musicista americano Don McLean ha annunciato che, dopo la strage in Texas, non canterà più alla convention nel fine settimana a Houston della Nra (National Rifle Association), la potente lobby della armi. "Ho deciso che sarebbe irrispettoso e doloroso per me esibirmi. Sono certo che anche tutte le persone che intendono partecipare a questo evento sono scioccate e rattristate" dal massacro, ha scritto in una nota l’artista.

Resta confermata invece la partecipazione alla convention di Donald Trump, del senatore Ted Cruz e del governatore del Texas Gregg Abbott, tutti ferventi sostenitori  del secondo emendamento della costituzione americana sul diritto all'autodifesa.