Economia e finanza

La Bce alza i tassi d'interesse: cosa accadrà alle nostre tasche?

Ripercussioni su mutui e prestiti, ma anche su debito pubblico e turismo

La Bce alza i tassi d'interesse: cosa accadrà alle nostre tasche?
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Inflazione

Dopo oltre dieci anni la Banca centrale europea alza i tassi d’interesse di mezzo punto percentuale, cogliendo di sorpresa anche gli analisti con una stretta monetaria decisa, invece dello 0,25% atteso dai più. 

In quello che è stato definito un quadro economico preoccupante, con l'inflazione che si avvicina pericolosamente alla doppia cifra, l'aumento del costo del denaro avrà ripercussioni dirette sulla vita di cittadini e imprese.

Intanto, i prestiti e i mutui saranno più cari: l'aumento dei tassi della Banca centrale influenza il livello generale dei tassi d'interesse e il livello generale del costo del denaro. Se le banche dell'Eurozona pagheranno un costo maggiore per prendere in prestito denaro dalla Bce, come conseguenza anche i prestiti e i finanziamenti a tasso variabile a imprese e cittadini saranno più costosi. 

Il parametro di riferimento per i mutui a tasso variabile è l'Euribor che, come gli altri tassi di interesse interbancari, è molto sensibile alla variazione del tasso Bce. Inoltre gli incrementi per cittadini e imprese potrebbero essere maggiori in alcuni Paesi, come l'Italia. Un segnale di allarme deriva dall'aumento dello spread tra Btp italiani e Bund tedeschi che misura, in maniera approssimativa, il livello di rischio del Paese. Per i mutui il parametro di riferimento è sì l'Euribor, ma uno spread maggiore indebolisce le banche, che diventano più prudenti a erogare i prestiti o li concedono a tassi più alti.

Mutui a tasso variabile più cari Ansa
Mutui a tasso variabile più cari

Di quanto potrebbero salire le rate dei mutui? In una elaborazione del Codacons sull'aumento dei tassi deciso dalla Bce e i mutui a tasso variabile, si arriva al seguente calcolo: ipotizzando un mutuo da 200 mila euro per l'acquisto di una prima casa a Roma, la rata mensile di un finanziamento a 30 anni - sulla base degli attuali indici Euribor e delle migliori offerte attuali sul mercato - è di 619 euro, rata che passerà a 680 euro al mese qualora l'aumento dei tassi deciso dalla Bce venga interamente traslato sul costo dei finanziamenti. 

In teoria, una maggiore spesa di 61 euro sulla rata mensile e un aggravio sul mutuo di 732 euro l'anno. Seguendo questa logica, con l'aumento dei tassi dello 0,50% trasferito totalmente sul costo del finanziamento, un mutuo a tasso variabile salirebbe in totale di 14.640 euro in caso di finanziamento a 20 anni, di 18.300 euro per un mutuo a 25 anni e di 21.960 euro per un mutuo a 30 anni. Va ovviamente considerato - e lo precisa anche il Codacons - che l'andamento dei tassi variabili subisce modifiche in negativo o in positivo durante la vita del finanziamento, con effetti diversi sulla spesa di chi ha acceso un mutuo.

Veduta esterna Borsa di Milano (Ansa)
Veduta esterna Borsa di Milano

Un altro effetto della decisione della Bce sarà il maggior costo del debito pubblico: se i tassi salgono, gli Stati che emettono titoli di debito per finanziarsi dovranno offrirli con interessi più alti. Questo potrebbe comportare un aggravio della situazione per quei Paesi già molto indebitati, come l'Italia, al netto di interventi della Banca centrale - simili al “Quantitative Easing” caro a Mario Draghi - per tenere bassi gli spread. 

Nel caso dell'Italia, una elevata durata media del debito, pari a circa sette anni, con oltre il 70% a tasso fisso, frena le ripercussioni di un aumento dei tassi e, quindi, dello spread. Altra conseguenza è la perdita di valore delle obbligazioni emesse in precedenza, in quanto meno redditizie di quelle di nuova collocazione e, quindi, meno appetibili sul mercato.

Turismo a Firenze (GettyImages)
Turismo a Firenze

L'aumento dei tassi d'interesse provoca anche un rafforzamento del tasso di cambio dell'euro che, al momento, è più o meno alla pari con il dollaro. Il rafforzamento del dollaro di questi mesi è conseguenza di aumenti dei tassi operata dalla Federal Reserve statunitense: una moneta debole favorisce turismo ed esportazioni ma, al contrario, penalizza quei Paesi che importano molti beni, in particolare materie prime. 

Infine, il rischio generalizzato di una stretta monetaria è la frenata della crescita, dovuta a una contrazione dei consumi e degli investimenti da parte delle imprese. Obiettivo primario della Bce infatti  è il mantenimento della stabilità dei prezzi, ovvero un'inflazione intorno al 2%. Quando l'inflazione sale oltre i limiti di guardia, con tutte le conseguenze che ne derivano, prima tra tutte la perdita di valore dei risparmi, la Banca centrale interviene aumentando il costo del denaro e, di conseguenza, riducendo la disponibilità di moneta in circolazione: così facendo si riducono le spese e la domanda, ma calano anche gli investimenti. D'altro canto, le conseguenze di una inflazione incontrollata possono essere ben più gravi