Motivi tecnici o censura?

Il film horror di Winnie the Pooh non uscirà nei cinema di Hong Kong

L'orsacchiotto della Disney è il simbolo dell'opposizione al presidente cinese. E, per i social, gli somiglia moltissimo...

Il film horror di Winnie the Pooh non uscirà nei cinema di Hong Kong
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Il film horror "Winnie the Pooh: Blood and Honey"

Gli abitanti di Hong Kong continueranno a dormire sonni tranquilli. Il film horror "Winnie the Pooh: Blood and Honey" non sarà infatti proiettato nelle sale dell'ex colonia britannica e neanche a Macao. 

Lo ha annunciato su Facebook il distributore VII Pillars Entertainment che ha "profondo rammarico", ma non ha menzionato la causa del cambiamento di programma.

Sospetti di censura

Il film è ben lontano dagli adattamenti Disney e dello studio sovietico Soyuzmultfilm che hanno reso popolare il personaggio di storie per bambini, creato dal britannico Alan Alexander Milne, da entrambi i lati della cortina di ferro. Si tratta infatti di una rivisitazione “horror” ad opera di Rhys Frake-Waterfield, resa possibile dal trasferimento dei diritti al pubblico dominio, uscita a febbraio negli Stati Uniti. 

Prodotta a basso costo e destinata a un'uscita nelle sale molto modesta, si è trasformata con il passaparola in un fenomeno tale da essere proiettata in tutto il mondo. O quasi.

Anche se il governo di Hong Kong ha dichiarato di aver rilasciato tutti i permessi necessari, la cancellazione della proiezione in anteprima di "Blood and Honey" per non meglio precisati “motivi tecnici” ha destato non pochi sospetti di censura. O meglio. è stato interpretato come un segno della crescente autocensura di Hong Kong sotto la pressione di Pechino, anche in campo artistico e culturale. 

Il mancato via libera delle autorità alla proiezione potrebbe avere a che fare con una legge approvata nel 2021 dal territorio cinese che vieta la proiezione di film che "incoraggiano attività che potrebbero mettere a repentaglio la sicurezza nazionale", insomma uno dei (tanti) giri di vite di Pechino sull'ex colonia britannica.

Non è la prima volta che il celebre personaggio ha incontrato censure in Cina. Negli ultimi anni infatti Winnie the Pooh è diventato, a Hong Kong, un simbolo dell'opposizione al presidente cinese. I peluche e i fumetti dell'orsetto amante del miele sono spesso i protagonisti involontari di slogan, poster e manifestazioni pro democrazia.

Winnie the Pooh accostato a Xi Jinping dai manifestanti a Hong Kong Getty
Winnie the Pooh accostato a Xi Jinping dai manifestanti a Hong Kong

Dal Bosco dei cento acri a Hong Kong

Come ha fatto l'orsacchiotto di Milne, abitante del tranquillo bosco dei cento acri, a diventare il protagonista di così tante manifestazioni di piazza a Hong Kong? Tutto nasce dalla sua “presunta” somiglianza con Xi Jinping. Il presidente cinese è stato caricaturizzato come Winnie the Pooh per la prima volta dopo una celebre passeggiata con l'allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama (nei panni di Tigro), nel 2013.

Xi Jinping- Barack Obama come Winnie The Pooh e Tigro Ansa
Xi Jinping- Barack Obama come Winnie The Pooh e Tigro

Un'immagine divertente che però destò l'attenzione sia della censura che dei manifestanti. L'anno seguente un altro fotomontaggio fece il giro dei social cinesi: questa volta a essere oggetto di parodia fu l'incontro tra Xi Jinping e Shinzo Abe rappresentati rispettivamente nei panni di Winnie the Pooh e l'asinello Ih Oh.

La censura cinese intervenne vietando le ricerche dell'orso sui social media, ma ormai la caricatura era diventata di dominio mondiale. Nel 2018 furono bloccate per un mese in Cina le trasmissioni di HBO dopo uno sketch in cui il comico John Olivier citava le accuse di violazioni dei diritti umani da parte del governo cinese scherzando sulla sua somiglianza con l'orsacchiotto Disney. Nello stesso anno Pechino vietò la distribuzione nelle sale del film "Christopher Robin", ispirato ai personaggi di Winnie the Pooh.

Xi Jinping-Winnie The Pooh Getty
Xi Jinping-Winnie The Pooh

Il paragone tra Winnie the Pooh e Xi Jinping è anche uno dei “cavalli di battaglia” dell'ex segretario di Stato Usa, Mike Pompeo che recentemente ha postato su Twitter un video dell'orsacchiotto che si libra in cielo attaccato a un palloncino. Un chiaro riferimento all'incidente diplomatico del pallone spia cinese abbattuto dagli Stati Uniti al largo delle coste del South Carolina. 

Qualche anno fa un altro post di Pompeo era diventato virale: in una foto si vedeva il suo cane giocare con un pupazzo di Winnie the Pooh. L'ex segretario negò qualsiasi accusa, ma la discussione continuò a lungo sui social.