Balcani

Calma tesa in Kosovo. Mosca incolpa la Nato, Kfor: "No a false narrazioni"

L'Alleanza rafforza il contingente. Cinque arresti tra i serbi scesi in strada vergando "Z" a spray su muri e veicoli. Crosetto: "I nostri soldati stanno bene". Tajani: "Ho invitato alla calma". Oggi nuove proteste, per ora pacifiche

Calma tesa in Kosovo. Mosca incolpa la Nato, Kfor: "No a false narrazioni"
EPA/GEORGI LICOVSKI via Ansa
Soldati KFOR davanti al municipio di Zvecan, Kosovo, all'indomani degli scontri

Questa mattina sono riprese le proteste della minoranza serba residente in Kosovo davanti ai municipi di quattro località del nord del paese contro l'insediamento dei sindaci di etnia albanese eletti nel voto locale di aprile. Per ora non si sono registrate nuove tensioni. Ma bruciano ancora le ferite di ieri, con gli scontri tra i dimostranti, la polizia kosovara e i militari della Kosovo Force (Kfor), la missione di stabilizzazione della Nato iniziata nel 1999 su mandato delle Nazioni Unite.

 Il bilancio è di una cinquantina di feriti tra i manifestanti serbi e 30 nelle file della Kfor, 11 militari italiani e 19 ungheresi, non in pericolo di vita. "I nostri soldati per fortuna stanno bene, i due che hanno avuto ferite più gravi sono in ottimi ospedali ed è in corso l'operazione, 3 sono già tornati al lavoro, gli altri 9 sono nell'infermeria italiana per cui abbiamo rassicurato le famiglie", ha detto oggi il ministro della Difesa, Guido Crosetto. 

L'Alleanza atlantica oggi ha disposto il dispiegamento delle Forze di Riserva Operativa (Orf) per i Balcani occidentali: "Il dispiegamento di ulteriori forze Nato in Kosovo è una misura prudente per assicurare che la Kfor abbia le capacità necessarie per mantenere la sicurezza in conformità con il mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite", ha dichiarato l'ammiraglio Stuart B. Munsch, comandante dell'Allied Joint Force Command di Napoli, "a un ulteriore battaglione multinazionale di forze di riserva - ha proseguito - è stato ordinato di ridurre lo stato di prontezza all'impiego da quattordici a sette giorni, per essere pronti a rinforzare la Kfor se necessario. Il comando di Napoli sta monitorando attentamente la situazione in Kosovo e continuerà a coordinarsi con la Kfor per assicurarsi che disponga di tutte le capacità e le forze necessarie per garantire in modo imparziale un ambiente sicuro e la libertà di movimento di tutte le comunità".

Sono stati arrestati cinque dimostranti serbi con l'accusa di violenze contro i militari della Kfor. Tre di loro sono stati rilasciati con regolare procedura mentre gli altri due restano in custodia cautelare. 

Secondo i media locali, i nuovi sindaci di Zvecan e Zubin Potok non intendono raggiungere oggi i loro uffici nelle rispettive sedi municipali ma dovrebbero svolgere la loro attività in sedi distaccate situate in centri vicini. Il sindaco di Leposavic sembra sia rimasto bloccato ieri nella sede del Municipio, dove avrebbe trascorso la notte. La Kfor avrebbe messo in sicurezza la sede comunale di Zvecan.

Molti osservatori sottolineano che a scendere in strada sono state frange estreme della popolazione serba e simpatizzanti della Russia di Putin, come dimostrerebbero le foto di muri e veicoli vergati a spray con le “Z” simbolo dell'invasione dell'Ucraina.

E Mosca non ha tardato a farsi sentire: la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha accusato stamattina la Nato di avere agito in modo "non professionale", provocando "una violenza non necessaria" e una "escalation" della situazione. L'Occidente deve mettere fine alla sua "falsa propaganda" sul Kosovo - ha aggunto - e "smettere di imputare gli incidenti in Kosovo ai Serbi disperati che pacificamente, e senza armi in mano, cercano di difendere i loro legittimi diritti e libertà". 

Intanto, si diffonde soprattutto sui media in lingua albanese la notizia secondo la quale mercenari del gruppo paramilitare russo Wagner sarebbero in viaggio verso il Kosovo. L'ha riferita l'ong israliana Terror Alarm, citando non meglio specificati canali Telegram riconducibili alla compagnia di Prigozhin. Non è possibile una conferma indipendente di queste affermazioni.

Il capo della politica estera dell'Unione europea Josep Borrell ha condannato gli scontri di lunedì, parlando di violenze inaccettabili. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha detto a Rai Radio 1 di aver parlato con il presidente serbo Aleksandar Vucic e con il premier kosovaro Albin Kurti nella tarda serata di lunedì, invitando "tutti alla calma... abbandonate la violenza". 

"Entrambe le parti devono assumersi la piena responsabilità di ciò che è accaduto e prevenire qualsiasi ulteriore escalation, piuttosto che nascondersi dietro false narrazioni", ha affermato il comandante italiano della Kfor, il Generale Angelo Michele Ristuccia.

"In una democrazia non c'è posto per la violenza fascista, nessun appello dalla votazione alla pallottola", ha detto il primo ministro del Kosovo Albin Kurti. Il presidente del Kosovo Vjosa Osmani ha affermato che le bande criminali, sostenute da Vucic, mirano a destabilizzare il Kosovo e l'intera regione.

Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha chiesto a Usa, Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia, di "adottare con urgenza misure adeguate al fine di garantire la sicurezza dei serbi del Kosovo, presupposto per ogni ulteriore negoziato con i rappresentanti del Kosovo". È quanto si legge in un comunicato diffuso dalla presidenza a Belgrado al termine di un incontro con gli ambasciatori dei cinque paesi. La dirigenza di Pristina, ha detto Vucic, deve ritirare al più presto dal nord le forze della polizia speciale kosovara, insieme ai sindaci "illegittimi" eletti nel voto farsa del 23 aprile scorso. "Spero che riuscirete a riportare alla ragione (il premier kosovaro Albin) Kurti inducendolo a ritirare dal nord le sue forze di polizia e i sindaci", ha detto il presidente, che ha espresso grande insoddisfazione e forte preoccupazione per il fatto che parte della comunità internazionale continui a tollerare le azioni unilaterali di Pristina che portano alla violenza contro la comunità serba.

I serbi non hanno mai accettato la dichiarazione di indipendenza del Kosovo dalla Serbia del 2008 e considera ancora oggi Belgrado la propria capitale. Oltre il 90% della popolazione del Kosovo è di etnia albanese, ma i serbi che abitano del nord del paese hanno chiesto a lungo l'attuazione di un accordo del 2013 mediato dall'Ue per la creazione di un'associazione di comuni autonomi nella loro area. Si sono rifiutati di prendere parte alle elezioni locali di aprile e i candidati di etnia albanese hanno vinto i sindaci in quattro comuni a maggioranza serba - tra cui Mitrovica settentrionale - con un'affluenza alle urne del 3,5%.

Il conflitto era scoppiato nel 1998 quando i separatisti di etnia albanese si sono ribellati contro il governo di quella che si chiamava ancora Jugoslavia, pur unendo solo Serbia e Montenegro, dopo le secessioni di Slovenia, Croazia, Bosnia e Macedonia del Nord. Belgrado rispose alla ribellione kosovara con una brutale repressione. Morirono circa 13.000 persone, per lo più di etnia albanese. L'intervento militare della Nato nel 1999 alla fine costrinse i serbi a ritirarsi dal territorio. Stati Unitie la maggior parte dei paesi dell'Ue hanno riconosciuto il Kosovo come stato indipendente, ma Serbia, Russia e Cina no.