Vaticano

Zuppi: "La guerra macchina di morte fratricida, il popolo ucraino anela alla pace"

"La Chiesa un popolo grande, che accoglie tutte le etnie" ha ricordato il cardinale presidente della Cei, durante la messa per la chiusura della 77esima Assemblea Generale della Cei. Poi a margine ha parlato della missione di pace in Ucraina

"Coraggio e unità": sono queste le due parole chiave, secondo il cardinale presidente della Cei, Matteo Maria Zuppi. "Il coraggio che solo l'amore può generare in noi, per ascoltare, discernere e decidere per Dio e per il bene della Chiesa; e l'unità. Cioè pensarsi insieme, a tutti i costi, non uguali, anzi ancora più diversi perché finalmente e liberamente se stessi perché in relazione gli uni agli altri. L'unità è santa e non a caso è sempre legata alla pace, perché la guerra inizia quando si accetta la divisione", ha sottolineato l'arcivescovo di Bologna nella sua omelia, nella Basilica di San Pietro, in occasione della 77esima Assemblea Generale della Cei che si chiude oggi in Vaticano.   

Il presidente della Cei è stato recentemente incaricato da Papa Francesco di mediare per il raggiungimento della difficile pace in Ucraina. "Veniamo tutti dalle nostre tante Emmaus - ha sottolineato Zuppi - e portiamo con noi la tristezza di quei pellegrini con il cuore gonfio di disillusione, ferito, aggressivo e amaro perché le speranze erano finite. Tra questi, il cui volto e vicenda portiamo nel cuore, ricordo l'angoscia che grava nell'anima del popolo ucraino che anela alla pace e quanti piangono qualcuno che non è tornato più, inghiottito dalla macchina di morte fratricida che è la guerra". 

La missione di pace è "in accordo con la Segretaria di Stato. Non è strano, sarebbe strano il contrario, come altre esperienze formali ed informali del passato", ha detto Zuppi nella conferenza stampa in Vaticano. La missione - ha detto il cardinale - deve "contribuire ad allentare le tensioni del conflitto in Ucraina" rispetto al quale c'è un coinvolgimento del Papa "fino alle lacrime".  

Stamane in chiusura dell'Assemblea ha parlato del pessimismo come "veleno pericoloso" che "può essere accompagnato da giudizi intelligenti ma che diventa sempre indifferenza. Tutto può cambiare e niente è impossibile a chi crede".   Poi il cardinale ha ricordato: "Il Vangelo non ha confini. E chi è pieno del Vangelo è libero dai confini, non perché dilata il suo io come avviene pericolosamente nel mondo, ma perché ama e non ha paura di cercare nuove terre, anche quelle non ancora esplorate da nessuno, anche quelle che potrebbero dimostrarsi ostili. Il Vangelo ci fa sentire a casa ovunque e tutto è reso da lui casa".

“La Chiesa accoglie tutte le etnie, popolo santo di Dio”

Nell'omelia l'arcivescovo ha poi parlato dell'esperienza del Cammino sinodale. "Essere qui, al termine di quasi due anni di Cammino sinodale, è una grande emozione che ci sintonizza di nuovo con i fratelli e le sorelle e con Questa Madre Chiesa che tutti ci accoglie e continua a generarci a figli. Come i due di Emmaus anche noi troviamo Pietro che conferma la nostra fede. Troviamo un popolo grande, che accoglie tutte le etnie perché popolo santo di Dio. Un popolo - ha aggiunto Zuppi -, ma sempre una famiglia che ci chiede di vivere con lo stile e i sentimenti della famiglia, non da funzionari anonimi, anche zelanti ma con il cuore e gli affetti da un’altra parte o ridotti solo al proprio protagonismo o ruolo. Questa è la casa di un Padre che ricorda sempre che tutto quello che è suo è nostro, e anche viceversa, che tutto ciò che hai diventa davvero tuo proprio perché insieme. Solo un cuore largo e cattolico ci aiuta da misure avare e paurose e a scoprire e riscoprire il mondo senza confini. Il mondo inizia sempre da ogni persona, da un incontro, scoprendola nella sua grandezza e unicità, amandola perché non è un’isola e non lo sia".