Intercettazioni reali

Il principe Harry testimone al processo: "Io in una spirale discendente a causa dei tabloid"

Il secondogenito di re Carlo III risponde ai legali del Mirror Group Newspapers che lui accusa di averlo intercettato illegalmente. E' la prima volta che un reale compare personalmente in un procedimento giudiziario da oltre un secolo

Oggi tocca al principe Harry. Il duca di Sussex è il primo reale da oltre un secolo a sedere sul banco dei testimoni nel processo da lui stesso intentato - insieme ad altri vip - contro il Mirror Group Newspapers (Mgn), il gruppo editoriale del tabloid Mirror, accusato di averlo intercettato illegalmente nel periodo compreso fra il 1995 e il 2011.

Al suo arrivo all'Alta corte, è apparso rilassato, a tratti sorridente, mentre in giacca e cravatta scendeva da una Range Rover e percorreva i pochi metri fino all'ingresso del tribunale per incontrare il suo team di legali. Ha ignorato i tanti operatori tv e fotografi assiepati dietro le transenne che chiedevano un commento preparandosi per una giornata per lui molto importante nella sua 'crociata' contro la stampa popolare britannica. Il principe ‘ribelle’, sotto giuramento, dovrà affrontare anche il controesame degli avvocati difensori dei vertici aziendali del Mirror e di quelli dei responsabili giornalistici del periodo al centro dell'azione legale.

La stampa attende l'udienza delle intercettazioni telefoniche e del caso privacy del principe Harry (GettyImages)
La stampa attende l'udienza delle intercettazioni telefoniche e del caso privacy del principe Harry

Harry: “Io in una spirale discendente”, poi attacca il Governo

“Chiamatemi principe Harry”. Dopo il giuramento, il Duca di Sussex, cui la Corte si rivolge inizialmente come “Sua Altezza reale”, acconsente a essere chiamato così.

Il primo colpo di scena è contenuto nella nota scritta di 55 pagine che accompagna la sua testimonianza: Harry - che ha avviato una battaglia riguardante il modo in cui viene protetto quando si trova nel Regno Unito - paragona lo stato del governo a quello della stampa, rompendo ogni tradizionale convenzione e entrando in un territorio, quello della politica, che la monarchia evita sempre accuratamente. 

"Il nostro Paese è giudicato nel mondo intero in base allo stato della nostra stampa e del nostro governo, che entrambi - credo - abbiano toccato il fondo". 

"La democrazia fallisce quando la stampa non riesce a controllare e richiamare alle sue responsabilità il governo, e invece sceglie di conviverci in modo da avere garantito lo status quo". 

Poi parla della sua vita e dell'influenza dei media sulla sua serenità. La sua decisione di trasferirsi in California con la moglie Meghan Markle, si legge nella nota, è stata “in gran parte dovuta alla costante intrusione, all'incitamento all'odio e alle molestie da parte della stampa scandalistica in ogni aspetto della nostra vita privata, che ha avuto un effetto devastante impatto sulla nostra salute mentale e sul nostro benessere”. "Eravamo anche molto preoccupati per la sicurezza e l'incolumità di nostro figlio", aggiunge Harry.

“Da adolescente e poco più che ventenne, ho finito per sentirmi come se stessi giocando a molti dei titoli e degli stereotipi che volevano addossarmi principalmente perché pensavo che, se stavano stampando questa spazzatura su di me e la gente ci credeva, forse potevo davvero comportarmi in quel modo".

“Era una spirale discendente, per cui i tabloid cercavano costantemente di convincere me, un giovane 'danneggiato', a fare qualcosa di stupido per scrivere una bella storia e vendere un sacco di giornali”, continua. “Ripensandoci ora, tale comportamento da parte loro è stato assolutamente vile”.

L'ingerenza della stampa nelle relazioni private

Nella deposizione il principe sostiene che la stampa ha ripetutamente cercato di rompere le sue relazioni e continua a cercare di distruggere il suo matrimonio oggi.

"Semplicemente non capisco (e non ho mai capito) come i dettagli intimi e privati delle mie relazioni... possano avere qualcosa a che fare con il benessere della società o la gestione del paese e quindi essere di pubblico interesse".

Poi spiega quando ha iniziato a sospettare di essere stato vittima di hacking telefonico.

“I tabloid pubblicavano regolarmente articoli su di me che erano spesso sbagliati ma intervallati da frammenti di verità, che ora penso siano stati molto probabilmente raccolti dall'intercettazione di messaggi vocali e/o dalla raccolta illegale di informazioni”.

"I miei messaggi vocali includevano informazioni incredibilmente private e sensibili sulle mie relazioni, la mia sicurezza operativa e quella della mia famiglia [e negli anni successivi] il mio lavoro sia nell'esercito che come membro anziano della famiglia reale", si legge nella nota.

Nella sua testimonianza, il principe Harry afferma di ricordare distintamente incidenti che, dice, col senno di poi, ha capito che potevano essere ricondotti a tentativi di intercettazioni.

"Sentivo per la prima volta un messaggio vocale che non era nuovo, a volte il simbolo che mi notificava il messaggio spariva prima che avessi la possibilità di ascoltare il messaggio vocale.

“Spero di porre fine a questa follia”

La Corte chiede spiegazioni per una frase contenuta nella deposizione:  "Quanto sangue ancora macchierà le loro dita che scrivono prima che qualcuno possa porre fine a questa follia".

Il principe Harry risponde che sta parlando di giornalisti "responsabili di aver causato molto dolore" e alla domanda se è qui per "porre fine a questa follia", risponde: "Questa è la mia speranza".

Harry risponde alle domande

Nel frattempo, in tribunale, l'avvocato che rappresenta i giornali del Mirror Group sta interrogando il principe Harry. Andrew Green inizia facendo riferimento alle scuse dell'editore nei suoi confronti – ascoltate in precedenza in tribunale – per un caso di attività illegale al fine di ottenere informazioni sul principe.

Si tratta dell'ingaggio di un investigatore privato da parte di un giornalista di The People, tabloid del Mirror Group, di raccogliere illegalmente informazioni sulle attività di Harry al nightclub Chinawhite in una notte del febbraio 2004. L'articolo non è però tra quelli rivendicati dal principe.

Green dice anche che gli spetteranno scuse più ampie se il giudice riterrà che il gruppo di giornali sia responsabile di ulteriori atti di raccolta illegale di informazioni.

Il pluripremiato avvocato, che rappresenta il Mirror Group Newspapers in questo caso, è specializzato in diritto commerciale ed è stato descritto da uno dei suoi ex clienti come "una bestia in tribunale". "È un avversario da temere, con uno stile di corte incisivo e aggressivo", dice la testimonianza sul sito web di The Legal 500. 

Green interroga il principe sulla sua "ostilità" nei confronti della stampa. "Non è forse antecedente rispetto alla scoperta che i tabloid stavano usando metodi illegali per raccogliere informazioni su di lui?, dice.

"Ho sperimentato l'ostilità della stampa da quando sono nato", risponde Harry, raccontando di aver sempre vissuto nella percezione che amici, colleghi sapessero sempre ciò che veniva scritto su di lui e che gli articoli avessero orientato il loro comportamento nei suoi confronti, fino a causargli "dolore e sconvolgimento e anche, inavvertitamente, morte".

Il processo

Quella contro il Mirror è una delle tre azioni legali avviate dal duca assieme ad altri vip contro altrettanti gruppi editoriali titolari dei tre principali tabloid scandalistici del Regno (Mgn, Associated Newspapers, News Group Newspapers) tutti accusati di spionaggio, intercettazioni illegali e violazione della privacy nell'ambito di vicende che in parte risalgono a diversi anni fa. 

In questo caso la querela prende di mira direttamente i vertici aziendali e alcuni ex direttori del Mirror (che negano o almeno sfidano il principe a presentare le prove in suo possesso), tra cui il controverso Piers Morgan, direttore del tabloid, dal 1995 al 2004, adesso anchorman televisivo: Harry e Meghan lo considerano il nemico numero uno.

Oltre al figlio più giovane di re Carlo III, fra i querelanti figurano il cantante Elton John e il suo compagno David Furnish, le attrici Liz Hurley e Sadie Frost, oltre a Doreen Lawrence, la madre di Stephen Lawrence, vittima di un omicidio razzista nel 1993.

Nel processo in corso, apertosi presso l'Alta Corte di Londra il mese scorso, Harry e gli altri querelanti accusano l'editore del Mirror di aver utilizzato mezzi illeciti per raccogliere informazioni, tra cui l'hackeraggio di messaggi telefonici, tra il 1995 e il 2001. In particolare, Daily Mirror, Sunday Mirror e The People avrebbero approfittato di una falla nella sicurezza dei telefoni per accedere ai suoi messaggi vocali e ascoltare quelli ricevuti da amici e familiari.

Il gruppo Mirror Group Quotidiani (Mgn) ha ammesso all'inizio del processo nelle sue conclusioni scritte "alcune prove" di raccolta illegale di informazioni e ha rilasciato scuse "senza riserve" e promesso che questa situazione "non si sarebbe mai più verificata". 

L'avvocato dell'editore, Andrew Green, ha invece respinto le accuse di intercettazione di messaggi vocali e accantonato alcune accuse, giudicate “tardive” perché risalenti a un'epoca in cui il gruppo aveva altri capi. 

"Non ci sono prove di hackeraggio, 'Zilch, Zero, Nil, de Nada, Niente, Nothing'", ha ribadito ieri, nel giorno dedicato a sentire gli avvocati delle parti. 

I legali hanno detto al giudice che possono dimostrare che, nella stragrande maggioranza dei casi, le notizie che pubblicavano erano semplicemente frutto dei buoni agganci dei loro giornalisti con l'entourage di Buckingham Palace.

Invece, David Sherborne, il legale del principe, ha raccontato che Harry ebbe pesanti attacchi di "depressione" dopo la rottura con una delle sue fidanzate storiche, Chelsy Davy: i due ragazzi si sentivano accerchiati tanto che cominciarono a sospettare degli amici e la loro cerchia di relazioni divenne giorno dopo giorno più ristretta. Ma a un certo punto Chelsy decise che era troppo, che l'intrusione dei media era tale che "la vita nella Casa reale non era per lei": Harry "era poco più di un bambino", all'epoca aveva 19 anni, e la separazione fu "straordinariamente dura" per lui.

Insomma, i toni sono apparsi forti fin dall'inizio con gli avvocati di Mgn particolarmente agguerriti e irritati dall'assenza del duca di Sussex che con la sua assenza avrebbe provocato “una inutile perdita di tempo”.

L'avvocato del principe Harry, David Sherborne Ap
L'avvocato del principe Harry, David Sherborne

La prima volta di un reale al banco dei testimoni da oltre un secolo

Harry era atteso nell'aula dell'Alta Corte già ieri poiché il giudice si era riservato di decidere, in base all'andamento dell'udienza, se anticipare la sua testimonianza prevista per oggi. Si è però trattenuto più del previsto in California, dove adesso risiede, per festeggiare il secondo compleanno della figlia Lilibet

Il giudice Fancourt si è detto "sorpreso" quando l'avvocato del duca di Sussex, David Sherborne, ne ha comunicato l'assenza spiegando anche che il suo cliente appartiene a una "categoria diversa" a causa dei suoi "accordi di viaggio e sicurezza". 

Quella di oggi non è la prima apparizione di Harry in una causa contro i tabloid, da sempre suoi nemici giurati, accusati a più riprese di aver avuto un ruolo nella morte della madre Diana in un tragico incidente d'auto, proprio mentre sfuggiva ai paparazzi, e indicati anche come causa del suo trasferimento negli Stati Uniti con la moglie Meghan alla ricerca di una vita “più tranquilla”

Era già successo a marzo nell'ambito di un'azione legale separata intentata contro l'editore del Mail. Ma è la prima volta di una testimonianza resa direttamente dal reale - in quanto supposta parte lesa - da oltre un secolo: il precedente storico è quello riguardante Edoardo VII, che testimoniò in un processo per diffamazione nel 1890 prima di diventare sovrano. 

Principe Harry alla corte di Londra 6/06/23 Getty
Principe Harry alla corte di Londra 6/06/23

La battaglia del principe Harry contro i tabloid

In questo processo il principe affronta il controesame degli avvocati difensori dei vertici aziendali del Mirror e di quelli dei responsabili giornalistici dell'epoca che tenteranno in ogni modo di minare la sua credibilità. Testimoniare di persona nasconde dei rischi: sicuramente non è una delle interviste a cui il principe è abituato, "non è come rispondere alle domande di Oprah Winfrey", ha detto un commentatore.    

E' probabile che nel corso delle udienze il duca di Sussex debba rispondere a domande anche su fatti molto personali, sulle sue relazioni, sulle sue fidanzate, sulla madre Diana e su Meghan. 

"Harry non dovrebbe essere lì', la sua posizione potrà solo essere danneggiata, qualunque sia il risultato", ha commentato lo storico Sir Anthony Seldon. E non è neppure scontato il risultato in caso di vittoria, perché il mondo dei media è profondamente cambiato da quando accadevano i fatti denunciati. 

Venti anni fa, il Daily Mirror vendeva 2 milioni di copie al giorno, oggi sotto le 300mila, incalzato dai social media. Harry potrebbe anche dover essere costretto pagare una montagna di soldi (se non ha firmato un accordo del tipo "no win no fee" con il suo team legale) e scatenare i giornali britannici, che probabilmente lo prenderanno ancora più di mira se il verdetto non si pronuncerà a suo favore. 

Forse hanno già cominciato a giudicare dalle voci di dissapori tra il principe e la moglie Meghan, dati addirittura sull'orlo del divorzio. Lei è rimasta in California anche stavolta, per la terza volta in pochi mesi. Lui porta avanti la sua battaglia contro la stampa britannica cui ha dedicato interviste, un libro di memorie e avviato ben tre processi (gli altri due sono contro il Daily Mail e il giornale del gruppo Murdoch). Anche da solo.