Una protesta a supporto del leader dell'opposizione

Milano: aggredito il Console Generale del Senegal e saccheggiato l'edificio consolare

Nel paese africano l’ondata di violenza degli ultimi giorni ha causato 16 morti e 500 arresti

Milano: aggredito il Console Generale del Senegal e saccheggiato l'edificio consolare
Tgr Lombardia
Saccheggiato consolato del Senegal a Milano

Momenti di tensione stamani davanti al Consolato del Senegal di viale Certosa a Milano. Manifestanti si sono scontrati durante le proteste legate a quanto sta accadendo nel Paese africano. E’ stato aggredito il Console Generale Mamadou Lamine Diouf. 

Sono intervenuti carabinieri e polizia locale. Intanto l’edificio del consolato è stato saccheggiato e c’è stato un principio di incendio.

La protesta ha voluto portare solidarietà al leader del partito di opposizione Pastef, Ousmane Sonko, arrestato con l’accusa di «disturbo dell’ordine pubblico» e condannato a due anni per corruzione minorile. Erano presenti circa 40 persone che hanno sostato per tutto il tempo a ridosso dell’ingresso del Consolato, esponendo la bandiera senegalese e alcuni cartelli contro l'attuale presidente Macky Sall e il governo francese, considerato la principale causa dell’odierna crisi economica del Senegal. 

L’ondata di violenza degli ultimi giorni in Senegal ha causato 16 morti, 500 arresti. Il governo, che ha accusato i sostenitori di Sonko di "vandalismo e banditismo", ha limitato l'accesso ai social media e ha deciso di interrompere "temporaneamente" l'accesso a Internet per i telefoni cellulari, affermando che venivano condivisi "messaggi odiosi e sovversivi".

La Croce Rossa ha dichiarato di aver soccorso 357 manifestanti feriti, tra cui una donna incinta, e 36 membri delle forze di difesa e di sicurezza che sono rimasti coinvolti nello scoppio dei disordini. In totale, 78 feriti gravi sono stati portati in centri sanitari.

Già nel marzo 2021 a Dakar c’erano stati gravi scontri dopo l’arresto di Sonko. La violenza, in quel caso, aveva colpito i simboli della presenza francese, dalle stazioni di servizio della Total ai supermercati della catena Auchan. Scontri e manifestazioni che erano estranee al paese considerato uno degli stati democratici del continente africano. Ma, in effetti, analizzando meglio le dinamiche sviluppatesi negli ultimi anni il paese aveva intrapreso quella che l’intellettuale senegalese Felwine Sarr ha definito “lenta discesa” verso “l’indebolimento e l’erosione delle conquiste democratiche senegalesi”. 

E gli scontri sia del 2021 che quelli sono il segno di un forte malcontento. Nel 2012 la società civile si era mobilitata contro il tentativo del presidente Abdoulaye Wade di farsi eleggere per un terzo mandato, vietato dalla costituzione.

Il successore di Wade, Macky Sall, ora è alla conclusione del suo secondo mandato e sembra voler cedere alla tentazione di continuare a governare, aumentando così il sospetto e la tensione in un paese sempre più politicizzato. E l’eliminazione di Sonko dalla corsa elettorale rafforza il timore che l’attuale presidente voglia imporsi con la forza.

Quello che si attende di capire è cosa succederà al capo dell’opposizione (Pastef -Patrioti africani del Senegal per il lavoro, l’etica e la fratellanza) si trova agli arresti domiciliari, sorvegliato dalla polizia. Se sarà prelevato per scontare la pena in carcere, le violenze potrebbero esplodere nuovamente.