Seconda giornata di lavori del summit

Vertice Ue-Celac, chiusura senza unanimità su Ucraina. Meloni: "pace non si confonda con invasione"

Il vertice, svoltosi ieri e oggi a Bruxelles, si è concluso dopo un'estenuante trattiva con una dichiarazione non approvata al Nicaragua. Nel testo, sulla guerra in Ucraina, cancellata la parola "condanna" a favore della più blanda "preoccupazione"

Vertice Ue-Celac, chiusura senza unanimità su Ucraina. Meloni: "pace non si confonda con invasione"
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Summit a Bruxelles

È stato un vertice caratterizzato dallo stallo e dalle tensioni quello tra Ue e Celac,  a otto anni dall'ultima volta. I leader dell'Unione europea, dell'America Latina e dei Caraibi si sono ritrovati a Bruxelles, ma non sono mancate le frizioni tra i 48 capi di Stato e di governo dei due continenti, nonostante un nuovo piano di investimenti da 45 miliardi di euro lanciato dalla Commissione europea.

Da una parte si è registrato lo sforzo degli Stati Ue - trascinati da Polonia e Baltici - di strappare la più ferma condanna contro l'invasione russa e dall'altra, la reticenza se non la contrarietà di diversi Stati dell'America Latina - guidati dal Nicaragua ma fiancheggiati anche dal Brasile - a puntare il dito contro Mosca.  

Il vertice, svoltosi ieri e oggi a Bruxelles, alla fine si è concluso dopo un'estenuante trattiva con una dichiarazione in 41 paragrafi che è stata "approvata da tutti i paesi membri, con una sola eccezione, a causa del disaccordo su un paragrafo", come si legge in una nota a pié di pagina alla fine del testo. Il paese in questione è il Nicaragua, e il suo disaccordo riguarda il paragrafo 15 sulla "guerra contro l'Ucraina", che è stato approvato invece dagli altri 59 paesi, 32 della Celac e i 27 dell'Ue.

Il testo comincia con l'espressione della "profonda preoccupazione" (invece che della "condanna" come avrebbe voluto l'Ue) per "la guerra in corso contro l'Ucraina". Un guerra, continua il paragrafo senza mai menzionare esplicitamente la Russia, "che continua a causare immense sofferenze umane e sta esacerbando le fragilità esistenti nell'economia globale, limitando la crescita, aumentando l'inflazione, interrompendo le catene di approvvigionamento, aumentando l'insicurezza energetica e alimentare e aumentando i rischi per la stabilità finanziaria".

Una formula che è stata accettata da tutti tranne il Nicaragua. Quanto basta per fare dire al presidente del Consiglio, Charles Michel, e alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che il risultato è stato ottenuto e il messaggio dovrebbe essere arrivato. Pedro Sanchez, premier della Spagna e presidente di turno dell'Ue, ha saltato la conferenza stampa per rientrare in tempo per un comizio elettorale a San Sebastian.

Lula da Silva: "Rifiutiamo con veemenza l'uso della forza per risolvere le controversie"

Nella due giorni il presidente brasiliano, Inacio Lula da Silva, non aveva mancato di ripetere "il rifiuto dell'uso della forza". Lula ha definito, durante la prima giornata di lavori, il conflitto in Ucraina "una conferma che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non risponde alle attuali sfide alla pace e alla sicurezza" e, davanti ai leader Ue, ha espresso la sua contrarietà al finanziamento della guerra.    

"Rifiutiamo con veemenza l'uso della forza per risolvere le controversie", ha tuonato Lula, ricordando che il Brasile "sostiene le iniziative promosse da diversi Paesi e regioni a favore di una cessazione immediata delle ostilità e di una pace negoziata". Ma non ha mancato di criticare le sanzioni, l'arma più potente in mano all'Unione europea contro la Russia. 

Meloni: “La parola pace non può essere confusa con la parola invasione”

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha avuto parole nette nel suo intervento in plenaria. "Ho sentito qui diversi parlare di pace. Penso però che dobbiamo dare alle parole il giusto significato che hanno: la parola pace non può essere confusa con la parola invasione perché pace e invasione sono due concetti molto diversi, su questo bisogna essere franchi. E se qualcuno ritiene di poter confondere queste due parole non si rende conto che un mondo nel quale non dovesse più esistere il diritto internazionale, un mondo nel quale chi è militarmente più forte può liberamente invadere il suo vicino non sarà mai un mondo di pace. Sarà semplicemente un mondo nel quale vige la legge del più forte, questo può convenire a chi è forte, per carità, ma decisamente non conviene a tutti gli altri", ha ammonito.

Ne è dimostrazione la scelta della Russia - condannata in modo unanime - di non prorogare l'iniziativa per permettere l'esportazione del grano ucraino attraverso il Mar Nero. "Io credo non solo che la guerra in Ucraina sia una nuova guerra coloniale ma credo anche che sia una guerra fatta contro i più deboli e lo vediamo anche con il mancato rinnovo dell'accordo sul grano che è sempre volontà della Russia, segnale chiaro sul quale credo che tutti debbano interrogarsi perché usare la materia prima che sfama il mondo come un'arma è un'offesa nei confronti dell'umanità".     

Paragrafo Ucraina a parte, gli esiti del summit che non si teneva da otto anni sono ritenuti soddisfacenti. "Non abbiamo mai potuto portare a casa tanti accordi come oggi", ha commentato il presidente argentino, Alberto Fernandez, nella conferenza stampa conclusiva. "Siamo arrivati a una conclusione sulla lotta al cambiamento climatico, sulla riforma dell'architettura finanziaria internazionale, su sviluppo sostenibile e inclusivo, su questioni di eredità storica quali la schiavitù, sull'Ucraina e sugli altri conflitti, sul terribile embargo contro Cuba, sul coinvolgimento del settore privato", ha elencato Gonsalves, presidente di Saint Vincent e Grenadine.

Ieri l'invasione russa dell'Ucraina è stata menzionata direttamente o indirettamente in molti dei discorsi di apertura, mettendo in secondo piano altri temi in agenda come gli accordi commerciali, tra cui il lungo negoziato con il Mercosur, la riforma nella composizione del sistema finanziario internazionale, il cambiamento climatico e la transizione energetica.    

Il presidente del Brasile ha anche ribadito che "la conclusione dell'accordo Mercosur-Ue è una priorità  e deve basarsi sulla fiducia reciproca, non sulle minacce''.

Bilaterale tra la premier Meloni e il presidente dell'Argentina

ll Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto un incontro con il Presidente della Repubblica argentina, Alberto Fernandez. Al centro del lungo e cordiale bilaterale i rapporti tra Roma e Buenos Aires, le nuove opportunità economiche nel settore delle materie prime e dell'energia, il ruolo fondamentale della grande comunità italiana in Argentina e le relazioni con l'Unione Europea.

Ieri la presidente del Consiglio ha incontrato anche il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg per uno "uno scambio di vedute su tutti i principali temi dell'agenda Nato all'indomani del vertice di Vilnius", hanno fatto sapere fonti interne.

In un tweet Stoltenberg ha ringraziato Meloni: "Un grande piacere incontrare la premier Giorgia Meloni di nuovo dopo il vertice Nato della scorsa settimana. Ho ringraziato l'Italia per il suo contributo chiave alla Nato e l'incrollabile supporto all'Ucraina. Abbiamo discusso della risposta della Nato alle sfide in ogni direzione, incluso il terrorismo e l'instabilità sul fronte Sud".