A Rafah

Gli aiuti non passano, nonostante l'arrivo di Guterres sul valico egiziano: "Ho il cuore a pezzi"

La missione "impossibile" del segretario dell'Onu arrivato per coordinare gli interventi in favore della popolazione civile. "Serve un cessate il fuoco umanitario immediato"

“Impossibile essere al valico di Rafah e non avere il cuore a pezzi. Dietro queste mura ci sono due milioni di persone a Gaza senza acqua, cibo, medicine, carburante. Da questa parte, questi camion hanno ciò di cui hanno bisogno.” Ma gli aiuti non passano neanche oggi.

Le parole di Antonio Guterres arrivato oggi sul valico di Rafah sono come un coltello che gira in una piaga. Il segretario generale dell'Onu lancia un appello: "Dobbiamo spostare gli aiuti, il prima possibile, tutti quelli necessari". E per farlo "serve un cessate il fuoco umanitario immediato" ha affermato con forza il funzionario spagnolo dal lato egiziano del valico. 

Mentre continua la battaglia sul terreno anche col Libano, capi di stato, organizzazioni e gruppi per i diritti umani lavorano al passaggio degli aiuti per i civili di Gaza, 2,3 milioni di persone, sull'orlo di una catastrofe umanitaria. Alla popolazione assediata manca tutto: acqua, cibo, medicinali, carburante, quest'ultimo negato da Israele.

Ma delle circa due centinaia di camion di aiuti bloccati al confine, sarebbe stato concesso il passaggio solo a una ventina di tir. Gli aiuti sono "un'ancora di salvezza" per i palestinesi di Gaza, possono marcare "la differenza tra la vita e la morte", ha detto davanti ai giornalisti. L'apertura era prevista per oggi ma il Segretario generale delle Nazioni Unite ha annunciato che potrebbe slittare a domani. I tempi vengono dati con grande approssimazione.

L'obiettivo del numero uno dell'Onu arrivato in Egitto già giovedì sarebbe quello di sdoganare e poi coordinare gli aiuti verso la popolazione palestinese a Gaza ma anche alle migliaia di rifugiati che spingono al confine.  Il valico di Rafah è l'unica via in entrata o in uscita da Gaza che non è controllata da Israele. Chiuso sia agli aiuti di emergenza che alle evacuazioni in seguito all'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre. 

Dopo 14 giorni di conflitto sono circa 4.137 i palestinesi uccisi  e 13.162 quelli feriti, secondo stime del ministero della sanità controllato da Hamas e 1.300 le vittime israeliane.

Tuttavia per alcuni analisti la missione del segretario Onu appare impossibile. Su Telegram circolano video in cui il corteo di Guterres è stato accolto da manifestazioni di protesta. 

Una fonte anonima ha riferito alla Cnn che non è sicuro se Gaza riceverà gli aiuti oggi anche a causa di problemi di sicurezza e lavori stradali. La zona del valico è stata, infatti, ripetutamente bombardata da parte israeliana.

Mercoledì scorso era stato lo stesso Joe Biden da Tel Aviv accanto al premier israeliano Netanyahu, ad annunciare un accordo con Israele sul via libera agli aiuti ai palestinesi. Da parte americana stanziati “100 milioni di dollari di fondi Usa per l'assistenza umanitaria a Gaza e Cisgiordania” perché "la maggioranza dei palestinesi non è Hamas" e perché "anche la perdita di vite palestinesi conta", aveva detto il presidente dem durante la sua storica visita a Tel Aviv.

A pesare sul blocco, da parte israeliana, c'è la questione degli ostaggi ancora in mano ad Hamas: salito a 203 fa sapere Israele. Il portavoce dell'esercito israeliano (Idf) Arye Sharuz Shalicar ha dichiarato ieri al canale televisivo tedesco Rtl che gli aiuti d'emergenza potrebbero arrivare oggi o domani al più tardi. Da parte egiziana, invece, c'è il timore che aprendo il valico agli aiuti, si agevoli la strada non solo ai fragili (donne, bambini, anziani) ma anche a potenziali terroristi infiltrati.