La patologia neuro-metabolica ereditaria

La malattia di Indi Gregory scoperta dall'Università di Bari nel 2013

La scoperta, pubblicata dai ricercatori di Bari sulla rivista internazionale Journal of Medical Genetics, è stata fatta in collaborazione con un equipe israelo-palestinese

La malattia di Indi Gregory scoperta dall'Università di Bari nel 2013
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Università di Bari

La malattia che ha colpito Indi Gregory, la bimba di 8 mesi che potrebbe essere trasferita all'ospedale Bambin Gesù di Roma da Londra, "si chiama aciduria combinata D,L-2-idrossiglutarica, ed è una malattia neuro-metabolica caratterizzata da un accumulo nelle urine di D-2-idrossiglutarato e L-2-idrossiglutarato, due forme speculari di un metabolita prodotto nei mitocondri", ed è stata scoperta nel 2013 da ricercatori dell’Università di Bari in collaborazione con un equipe israelo-palestinese. Lo rende noto Uniba.

La malattia di Indi, si spiega, "è una malattia genetica causata da mutazioni del gene SLC25A1, che contiene le informazioni per produrre una proteina, il trasportatore mitocondriale del citrato, che nei soggetti sani permette la fuoriuscita dai mitocondri di questo importante intermedio metabolico. La malattia si trasmette per via ereditaria ed è recessiva, cioè ha luogo solo quando vengono trasmesse due copie del gene mutato da entrambi i genitori. Pertanto, se entrambi i genitori sono portatori sani di una mutazione nel gene SLC25A1, ogni figlio avrà una probabilità del 25% di essere affetto dalla malattia, del 50% di essere portatore sano e del 25% di essere sano e non portatore della mutazione. Le persone che hanno mutazioni in questo gene possono avere sintomatologie che differiscono tra loro".

Nei casi più gravi - spiega l'Università - la patologia "è progressiva e si manifesta con una forma di encefalopatia grave con crisi epilettiche fin dalla nascita, insufficienza respiratoria che richiede nelle forme più gravi una dipendenza dal ventilatore, e malformazioni come quelle che impediscono la formazione del corpo calloso che collega i due emisferi del cervello descritte per la prima volta nello studio pubblicato nel 2013 da ricercatori dell’Università di Bari sulla rivista internazionale Journal of Medical Genetics".

Nel 2014, gli stessi ricercatori in collaborazione con il Centro di malattie neuromuscolari dell’Università di Newcastle, hanno caratterizzato per la prima volta una forma più lieve associata a debolezza muscolare, particolarmente evidente a livello sia delle braccia sia delle gambe, ma non letale. In seguito a questi studi, "ad oggi sono stati identificati circa 50 pazienti nel mondo con un quadro clinico variabile che, combinando dati molecolari e clinici in uno studio retrospettivo finanziato da Telethon e pubblicato sul Journal of Inherited Metabolic disease nel 2018, i ricercatori baresi hanno proposto essere associato a livelli variabili di attività del trasportatore del citrato".

Il laboratorio del Prof. Luigi Palmieri, Professore Ordinario di Biochimica e Direttore del Dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e Ambiente dell’Università di Bari Aldo Moro, studia da oltre 30 anni i trasportatori mitocondriali e le patologie ad essi associate. Attualmente per la maggior parte delle malattie mitocondriali non esiste una cura e per alcune mutazioni gravi come quella di Indi, non sono disponibili terapie in grado di rallentare il decorso della malattia. Una speranza è rappresentata dallo sviluppo di terapie geniche. 

Con questo obiettivo, il Prof. Palmieri ed i suoi collaboratori sono attivamente coinvolti nel Centro Nazionale di Ricerca “Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA” finanziato dal PNRR di cui l’Università di Bari è uno dei nodi principali.