La scheda

Adolfo Macias, detto "Fito", chi è il narcotrafficante che tiene in scacco l'Ecuador

È il boss dei Los Choneros con legami con i cartelli di Sinaloa, con il Gulf Clan e con organizzazioni balcaniche. In carcere era venerato e godeva di un "trattamento privilegiato" secondo la Commissione interamericana dei diritti umani

José Adolfo Macias Villamar, detto “Fito”, il signore della droga più pericoloso dell'Ecuador, è evaso domenica scorsa dal famigerato carcere di Guayaquil. Le autorità hanno aspettato 15 ore prima di rivelare che era a piede libero e che non sapevano dove si nascondesse. 

Dopo la fuga di Fito e i disordini in sei carceri, il presidente Daniel Noboa ha decretato lo stato di emergenza per 60 giorni con coprifuoco dalle 23:00 alle 05:00, dichiarando che il Paese è in stato di "conflitto armato interno" e ordinando la "neutralizzazione" dei gruppi criminali coinvolti nel traffico di droga, dei quali ha fornito un elenco esaustivo, pur sottolineando la necessità che le forze armate agiscano “nel rispetto dei diritti umani”.

Il boss del narcotraffico Adolfo Macias, "Fito" Ecuadorean armed forces
Il boss del narcotraffico Adolfo Macias, "Fito"

Da semplici gang di strada, le bande criminali dell'Ecuador sono diventate le più sanguinarie protagoniste del narcotraffico da quando il Paese si è affermato come il principale punto di esportazione della cocaina prodotta nei vicini Perù e Colombia. E il nemico pubblico numero 1, al momento, è il leader dei Choneros (che contano circa 8.000 uomini), cioè proprio Adolfo Macias, l'El Chapo locale.

Barba, bocca stretta e sguardo ostile: così appare sul manifesto da “most wanted”, “Fito”, il quarantaquattrenne che ha ereditato l'impero della droga e assunto il comando dell'organizzazione nel 2020, dopo l'uccisione dei suoi sodali Jorge Luis Zambrano e Junior Roldan. 

Nel carcere di massima sicurezza di Guayaquil, stava scontando una pena di 34 anni. La procura ha aperto un'indagine contro due funzionari carcerari “che lo avrebbero aiutato a fuggire”. Come già aveva fato nel 2013, prima di essere riacciuffato dopo tre mesi di latitanza. 

Di Fito si sa che era un tassista e che in prigione si è laureato in giusrisprudenza. Di certo ha il carisma adatto per farsi rispettare. Il cortile del centro penitenziario è decorato con murales in suo onore e disegni di armi, dollari e leoni. 

Alcuni video lo mostrano mentre festeggia, sempre in carcere, con musicisti e fuochi d'artificio e ha addirittura registrato una clip su un "narcorroccido" (canzone popolare in onore dei narcotrafficanti) a lui dedicato: "El corrido del Leon", interpretato da un mariachi e da sua figlia, che si presenta come la regina Michelle.

Nella clip, che sembra realizzata in modo professionale, cerca di dimostrare che non è una persona cattiva mentre schernisce il governo dicendogli che non ha il controllo. Le autorità carcerarie non sono state in grado di spiegare come l'attrezzatura per registrarla possa essere stata introdotta nelle strutture pesantemente sorvegliate.

Nel video, indossa un grande cappello e accarezza un gallo da combattimento. 

"Fito" esercita "un notevole controllo interno sulla prigione",  si legge in rapporto del 2022 della Commissione interamericana dei diritti umani (IACHR) che denuncia il trattamento privilegiato ricevuto da Adolfo Macias, così come da Junior Roldan, un altro leader di Los Choneros ucciso l'anno scorso in Colombia.

Il governo ritiene che possa essere fuggito "ore prima" dell'intervento della polizia nella prigione regionale di Guayaquil, dove la fa da padrone e dove non a caso si sono concentrate le violenze delle ultime ore, incluso l'assalto a una tv con la presa di ostaggi di 13 dipendenti. 

La scritta "Vogliamo indietro Fito" sulla torre di guardia del carcere Guayaquil, Ecuador, 2023 Getty
La scritta "Vogliamo indietro Fito" sulla torre di guardia del carcere Guayaquil, Ecuador, 2023

Secondo Insight Crime, gli ultimi cambiamenti nella leadership di Los Choneros "hanno innescato lotte intestine all'interno del gruppo e dei suoi sottogruppi". Bande come Tiguerones e Chone Killers si sono staccate e sono entrate in conflitto tra loro. 

Il centro studi sottolinea che i Choneros "hanno progressivamente perso il potere a favore di un'alleanza guidata da Los Lobos", il cui leader è evaso anche lui da una prigione a Riobamba.

I choneros, un tempo dediti alla criminalità tradizionale con atti di pirateria in alto mare, hanno poi creato legami con i narcotrafficanti colombiani e poi messicani. Secondo l'Osservatorio ecuadoriano sulla criminalità organizzata, attualmente hanno legami con i cartelli di Sinaloa, con il Gulf Clan (il più grande esportatore di cocaina al mondo) e con organizzazioni balcaniche.

Sui social network, i Los Choneros si presentano come benefattori in stile Robin Hood e producono video che inneggiano al traffico di droga, minacciano i giornalisti e lanciano avvertimenti ad altre gang.

Da parte sua Fito è accusato di essere il mandante dell'assassinio del candidato alla presidenza Fernando Villavicencio, ucciso a colpi a colpi di arma da fuoco in agosto da un sicario colombiano. Non è stato condannato per quel crimine, ma il governo dell'allora presidente Guillermo Lasso (2021-2023) ha ordinato il suo trasferimento in un carcere di massima sicurezza, in una spettacolare operazione delle forze dell'ordine che ha scatenato le proteste dei detenuti. Ma dopo poco, grazie a una serie di cavilli legali, Fito è tornato nel suo feudo, la prigione regionale di Guayaquil. Adesso la sua fotografia con la scritta "ricercato" circola di nuovo in tutto l'Ecuador, insieme a una lunga scia di sangue.