Timori per lo scoppio di una guerra civile

Ecuador nel caos, stato d’emergenza e violenze dopo la fuga di un boss. Tredici vittime, 70 arresti

Il presidente Daniel Noboa decreta la "guerra ai narcos", evacuati il Parlamento e gli uffici pubblici della capitale. Rivolte in diverse carceri del Paese, notizie di saccheggi. Irruzione negli studi della tv pubblica

Non si arresta l'ondata di violenza in Ecuador dopo che il nemico numero uno delle autorità, Adolfo Macias, boss del narcotraffico, è evaso da un carcere di massima sicurezza di Guayaquil ed è super ricercato.

Il presidente della Repubblica, Daniel Noboa, che ha ricevuto l'appoggio dell'ex presidente Rafael Correa, ha dichiarato “il conflitto armato interno” e lo stato di emergenza per 60 giorni e ha disposto l'evacuazione immediata del Parlamento e di tutti gli uffici pubblici della capitale Quito. Si tratta della sua prima grande crisi di sicurezza, a meno di due mesi dall'insediamento. Intanto, l'Assemblea nazionale del Paese ha espresso il suo sostegno alle Forze armate e di polizia del Paese, nella loro lotta di contrasto alle bande armate di narcos che imperversano nel piccolo Stato sudamericano.

In altre zone di Guayaquil, si sono verificate rapine, saccheggi e sparatorie. Anche cinque ospedali sono stati attaccati; in totale, 29 edifici presi di mira. Nel nord della capitale, diversi individui hanno sparato contro i veicoli che passavano, provocando la morte di cinque persone e ferendo uno studente di una scuola della zona. Un gruppo armato ha fatto irruzione in un magazzino di pezzi di ricambio e ha ucciso tre persone.

Sale quindi a 13 morti, vari feriti e 70 arresti il bilancio delle violenze. Secondo il quotidiano El Diario, le autorità ecuadoriane ancora non forniscono cifre ufficiali su vittime e violenze, per cui quelle pubblicate nelle ultime ore sono solo la somma di informazioni pubblicate attraverso fonti della polizia o delle amministrazioni locali. Intanto la polizia dell'Ecuador, attraverso il suo account X, ha segnalato che le persone arrestate nelle ultime 24 ore per attentati e atti di terrorismo sono salite a 70. Il giornale El Diario indica infine che Guayaquil è stato effettivamente l'epicentro delle violenze.

Spari alla tv pubblica

Oltre alle vittime, altre tre persone sono rimaste ferite in diversi attacchi armati registrati in diverse zone di Guayaquil, ha reso noto il sindaco Aquiles Alvarez, poco dopo che un gruppo armato ha occupato gli studi del canale televisivo pubblico TC Televisiòn mentre era in corso il telegiornale di metà pomeriggio, scatenando almeno 15 minuti di minacce e paura, tutti trasmessi in diretta, e facendo ostaggi, che sono stati poi liberati dalla polizia.

Gli incidenti in almeno sei carceri, in alcuni casi con la presa di guardie in ostaggio, sono scoppiati dopo la fuga dal penitenziario di Guayaquil di Macias, detto 'Fito', e a tre giorni dall'arresto di Fabricio Colon Pico, boss dei Los Lobos, accusato dalla procuratrice generale Diana Salazar di volerla uccidere.

Temendo di essere trasferito nel carcere di massima sicurezza a la Roca, Pico avrebbe incentivato sommosse carcerarie e manifestazioni in suo favore. A Riobamba, a 216 chilometri a sud di Quito, e nella stessa capitale, si sono registrati sit-in a favore del boss dei Los Lobos. Decine di persone hanno bloccato le strade con cartelli con lo slogan: “Non attentate alla sua vita. No al trasferimento”.

22 organizzazioni terroristiche

Nel decreto firmato ieri, il presidente ha elencato la presenza sul territorio nazionale di ben 22 gruppi del crimine organizzato transnazionale, caratterizzati come “organizzazioni terroristiche e attori non statali belligeranti”. L'articolo 3 del decreto dispone “l'immediata mobilitazione e intervento delle Forze Armate e della Polizia sul territorio ecuadoriano per garantirne la sovranità e l'integrità”.

Alle forze dell'ordine, l'articolo 4 del decreto ordina l'identificazione e la neutralizzazione dei seguenti gruppi: Aguilas, AguilarKiller, AK47, Dark Knights, ChoneKiller, Choneros, Corvicheros, Cuartel de las Feas, Cubanos, Fatales, Gánster, Kater Piler, Lagartos, Latin Kings, Lobos, Los p .27, Los Tiburones, Mafia 18, Mafia Trébol, Patrones, R7 e Tiguerones.

Dipartimento di Stato Usa “estremamente preoccupato”

Il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato di essere "estremamente preoccupato" per la violenza in Ecuador che ha portato il presidente del Paese a dichiarare lo stato di emergenza e a schierare militari nelle strade. "Estremamente  preoccupato per le violenze e i rapimenti di oggi in Ecuador", ha scritto su X il massimo diplomatico statunitense per  l'America Latina, Brian Nichols, aggiungendo che i funzionari americani "rimarranno in stretto contatto" con la squadra  del presidente Daniel Noboa.

La Farnesina, insieme all'ambasciata d'Italia in Ecuador, monitora l'evoluzione degli eventi nel Paese. Lo scrive la Farnesina su X e aggiunge: “Il ministro Tajani sta seguendo gli sviluppi”. Per qualsiasi esigenza o segnalazione, si invita a contattare l'Unità di crisi della Farnesina al numero +39 06 36225 e visitare il sito Viaggiare Sicuri.

La Francia invita i connazionali che intendono recarsi in Ecuador di “rinviare il loro progetto” di viaggio nel Paese, secondo quanto si legge sul sito internet del ministero degli Esteri di Parigi.

L'Ecuador, un tempo tra i paesi più pacifici dell’America Latina, è scosso da anni da un’inarrestabile ondata di violenza: almeno 4.500 i morti per cause violente soltanto lo scorso anno. Le bande di trafficanti sono arrivate a reclutare bambini, le carceri si sono trasformate in “centri di comando” di potenti trafficanti, che le forze di polizia non sono in grado di gestire. La criminalità organizzata ha stretto accordi con i più potenti cartelli internazionali, da quelli messicani a quelli albanesi. Il Rapporto globale sulla cocaina 2023 delle Nazioni Unite riporta che la coltivazione di cocaina tra il 2020 e il 2021 è aumentata del 35%.