La vicenda politico-diplomatica

Caso Salis, la battaglia si sposta sui domiciliari in Italia. La Russa vede il padre: "M'immedesimo"

Il Ministero della Giustizia prepara una relazione: braccialetto elettronico, vigilanza e impegno a farla partecipare a tutte le udienze del processo. Il presidente del Senato: "Diritto alla dignità della ragazza"

Caso Salis, la battaglia si sposta sui domiciliari in Italia. La Russa vede il padre: "M'immedesimo"
TG3
Ilaria Salis in tribunale a Budapest

Si tratta per gli arresti domiciliari cautelari in Italia per Ilaria Salis, con l'applicazione eventuale di misure aggiuntive, come il braccialetto elettronico. La notizia è stata riportata oggi dal Corriere della Sera e da Repubblica. Il Ministero della Giustizia sta lavorando a una relazione, da mettere a disposizione della difesa nei giorni prossimi, con la quale l'Italia si impegnerebbe a garantire “la massima sicurezza” - scrive Repubblica - qualora alla donna fossero concessi gli arresti domiciliari in Italia. “Braccialetto elettronico, vigilanza e impegno a farla partecipare a tutte le udienze del processo previste a Budapest” (che, calendario alla mano, non finirebbe prima del 2025).

Dopo tre istanze rigettate dal giudice ungherese, con la motivazione del pericolo di fuga dell'imputata - spiega il Corriere della Sera -, i legali sono in attesa di un supporto da allegare a una nuova domanda di domiciliari cautelari; in modo da poter offrire alla magistratura, direttamente dal governo italiano, garanzie tali da superare le ragioni dei dinieghi precedenti.

C’è da dire che, già l’altroieri, l’avvocato Losco, che assiste la maestra milanese 39enne, aveva chiarito – nel riportare l’ultimo rifiuto dei domiciliari (a giugno scorso) da parte dei giudici ungheresi – che questa misura alternativa al carcere potrebbe essere presa in considerazione solo a seguito di una preventiva applicazione dei domiciliari in Ungheria, su decisione degli stessi giudici di Budapest: ossia, solo in seguito a questa disposizione, messa in atto nello Stato in cui ora Ilaria si trova carcerata, si potrebbe prendere in considerazione la possibilità di applicare la stessa misura nel Paese di cittadinanza della detenuta, cioè in Italia. Una decisione che sarebbe assunta nel quadro del Consiglio europeo per il reciproco riconoscimento delle decisioni sulle “misure alternative alla detenzione cautelare”.

 

Il foglio firmato in ungherese

C’è poi un’altra questione, emersa ieri: “Purtroppo, qui in prigione dobbiamo eseguire gli ordini e rifiutarsi di firmare non è ben visto”. In questo passaggio della nuova lettera spedita da Ilaria all'ambasciatore italiano in Ungheria e al suo avvocato, si fa strada il problema della comprensione di quanto viene comunicato alla detenuta; vale a dire la possibilità, per Ilaria, di essere messa nelle condizioni di difendersi. Nello scritto, l’attivista ha denunciato di essere stata costretta a firmare un verbale in ungherese, di cui però non conosce i contenuti, non comprendendo quella lingua: condizione che rende quindi molto difficile essere in grado di tutelarsi e di farsi difendere. Appresa la notizia, i legali di Salis hanno immediatamente scritto al diplomatico per chiedere al direttore del carcere di consegnare una copia di questo documento.

 

Incontro tra il padre Roberto e La Russa: “M'immedesimo nel suo desiderio, difendo una militante antifascista perchè non c'entra il merito”

Si è tenuto a Milano, nello studio legale La Russa in corso di Porta Vittoria, l'incontro tra il presidente del Senato e Roberto Salis, il padre di Ilaria. Quest'ultimo ha detto di essere “andato a trovare a Milano il presidente La Russa, ma abbiamo deciso che farà lui una nota di commento e quindi mi sembra giusto non rilasciare dichiarazioni”. Nota che puntualmente è arrivata dopo diversi minuti: “Un incontro molto cortese. Ricordatevi che io, prima di fare il politico, sono avvocato penalista, di carcere. Quindi per me non è difficile immedesimarmi nel desiderio del padre, prima di tutto, che sia rispettata la dignità della figlia imputata” ha dichiarato il presidente di Palazzo Madama. Che poi ha aggiunto: “Partendo da questo, la vicinanza è stata immediata e spontanea. Al di là del merito del processo, su cui non posso dire naturalmente nulla, mi esprimo fortemente sul diritto alla dignità della ragazza nell'esposizione delle famose catene, che ci sono in tanti Paesi e in parte anche in Italia. L'importante è che non vi sia una esibizione dei modi con cui la sicurezza viene assicurata”. A chi poi gli ha domandato se difende “una militante antifascista”, La Russa ha risposto convintamente “, perché non c'entra il merito della vicenda”.

 

Lunedì dibattito in plenaria all'Europarlamento

Arriva la conferma, nel frattempo (ma la notizia circolava già l'altroieri), che il caso dell'attivista in carcere a Budapest scala l'agenda della sessione plenaria dell'Europarlamento, la settimana prossima a Strasburgo: gli eurodeputati dibatteranno sulla vicenda lunedì pomeriggio in aula. Su questo, l'eurodeputata del Pd Mercedes Bresso ha commentato che, “fermo restando che per quanto riguarda il diritto penale è competenza degli Stati membri, l'Ungheria ha aderito alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, dunque le condizioni di Ilaria Salis sono un problema che riguarda anche lo Stato di diritto in Ungheria”.

 

Rosato: “Assistenza persistente ai cittadini italiani all’estero, investiamo poco nelle nostre sedi”

Intanto, dopo le parole di ieri di Giorgia Meloni da Bruxelles, in seguito al colloquio col collega Viktor Orban, (“Né io né lui possiamo entrare nel giudizio che compete la magistratura; posso solo sperare che Ilaria Salis sia in grado di dimostrare la sua innocenza in un processo veloce”), prosegue il dibattito tra i partiti di maggioranza e opposizione sulla natura del caso, sul rispetto dei diritti dei detenuti in Europa e su come il governo italiano li difende e tutela. “Senza il servizio televisivo sul caso di Ilaria Salis, sulle catene non avremmo saputo nulla. L'ambasciata non era neanche andata a visitare in carcere questa ragazza. L'assistenza che noi dobbiamo dare in questi casi ai cittadini italiani deve essere un'assistenza presente. Io non colpevolizzo l'ambasciata, dico che c'è da fare una riflessione: noi investiamo poco nelle nostre sedi all'estero, e questo lo paghiamo anche in queste circostanze” ha commentato il vicesegretario di Azione, Ettore Rosato.