Caso Salis. "Ilaria muori", svastiche e croci celtiche sul muro dell'ambasciata d'Ungheria a Roma

Ieri a Milano il corteo per chiedere la liberazione dell'italiana detenuta da quasi un anno a Budapest

Caso Salis. "Ilaria muori", svastiche e croci celtiche sul muro dell'ambasciata d'Ungheria a Roma
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Scritte contro Ilaria Salis vicino all'ambasciata ungherese a Roma

Mentre a Milano ieri sera una fiaccolata chiedeva il ritorno in Italia di Ilaria Salis, sui muri dell'ambasciata ungherese a Roma comparivano svastiche, scritte inneggianti al fascismo e la frase “Ilaria muori”. 

Era già buio quando gli agenti del commissariato di Porta Pia, la Digos della questura di Roma e la polizia scientifica, sono intervenuti in via Malpighi, dopo che il muro di cinta dell’ambasciata. 

Oggi sono state numerose le reazioni alle parole del ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó, intervistato anche dal Tg1, secondo cui l'Italia non dovrebbe intervenire in un caso giudiziario di un altro Paese. Il ministro ha definito, anche sulla sua pagina Facebook postando un video, come colpevole la 39enne accusata di atti di violenza.

Anche l'Anpi Nazionale oggi è intervenuta sul caso, attraverso il presidente Gianfranco Pagliarulo: "Il ministro degli Esteri magiaro ha già concluso istruttoria, processo e condanna. Le sue raccapriccianti parole confermano che l’Ungheria di Orban non è uno stato di diritto e che una cittadina italiana non è sottoposta né a una giusta detenzione, né a un giusto processo. Se a Orban non piacciono queste regole, esca dall’Unione Europea. Ce ne faremo una ragione. Davanti alle inqualificabili parole del ministro, il governo italiano balbetta. Invece che chiacchierare sul patriottismo e la Nazione, il governo dimostri di avere la schiena dritta e si dia una mossa". 

Fiaccolata per Ilaria Salis in centro a Milano Ansa
Fiaccolata per Ilaria Salis in centro a Milano

Tajani: “Nessuna interferenza da parte italiana”

"Non c'è alcuna interferenza da parte italiana" sul caso Salis, "ci siamo preoccupati di ciò di cui ci dobbiamo preoccupare cioè della tutela dei diritti del detenuto, lo facciamo per la signora Salis come per tutti i detenuti italiani nel mondo". Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani interpellato a margine di un evento alla Camera, ribadendo quanto già detto ieri.   "Vanno rispettate all'interno dell'Unione europea le regole dell'Ue per quanto riguarda la detenzione - ha aggiunto - Siamo garantisti, abbiamo detto quello che si può fare".