Le opposizioni: "Colpo di Stato"

Presidenziali rinviate, Senegal nel caos. Gli Usa: "Preoccupati". Si mobilitano le associazioni

A pochi giorni dal voto, il presidente Sall lo rinvia al prossimo 15 dicembre. Si teme un ritorno al marzo 2021 e al giugno 2023, quando i disordini causarono decine di morti e centinaia di arresti. Ripristinato l'uso di internet dopo il blackout

Il Parlamento del Senegal ha ratificato nella notte il disegno di legge che rinvia le elezioni presidenziali al 15 dicembre. Il voto è avvenuto dopo che i deputati dell'opposizione sono stati rimossi con la forza dall'aula, mentre si discuteva la decisione del presidente Macky Sall di rinviare il voto, inizialmente previsto per il 25 febbraio. Il provvedimento estende il mandato di Sall - che sarebbe dovuto terminare il 2 aprile - fino alle nuove elezioni.

Mentre i legislatori discutevano, le forze di sicurezza hanno sparato gas lacrimogeni sui manifestanti radunati all'esterno. Decine gli arresti. Sall - che a luglio scorso aveva dichiarato che non avrebbe cercato un terzo mandato - ha citato come motivo del rinvio una disputa elettorale tra Parlamento e magistratura riguardo alle candidature, ma leader e candidati dell'opposizione definiscono la mossa come un “colpo di Stato”.

Associazioni della società civile hanno lanciato un appello per una mobilitazione di massa, presentando una serie di azioni tra cui una protesta e uno sciopero. “Invitiamo tutti i cittadini preoccupati per il mantenimento delle conquiste democratiche a mobilitarsi in massa in tutto il Paese e nella diaspora per impedire questa presa del potere” ha affermato in un comunicato la nuova piattaforma ‘Aar Sunu Election’ (Proteggiamo le nostre elezioni), di cui fanno parte una quarantina di gruppi, compresi diversi sindacati del settore dell'istruzione. Tra le iniziative annunciate, “una grande manifestazione” organizzata per martedì 13 febbraio, la convocazione di uno sciopero generale in data non precisata e lo sciopero nel settore dell'istruzione a partire da venerdì.

Con l'adozione della legge da parte del Parlamento, la situazione in un Paese tradizionalmente stabile che ha regolarmente eletto i suoi presidenti e non ha mai subìto un golpe, rimane estremamente confusa e pericolosa. La Comunità degli Stati dell'Africa Occidentale (ECOWAS), l'Unione Africana, gli Stati Uniti, l'Unione Europea, la Francia, il Regno Unito e la Germania, importanti partner del Senegal, esprimono la loro preoccupazione. In particolare, gli Usa definiscono “illegittimo” il rinvio del voto, una “misura che va contro la forte tradizione democratica del Paese” ha dichiarato Matthew Miller, portavoce del Dipartimento di Stato.

Molte organizzazioni di difesa dei diritti civili, senegalesi e internazionali, hanno condannato le restrizioni a Internet e la sospensione della licenza della televisione privata Walf TV, invitando le autorità a vigilare contro “l'uso eccessivo della forza, gli arresti arbitrari e gli attacchi alle libertà”. Ma è di ieri la notizia che, nella capitale Dakar, è stato alla fine ristabilito l'accesso a Internet, dopo due giorni di blackout, giustificato dal Ministero delle Telecomunicazioni con la diffusione di “messaggi odiosi e sovversivi” sui social media.

“Il Senegal è stato a lungo considerato un modello di democrazia nella regione. Questa realtà è ora minacciata”, scrive Human Rights Watch. La crisi fa temere al Senegal un ritorno ai giorni difficili del marzo 2021 e del giugno 2023, quando i disordini causarono decine di morti e centinaia di arresti.