L'annuncio della premier Giorgia Meloni

Chico Forti torna in Italia dopo 24 anni di detenzione in Florida

Era il 1998 quando fu arrestato per l'omicidio di Dale Pike, figlio di Anthony, dal quale il velista italiano stava acquistando il Pikes Hotel

Chico Forti torna in Italia dopo 24 anni di detenzione in Florida
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Chico Forti

"Sono felice di annunciare che, dopo 24 anni di detenzione negli Stati Uniti, è stata appena firmata l'autorizzazione al trasferimento in Italia di Chico Forti. Un  risultato frutto dell'impegno diplomatico di questo governo, della  collaborazione con il governo dello Stato della Florida e con il  governo federale degli Stati Uniti che ringrazio. E' un giorno di  gioia per Chico, per la sua famiglia e per tutti noi. Lo avevamo  promesso e lo abbiamo fatto. E ora aspettiamo in Italia Chico". E' l'annuncio di Giorgia Meloni, in un breve video pubblicato sui social, arrivato nella serata italiana di oggi da Washington, dove la premier si trovava per un bilaterale con il presidente Joe Biden alla Casa Bianca. Notizia inaspettata, che mette fine a una vicenda  per la quale si sono prodigati vari governi nel tentativo di far tornare in Italia l'ex imprenditore trentino, accusato di omicidio e condannato all'ergastolo. 

"E' una bellissima notizia per Trento quella del trasferimento di Chico Forti in Italia. Siamo contenti per lui, per la sua famiglia e in particolare per la sua anziana mamma Maria e per lo zio Gianni che non hanno mai smesso di battersi e di sperare anche quando pareva non esserci alcuno spiraglio". Lo dice il sindaco di Trento, Franco Ianeselli. "Il ritorno di Chico in Italia è una vittoria di entrambi e di tutti quelli che non hanno mai dimenticato il loro connazionale in carcere al di là dell'oceano - aggiunge il sindaco -. In questi anni la lontananza da casa ha reso la detenzione di Chico ancora più dura. Ora comincia per lui una nuova vita, nel suo Paese, vicino ai suoi cari. Finalmente l'auspicio di tanti è diventato realtà".

La storia

Enrico Forti, detto Chico, nasce a Trento nel 1959. Con la somma vinta in un programma di Canale 5, condotto da Mike Bongiorno, può trasferirsi negli Stati Uniti e intraprendere una nuova attività. Lì si sposa e diventa padre di tre figli. La sua vita, da giovane amante degli sporti estremi e capo-editore di Windsurf Italia, ha una una svolta drammatica quando viene coinvolto in un oscuro omicidio che lo ha gettato nel turbine di una tempesta  giudiziaria: era il 1998 quando l'arresto di Forti per l'omicidio di Dale Pike, figlio di Anthony Pike, dal quale il velista italiano stava acquistando il Pikes Hotel, una  discoteca molto nota all'epoca, aveva sconvolto la sua famiglia, i suoi amici e la  comunità degli sport estremi. Ma la vicenda ha continuato a destare scalpore per le prove circostanziali e le testimonianze contrastanti presentate durante il processo. Nonostante Forti abbia sempre proclamato la sua innocenza, il processo, tra testimoni che cambiavano versione, prove che lo collegavano al luogo del delitto e una serie di  circostanze che sembravano incriminarlo, portò a una pesante condanna: ergastolo senza la condizionale.

L'impianto accusatorio

Il Senatore Luigi Manconi, presidente della Onlus “A buon diritto”, sulle pagine di Repubblica aveva spiegato che “l'impianto accusatorio si rivela da subito assai fragile. Oltre che l'inconsistenza del movente costituito dall'imputazione di una presunta truffa (poi archiviata), si noti che ad accusarlo c'è un'affermazione dello stesso Forti, successivamente ritrattata, rilasciata nel corso di un lunghissimo interrogatorio condotto in assenza di avvocato difensore”. E aveva aggiunto: “Se Forti non è stato l'esecutore materiale dell'omicidio, come ha riconosciuto il procuratore dell'accusa, davvero non si intende perché si sia cercato di collegarlo in tutti i modi al luogo del delitto. E non è l'unica incongruenza. Restano una condanna all'ergastolo senza condizionale e una serie di violazioni delle garanzie dell'imputato: dalla mancata lettura dei suoi diritti (come quello a non rilasciare dichiarazioni autoincriminanti) da parte dei poliziotti, fino al comportamento gravemente negligente del primo legale e alla omessa comunicazione alle autorità consolari italiane di ciò di cui si stava accusando Forti, secondo quanto previsto dalla Convenzione di Vienna”.

L'attività svolta dai governi

La storia di Chico Forti solleva dubbi sulla sua reale colpevolezza  e si muovono l'opinione pubblica e i media e ci si è mossi a seguito di quanto previsto dalla convenzione di Strasburgo del 1983, che consente a una persona condannata in uno Stato diverso da quello di appartenenza di scontare la pena nel proprio Paese. C'era  un elemento critico: la pena inflitta dal Tribunale statunitense è ergastolo senza condizionale, misura non contemplata dai nostri codici. Quindi in Italia Forti avrebbe potuto non scontare la pena comminatagli, in quanto abilitato a usufruire della libertà condizionale e di altri benefici.  Alla fine del 2020, è stato firmato dal Governatore della Florida Ron DeSantis il trasferimento di Chico, in Italia, in base alla Convenzione di Strasburgo 1983. Ottenuto dal grande impegno della Farnesina. Il 27 dicembre del 2020 è stato annunciato il rimpatrio. Il 17 novembre 2021 la Ministra Cartabia ha fornito all'Attorney General, autorità cui spetta la decisione finale sul caso previo assenso della Florida, i chiarimenti richiesti sul rispetto da parte italiana della convenzione di Strasburgo del 1983.

C'era poi da superare anche l'incertezza del governatore della Florida Ron DeSantis che sembrava preoccupato per le possibili reazioni ostili dell'opinione pubblica.

Una mediazione complessa e delicata che si è conclusa oggi con la notizia del rientro in Italia.