Il possibile futuro di Draghi in Europa

La guida della Commissione Ue è difficile ma quella del Consiglio d'Europa forse no

Al momento manca un Partito che, in caso di vittoria o di ricerca di alleanze proponga il nome di Mario Draghi come proprio candidato alla Presidenza della Commissione. Ma vi sono sponsor possibili per il Consiglio d'Europa

La guida della Commissione Ue è difficile ma quella del Consiglio d'Europa forse no
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Mario Draghi, Ex Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana

Ma quali sono le reali possibilità che Mario Draghi possa rivestire un ruolo di primo piano in Europa? La domanda se la stanno facendo non solo in Italia ma nelle cancellerie europee. Partendo da un elemento che viene prima di tutti gli altri. Sebbene qualche settimana fa, vista l’incertezza del voto, qualcuno tra i socialisti e i popolari avesse suggerito di cominciare a ragionare su un candidato “spendibile”, la possibilità è stata messa da parte. Questo per non indebolire nessuno dei candidati che – quelle due famiglie europee – pensano di poter avanzare. E tra questi c’è anche Mario Draghi che, sulla base del suo intervento “voluto” dalla presidenza di turno Belga, è stato poi quasi “utilizzato” per vedere “l’effetto che fa” quell’ipotesi di candidatura.

Draghi ha qualche problema in meno, però, dell’attuale maggioranza Socialisti-Popolari e questo è emerso. Emmanuel Macron che è in Renew Europe, il gruppo liberale, può essere uno degli sponsor di Draghi anche se, fin da gennaio, sembrava che l’ipotesi maggiormente consolidata per il presidente Francese non fosse quella alla guida della Commissione europea ma bensì a Presidente del consiglio d’Europa. Ipotesi lanciata, proprio ad inizio anno, anche dal Financial Time che ipotizzava proprio Draghi quale possibile successore di Michel. 

Emmanuel Macron e Mario Draghi ansa
Emmanuel Macron e Mario Draghi

Un’ipotesi che è tornata in primo piano anche in questi giorni. 

Poi c’è un autorevole membro del Ppe – almeno per ora – come il Presidente ungherese Victòr Orbàn che ha avuto parole di vero e proprio elogio nei confronti dell’ex presidente del consiglio italiano. Ipotesi di gradimento legate a ruoli di primo piano anche se poi, come in altri casi, immediata è stata la dichiarazione per cui “prima bisogna aspettare il voto”. E' però, Orbàn, uno sponsor importante visto il suo ruolo “di mezzo” tra Popolari e Conservatori europei. Appartenente al Ppe ma corteggiato dai Conservatori, solo dopo il voto di giugno potrà scegliere da che parte stare.

In ogni caso è come se, nei confronti dell’ex presidente della Bce, si fosse fatta una sorta di test per comprendere se possa esserci effettivamente una agibilità della sua candidatura.

Ancora più prudente Mateusz Morawiecki, leader del Pis polacco, asse portante con FdI dei conservatori europei: "Bisogna vedere se c’è abbastanza potere politico per presentarlo come candidato valido". L’alleato di Giorgia Meloni (con la quale a Bruxelles ha parlato anche di euro-scenari) indica quello che, per molti, è il vero punto debole di Draghi: l’assenza di un partito pronto a supportarlo. Silenti, infatti, i socialisti; il più audace è Il commissario Paolo Gentiloni: "È necessario il cambiamento radicale chiesto da Draghi".

Ma Elly Schlein ha detto no all'ipotesi di sostenere Mario Draghi come futuro presidente della Commissione europea. Un'ipotesi sostenuta nel nostro Paese ad esempio da Matteo Renzi, ma non solo, e che anche a Bruxelles comincia a farsi largo nei corridoi delle istituzioni Ue. La Segretaria del Partito democratico ha ricordato che alle elezioni europee i socialisti sostengono la candidatura di Nicolas Schmit. "Questo non toglie stima e considerazione per il profilo, ma come gruppo dei socialisti abbiamo un solo candidato", ha tagliato corto Schlein. 

 

Palazzo Chigi, l'allora Presidente Draghi e il Primo Ministro della Polonia Mateusz Morawiecki LaPresse
Palazzo Chigi, l'allora Presidente Draghi e il Primo Ministro della Polonia Mateusz Morawiecki

L’assenza, dunque, di un partito che ponga il nome di Draghi come proprio Spitzenkandidaten, ovvero il candidato che, in caso di vittoria delle elezioni, proporrà come presidente della Commissione europea, è il punto di debolezza principale della sua candidatura.

Dunque se per la Presidenza della Commissione il percorso è in salita, altra possibilità è proprio quella di Presidente del Consiglio d'Europa. Un ruolo di primo piano, forse meno incisivo di quello di capo della Commissione europea ma che ha maggiori doti di mediazione visto che riunisce i leader dell'Ue per definire l'agenda politica dell'Unione e rappresenta quindi il livello più elevato di collaborazione politica tra i paesi dell'UE, quello che delinea anche gli indirizzi. Insomma, il luogo ideale nel quale applicare i temi che ha affrontato nel suo ultimo intervento.

Il Consiglio d'Europa a Reykjavík, in Islanda ansa
Il Consiglio d'Europa a Reykjavík, in Islanda