Mattarella: "Università sempre libere, anche nel dissenso al potere”, ma "non recidere il dialogo"

Laurea honoris causa dell'ateneo di Trieste al Capo dello Stato e all'ex presidente sloveno Pahor: "Interpretato l’amor di patria in una dimensione europea alta"

Mattarella: "Università sempre libere, anche nel dissenso al potere”, ma "non recidere il dialogo"
rainews
Il presidente Sergio Mattarella a Trieste

L'Università di Trieste celebra i suoi 100 anni conferendo il diploma di Laurea Magistrale in giurisprudenza al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e all'ex Presidente della Slovenia Borut Pahor.

Borut Pahor fu il primo capo dello Stato sloveno a rendere omaggio nel 2020 alle vittime delle foibe, davanti al sacrario di Basovizza, con Mattarella. I due presidenti fecero lo stesso davanti al monumento ai caduti sloveni fucilati dai fascisti, sempre mano nella mano. 

"Sergio Mattarella e Borut Pahor - si legge nella motivazione del conferimento della laurea honoris causa - hanno saputo coraggiosamente ripudiare la prospettiva angusta dell'egoismo nazionalistico, per perseguire invece una politica di riconciliazione, retta sulla creazione e sul consolidamento di spazi e di simboli dedicati alla memoria collettiva, quale fondamento di autentica pace tra i popoli. Due statisti che hanno interpretato l'amor di patria in una dimensione europea alta, così contribuendo a trasformare la frontiera adriatica, da territorio di aspro conflitto etnico e culturale, ad area di dialogo, di cooperazione e di amicizia, nella comune coscienza dei diritti umani e nella luce delle libertà democratiche".

“Università libere anche nel dissenso al potere”

 “Le Università”, ha affermato Mattarella intervenendo nell'aula magna dell'ateneo giuliano, "sono sempre state luogo del libero dibattito, della critica e anche del dissenso nei confronti del potere. Dibattito, critica e dissenso collegati tra gli atenei di tutti i paesi, al di sopra dei confini e al di sopra dei contrasti tra gli stati. Se si recide questo collegamento, questo prezioso scambio di riflessioni, di collaborazioni, di esperienze, non si aiutano i diritti, non si aiuta la libertà né la pace, ma si indebolisce la forza del dibattito, della critica e del dissenso. Si aiuta il potere, quello peggiore, che ha sempre cercato di tenere isolate le università del proprio paese, di impedirne il collegamento con quelle oltre confine". 

“Non recidere dialogo con università estere”

Il "dibattito, la critica e il dissenso sono collegati tra gli atenei di tutti i paesi, al di sopra dei confini e al di sopra dei contrasti tra gli stati". Lo ha sottolineato il presidente Sergio Mattarella all'università di Trieste dove gli hanno conferito una Laurea magistrale Honoris Causa in Giurisprudenza. Il capo dello stato, ricordando che gli atenei sono sempre stati liberi di esprimere "dissenso" contro il potere ha però invitato a "non recidere" i collegamenti e le riflessioni con le altre università al di fuori dell'Italia anche in presenza di "contrasti tra gli Stati".

“Il giorno del ricordo per rispettare la sofferenza invece di nutrire rancore e contrapposizione”

"In questi anni, Slovenia e Italia, hanno sviluppato un dialogo costante e fruttuoso, alimentato dalla consapevolezza che la comune adesione e appartenenza alla casa europea e ai valori euro-atlantici rappresentino quell'elemento identitario che rafforza nei nostri paesi lo sguardo verso il futuro. La riconciliazione con la storia non ci libera dal dovere di conoscerla e di ricordare, come Borut Pahor ha più volte sottolineato. Non conduce a letture di comodo del passato né relativizza le responsabilità di ciascuno, ma ci consente di coltivare sentimenti di rispetto per le sofferenze di ciascuno, in luogo di nutrire rancore e contrapposizione. Si iscrive in questo processo il Giorno del Ricordo, istituito dal Parlamento italiano nel 2004 e che richiama, in particolare, le sofferenze delle popolazioni istriane-giulianedalmate". Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella all'università di Trieste dove gli hanno conferito una Laurea magistrale Honoris Causa in Giurisprudenza. "Ricordare gli avvenimenti , che hanno così profondamente inciso con dolore sulla vita delle popolazioni al confine orientale, significa anche rispettare i patimenti altrui", ha aggiunto il capo dello Stato. 

“Con la visita congiunta alla foiba di Basovizza e al monumento ai fucilati del Tigr”, ha proseguito, "con il Presidente Pahor abbiamo voluto testimoniare che ciò che ci unisce oggi è più forte di quanto ci abbia separato in passato e che, insieme, sappiamo commemorare le vittime di quegli anni sanguinosi. Ci sono luoghi che nella storia assurgono a emblemi. La restituzione del palazzo del ‘Narodni Dom’ alle associazioni della minoranza slovena in Friuli Venezia Giulia sancita in occasione del centesimo anniversario del suo incendio - e ringrazio questa Università per il rilevante contributo arrecato - rappresenta la presa d'atto di una maturazione - in una giornata storica, come la definì il Presidente Pahor - che afferma altresì il reciproco impegno per la tutela e la promozione delle minoranze, in ossequio - per quanto ci riguarda - alla nostra Costituzione e alla Carta Europea dei diritti fondamentali".

“Nazionalismi esasperati hanno distrutto milioni di vite in Europa, Ue imprescindibile”

In un altro passaggio del suo discorso, il presidente della Repubblica ha affermato che "le ferite causate dalle tragedie del Novecento non si possono cancellare. Le guerre combattute senza alcun rispetto per le popolazioni, le violenze e gli esodi, hanno colpito e sconvolto l'Europa, in balia di una lotta combattuta da nazionalismi esasperati. La Seconda Guerra Mondiale - che quei nazionalismi hanno scatenato - ha distrutto la vita di milioni di persone nel nostro continente, ha disperso famiglie, forzato a migrazioni". Ora, "il progetto europeo è più che mai imprescindibile e urgente, alla luce anche della brutale e ingiustificabile aggressione della Federazione Russa ai danni dell'Ucraina. Ciò vale non solo nei confronti di Ucraina, Moldova e Georgia, ma soprattutto dei Paesi dei Balcani Occidentali che oltre venti anni addietro hanno iniziato questo impegnativo percorso di integrazione".

“Si consideri che la somma delle ‘minoranze’ all'interno dei paesi della Ue supera l'ampio numero di 50 milioni di concittadini europei”, ha poi osservato Mattarella, "lungo il percorso compiuto in questi trent'anni, Slovenia e Italia hanno saputo abbattere barriere e ostacoli, riuscendo a superare la nozione stessa di confine. Al suo posto c'è l'Europa, spazio comune di integrazione, di dialogo, di promozione dei diritti, di una cultura condivisa che si nutre delle diversità e ne fa punto di forza.  Il mondo ha bisogno di pace, stabilità, progresso, e l'Unione Europea è chiamata a dare risposte concrete alle aspirazioni di quei popoli che guardano al più imponente progetto di cooperazione concepito sulle macerie del secondo conflitto mondiale"

"Italia e Slovenia siano orgogliose delle mete raggiunte"

“Volgendo lo sguardo al cammino compiuto, in Europa, appare fuori da ogni dubbio che la Repubblica di Slovenia e la Repubblica Italiana debbano essere orgogliose delle mete raggiunte in questi anni”, ha sottoilineato il Capo dello Stato, "incontrarsi non è stato scontato e non sono mancate incomprensioni lungo il percorso; difficoltà che, tuttavia, non hanno impedito ai nostri Paesi di progredire costantemente, dando vita a un partenariato profondo e articolato che ci vede lavorare fianco a fianco sui temi prioritari dell'agenda europea e internazionale. Non è stato agevole. Tanto più assume valore quanto realizzato dai nostri paesi".

Pahor a Matterella: “Sei un grande statista"

"Non è vero che non c'è amicizia in politica, grazie a te ho cominciato a crederci. Tu sei un grande statista e ci siamo aiutati a vicenda. Mi auguro che nel nostro mondo l'amicizia riesca a prevalere sul risentimento e l'odio". Lo ha detto l'ex Presidente sloveno Borut Pahor parlando in italiano, a conclusione del suo intervento, in sloveno, dopo che gli è stata conferita la laurea Honoris Causa.

“La guerra non è inevitabile", aveva affermato in precedenza, "abbiamo sempre la possibilità, e anche il dovere morale, di cercare i modi per rafforzare la pace e la sicurezza, la democrazia e il benessere. Abbiamo dimostrato che, insieme, possiamo farlo per un comune futuro europeo. Per proteggere la pace e la sicurezza, per il bene dei nostri figli, non abbiamo altra scelta se non continuare a dimostrare di volta in volta a noi stessi e al mondo intero che una pace duratura europea e mondiale è necessaria e possibile. Tutto ciò che abbiamo fatto con l'amico e presidente della Repubblica Sergio Mattarella  lo abbiamo fatto perché crediamo nella pace duratura e nel sacro dovere degli uomini di Stato di adoperarsi in suo favore al meglio delle loro capacità. Questo è il loro dovere morale. Come ci siamo confidati quando quel lunedì 13 luglio 2020 rientravamo a casa, a Roma e a Lubiana, sentivamo un profondo senso di appagamento e soddisfazione".

“Questo atto non era dovuto, anzi era addirittura rischioso”, ha proseguito, "poiché andava contro pregiudizi saldamente radicati all'interno delle due comunità nazionali", ha sottolineato Borut Pahor. Per molti anni, ha proseguito, "la maggior parte degli italiani è passata davanti al monumento ai quattro eroi senza prestare loro la dovuta attenzione e ritenerli degni di ricordo. Per molti anni la maggior parte degli sloveni è passata davanti al monumento nei pressi delle foibe senza prestargli la dovuta attenzione e ritenerlo degno di ricordo. Come se fossero due verità storiche escludenti e inconciliabili". Secondo l'ex presidente della Repubblica di Slovenia, "nella nostra collaborazione è stata particolarmente decisiva la comune convinzione che gli sloveni, gli italiani e tutte le altre nazioni dell'Ue saranno in grado di costruire un comune futuro solido e duraturo, soltanto se sulla base dei valori europei sapranno giudicare anche il proprio, spesso doloroso, passato. Mentre montava l'aggressione russa contro l'Ucraina, mentre Hamas progettava il terribile attentato terroristico contro Israele e quest'ultimo rispondeva con un uso sproporzionato della forza, qui a Trieste - ha osservato Pahor - incominciava un nuovo periodo di convivenza e amicizia, fondato sulla verità e la riconciliazione, nello spirito europeo".

Chi c'era

È stato il rettore dell'Ateneo Roberto Di Lenarda assieme al ministro dell'università Anna Maria Bernini ad accogliere il nella scalinata di Piazzale Europa. Tra i presenti, il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, il prefetto Pietro Signoriello, il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, i ministri Anna Maria Bernini (Università e Ricerca) e Luca Ciriani (Rapporti con il Parlamento), il ministro sloveno Matej Arcon, ovviamente il rettore dell'Università Roberto Di Lenarda, i sindaci di Gorizia Rodolfo Ziberna e di Nova Gorica Samo Turel. Il mondo accademico è rappresentato anche dal rettore dell'università di Udine Roberto Pinton e dal direttore della Sissa Andrea Romanino.