Lo ha deciso la Commissione elettorale nazionale e confermato il Parlamento

Libia, arriva la conferma: "Niente elezioni il 24 dicembre". Rammarico di Usa e Italia

Nuova data proposta, il 24 gennaio 2022. Nasce intanto un accordo tra tre candidati "di peso": il generale Khalifa Haftar e gli ex ministri di Misurata Ahmed Maitig e Fathi Bashaga

Libia, arriva la conferma: "Niente elezioni il 24 dicembre". Rammarico di Usa e Italia
(GettyImages)

Ora è ufficiale, dopo ore di dichiarazioni, conferme, smentite e soprattutto forti dubbi sul fatto che venerdì prossimo, 24 dicembre, si potessero tenere le elezioni presidenziali in Libia. Oggi è arrivata la conferma dalla Commissione centrale incaricata di gestire il processo elettorale. A stretto giro, è giunta l’ulteriore conferma del Parlamento di Tripoli, che ha definito “impossibile” l’eventualità di un voto tra due giorni, senza che neanche la lista ufficiale dei candidati fosse stata pubblicata. La Commissione parlamentare incaricata di sovrintendere alle elezioni ha anche chiarito che non esistono le condizioni per tenerle nella data prevista. L'Autorità elettorale libica ha perciò proposto come nuova data il 24 gennaio 2022.

Dbeibah ritorna premier, Nayed lancia l’allarme

Abdul Hamid Dbeibah, che si era candidato insieme ad un’ottantina di altri aspiranti alla carica di presidente, ha quindi riassunto l’incarico di primo ministro ad interim. Nel frattempo Aref Nayed, un altro candidato e già ambasciatore della Libia negli Emirati Arabi Uniti, aveva lanciato un preoccupato allarme: “Se le cricche politiche dello status quo fanno altri giochetti ci sono possibilità concrete di disordini civili e anche di conflitto”. Secondo Nayed, che è leader del movimento politico Ihya Libya (Far rivivere la Libia), “i libici sono stati privati, per troppo tempo, del loro diritto inalienabile di scegliere il proprio presidente". Nayed, il cui movimento ha l'obiettivo di guidare il Paese verso una fase di “sicurezza, stabilità e sviluppo”, ricorda che “le elezioni presidenziali furono decretate dal Parlamento nel 2014. Dopo anni di rinvii e cosiddetti “preparativi”, ogni ulteriore procrastinazione sarà respinta con veemenza”.

Il patto a tre Haftar-Maitig-Bashaga

A Bengasi, dopo una fase segreta di consultazioni in Egitto, si erano incontrati ieri il maresciallo Khalifa Haftar, l’ex vicepresidente Ahmed Maitig e l’ex ministro dell’Interno Fathi Bashaga, tutti e tre in corsa per la consultazione saltata. Maitig e Bashaga, tra l’altro, erano nel governo guidato da Fayez al Serraj, storico nemico di Haftar nel controllo delle provincie orientali. “Ci siamo riuniti oggi su iniziativa del candidato Khalifa Haftar per unificare gli sforzi nazionali e superare la fase che sta attraversando il nostro amato paese” aveva dichiarato, in una nota congiunta, Bashaga, lasciando intendere che si sta creando un patto a tre per penalizzare Dbeibah, visto come antagonista alla leadership di Haftar.

La preoccupazione degli Usa, il rammarico di Draghi

“Gli Stati Uniti condividono la preoccupazione e la delusione della stragrande maggioranza dei libici che si aspetta di avere l'opportunità di votare per il futuro del proprio Paese”: a dichiararlo, l'inviato speciale e ambasciatore degli Stati Uniti in Libia, Richard Norland, poco dopo la notizia del rinvio ufficiale del voto. Mentre stamattina, durante la consueta conferenza stampa di fine anno, il premier Mario Draghi ha espresso il suo rammarico per il mancato appuntamento elettorale: “L'Italia e l'Europa hanno fatto di tutto per accompagnare questo processo verso la democrazia in Libia. Il fatto che non si siano riuscite a tenere le elezioni è dipeso da complicazioni istituzionali libiche ma ancora da una situazione che rimane molto frammentata tra i vari centri di potere del Paese. Oggi dobbiamo sperare - ha aggiunto il premier - che il processo di consultazione politico si riprenda, il dialogo tra i vari centri di potere riprenda e fissino una nuova data per le elezioni”.

“Né tra un mese né tra un anno”

Intanto, prevale lo scetticismo e lo sconforto ai vertici dello Stato: “Né tra un mese né tra un anno: è impossibile tenere le elezioni presidenziali in questo scenario, l'unica strada percorribile è quella di tenere prima le parlamentari, in modo da riunire le istituzioni libiche”. Lo ha detto Ashraf Shah, ex membro dell'Alto consiglio di Stato. Mentre Husam El Gomati, attivista e influencer libico 33enne che vive in Svezia, paventa il rischio di scontri e tensioni nel paese per un appuntamento elettorale troppo a lungo atteso: "L'annuncio del rinvio delle elezioni è problematico e alimenta l'incertezza. Un terzo della popolazione libica si era registrata per votare e un recente sondaggio mostra che l'83 per cento dei cittadini vuole partecipare. Nei prossimi giorni, ci potrebbero essere manifestazioni di protesta".