La pandemia in Cina

A Pechino è allerta Covid. Da oggi chiusi teatri e palestre

Sono ancora aperti cinema e negozi. Timore per i mercati finanziari: la Banca centrale cinese promette misure di intervento per frenare la crisi economica in atto

A Pechino è allerta Covid. Da oggi chiusi teatri e palestre
(ApPhoto)
Un hub Covid-19 nel distretto di Dongcheng, Pechino

Dopo Shanghai l’allerta covid arriva a Pechino e preoccupa tutta la Cina. Da oggi, nella capitale, rimangono chiusi teatri, palestre e siti turistici ed è vietato organizzare convegni e riunioni, mentre restano per il momento aperti negozi, ristoranti, cinema e uffici.

La decisione arriva dopo i 4 milioni di test effettuati ieri a Chaoyang, il distretto più popoloso della megalopoli. La città, popolata da 26 milioni di persone, teme di andare incontro alle chiusure draconiane figlie della politica della tolleranza zero applicata al coronavirus. L’ultima, in ordine di tempo e ancora sottoposta a un feroce lockdown, quella di Shanghai, che sta da poco tornando alla semi normalità solo in alcuni quartieri. Le misure di Pechino sono tuttavia moderate rispetto ad altri luoghi che affrontano focolai simili e, per il momento, solo circa 30 edifici residenziali sono già in una forma di confinamento, tutti nel distretto di Chaoyang.

A livello nazionale la Cina ha registrato lunedì quasi 18.000 casi (circa 2.000 in meno rispetto a domenica), di cui1.908 locali e 15.816 asintomatici. Numeri inaccettabili per la repubblica popolare che, dopo un briefing notturno, ha spinto le autorità locali a effettuare i test su altri dieci distretti della capitale oltre a una zona nevralgica dello sviluppo economico: "Per arginare con determinazione il rischio di diffusione dell'epidemia e mantenere efficacemente la salute dei cittadini, si è deciso di ampliare l'ambito di verifica sanitaria sulla base dei test effettuati nel distretto di Chaoyang", ha spiegato un portavoce del governo municipale.

Il timore è anche, e soprattutto, di ordine economico: l’hub finanziario pechinese da solo vale il 5 % del Pil nazionale che ha già avuto un preoccupante rallentamento nel primo trimestre di quest’anno, in cui la produzione industriale solo a marzo è crollata del 7,5% annuo e le vendite al dettaglio del 18,9%. I mercati asiatici hanno subito lunedì il peggior giorno di contrattazioni in oltre un mese a causa dei timori che Pechino stesse per entrare in un lockdown che non ammette deroghe: i listini cinesi (Shanghai-5,13% e Shenzhen -6,48%) sono crollati ai minimi degli ultimi due anni.
È quindi altissima l’attenzione, anche internazionale, sugli esiti dei tre cicli di test che saranno condotti oggi, giovedì e sabato nei distretti di Dongcheng, Xicheng, Haidian, Fengtai,Shijingshan, Fangshan, Tongzhou, Shunyi, Changping, Daxing, nonché nell'area di sviluppo economico-tecnologico di Pechino.

Le autorità, anche se non hanno ancora menzionato la possibilità del lockdown, hanno comunque esortato le aziende a ricorrere al telelavoro e, alla soglia dei festeggiamenti del 1 maggio, hanno invitato i pechinesi a non lasciare la città se non per assoluta necessità. 

Intanto la Banca centrale cinese corre anticipatamente ai ripari promettendo nuove mosso contro il rallentamento dell’economia. La Pboc ha infatti assicurato che rafforzerà "il sostegno prudente" della politica monetaria all'economia reale a rischio frenata, in particolare alle piccole imprese colpite dal Covid-19.   In una nota sul suo sito web, in risposta a una domanda della testata Financial News sulle oscillazioni dei mercati finanziari, è stato detto che “la Cina manterrà una liquidità ragionevolmente ampia e stimolerà uno sviluppo sano e stabile dei mercati finanziari e che aggiungerà altri 100miliardi di yuan (15,3 miliardi di dollari) per sostenere lo sviluppo del carbone, aumentando la capacità di stoccaggio”.