Pakistan

Cambio di passo in Pakistan, favorito Sharif leader dell'opposizione

Dopo il governo di Imran Khan sfiduciato e destituito dall'Assemblea Nazionale, il Paese andrà a elezioni anticipate entro ottobre. Il cambio avviene in piena guerra in Ucraina con il Pakistan che è tra i 9 paesi del mondo a possedere armi nucleari

Cambio di passo in Pakistan, favorito Sharif leader dell'opposizione
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Il leader della Lega musulmana pakistana, Shehbaz Sharif

Dopo settimane turbolente di crisi politica il Pakistan avvia l'iter delle elezioni anticipate. Ieri è arrivato il voto di sfiducia del Parlamento che ha destituito l'attuale premier Imran Khan, vincitore delle elezioni del 2018 e considerato non gradito agli Stati Uniti a causa dei legami stretti con Mosca e Pechino. Un cambio politico che arriva in piena guerra in Ucraina con la geopolitica messa alle strette dalle alleanze pro e contro la Russia e gli Stati Uniti, specie se a guardare c'è la Cina e il resto delle super potenze - solo 9 nel mondo - a possedere armamenti nucleari e tra questi 9 c'è proprio il Pakistan.

Un primo ministro ad interim condurrà al voto anticipato previsto entro ottobre. Due le proposte al vaglio del parlamento: una indicata dall'attuale capo del governo che vorrebbe l'ex presidente della Corte Suprema, Gulzar Ahmed e una dal capo dell'opposizione, Shehbaz Sharif, ora dato per favorito proprio come premier. Presidente del partito Lega musulmana del Pakistan Nawaz (Pml-N), il 70enne Shahbaz è il fratello minore dell'ex primo ministro Nawaz Sharif. In passato è stato tre volte primo ministro della provincia pachistana del Punjab, la più popolosa del paese, ora potrebbe guidare una platea ben più vasta di cittadini, 220 milioni di abitanti che fanno della Repubblica pakistana uno dei paesi musulmani più popolosi del mondo. Un Paese con una travagliata storia recente, che dalla sua indipendenza, nel 1947, ha assistito a quattro golpe militari e ad almeno altrettanti tentativi di colpo di Stato. 

Secondo gli analisti, il primo compito di Sharif sarà quello di formare un governo di coalizione con il Partito popolare pakistano (PPP, a sinistra) e il piccolo conservatore Jamiatul Ulema-e-Islam-F (JUI-F). I due partiti hanno dominato per decenni la vita politica nazionale e sono più avvezzi allo scontro che all'accordo. Sembra, dunque, improbabile che la loro alleanza, forgiata per estromettere Imran Khan dal potere, sopravviva all'avvicinarsi delle prossime elezioni. Il PPP è guidato da Bilawal Bhutto Zardari, figlio dell'ex presidente Asif Ali Zardari e dell'ex primo ministro Benazir Bhutto, assassinato nel 2007.

"Applicheremo un balsamo alle ferite di questa nazione", ha detto nella notte Sharif al termine dell'interminabile battaglia parlamentare culminata con la caduta dell'avversario premier e promettendo collaborazione col governo uscente. Imran Khan, ex star del cricket al potere dal 2018, ha invitato i suoi sostenitori a scendere in piazza domenica dopo l'Iftar, il pasto serale che interrompe il digiuno del Ramadan. Afferma di essere vittima di un "cambio di regime" orchestrato, secondo lui da "interferenze straniere", in particolare dagli Stati Uniti a causa delle sue critiche alla politica americana nei paesi musulmani, in particolare in Iraq e Afghanistan. 

Un compito arduo attende, dunque, il prossimo primo ministro, che dovrà affrontare le stesse sfide del suo predecessore, la cui caduta non è vista da alcuni come una sconfitta, anzi il fatto di essere considerato vittima di una cospirazione straniera gli avrebbe dato "un certo sostegno", perno su cui gira il sentimento antiamericano tra gli elettori.