Arabia Saudita

Riad, la 'promozione' di Mohamed bin Salman: il padre lo nomina primo ministro

Il principe ereditario, 37 anni, al centro delle accuse per il brutale omicidio di Jamal Kashoggi, acquisisce più potere nel ricco regno saudita. Lascia la carica di ministro della Difesa al fratello. Già da anni governa come sovrano 'de facto'

Riad, la 'promozione' di Mohamed bin Salman: il padre lo nomina primo ministro
Ansa

Più potere di prima: da oggi il controverso principe ereditario saudita Mohammed bin Salman potrà fregiarsi del titolo di primo ministro del vasto regno mediorientale. Il padre, l'86enne re Salman, ha infatti disposto un rimpasto di governo che segna la sua scalata al vertice dell’esecutivo, una carica che in Arabia saudita viene tradizionalmente ricoperta dallo stesso sovrano. Il principe lascia quindi la carica di ministro della Difesa a suo fratello minore, Khalid bin Salman. La riorganizzazione governativa non tocca gli altri ministeri-chiave, tra cui quelli di Energia, Esteri e Interni.

Il principe, 37 anni, è erede dal 2017 ma, in realtà, governa come sovrano de facto già da diversi anni, anche a causa delle precarie condizioni di salute di suo padre, asceso al trono nel 2015. La sua autorevolezza sullo scacchiere internazionale ha però subito un duro colpo dopo che è stato accusato da più parti di aver ordinato lo spietato assassinio del giornalista e oppositore Jamal Khashoggi, avvenuto nel 2018 nel consolato saudita ad Istanbul; un’accusa da lui sempre respinta, ma avallata dagli alleati americani in un rapporto della Cia.

Tuttavia, l’attuale scenario internazionale gli è stato favorevole, soprattutto da quando, nel giugno scorso, bin Salman è stato nuovamente accolto ad Ankara da uno dei suoi più duri critici, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Anche grazie alla crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina, infatti, Turchia e Arabia Saudita, affermava un comunicato ufficiale, hanno ritrovato la loro “fratellanza storica” e il principe veniva visto sotto una nuova luce da chi fino al giorno prima lo aveva attaccato.

A luglio, il principe si fregia di un altro “fiore all’occhiello”: il presidente americano Joe Biden, accantonando le accuse mosse fino a quel momento, andava a Riad in visita di Stato a stringere calorosamente la mano al re saudita per poi salutare, un attimo dopo, con il pugno chiuso l’erede 37enne. Un escamotage che non è bastato a salvarlo da apre critiche, negli Stati Uniti e non solo. Ancora pochi giorni dopo, il principe veniva ricevuto con tutti gli onori anche all'Eliseo dal presidente francese Emmanuel Macron, che a sua volta veniva biasimato da molte cancellerie e importanti soggetti di diritto internazionale, a cominciare dalle organizzazioni non governative per la difesa dei diritti umani, tra cui Amnesty International.

Sembrava che 'la questione Khashoggi' fosse stata definitivamente archiviata quando è emerso che l'annunciata visita di condoglianze dell'uomo forte di Riad a Londra, in occasione della morte della regina Elisabetta II, era stata cancellata dal protocollo, così come la sua eventuale partecipazione alle esequie. La nomina di oggi dovrebbe dare un’ulteriore, pragmatica spinta alla sua ‘riabilitazione internazionale’.