Il discorso programmatico

Un governo di 5 anni, pronto a difendere gli interessi dell'Italia: Meloni alla prova della fiducia

La premier traccerà il solco dell'azione di governo e delle prime sfide che l'attendono, dalla crisi energetica alla manovra. Ribadendo la collocazione euroatlantica dell'Italia e il sostegno all'Ucraina (sancito da un probabile primo viaggio a Kiev)

Un governo di 5 anni, pronto a difendere gli interessi dell'Italia: Meloni alla prova della fiducia
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Giorgia Meloni al primo Consiglio dei ministri, tenutosi domenica 23 ottobre

Presentarsi al Parlamento e all’Italia per dare “seguito concreto e attuazione agli impegni”. Chiarendo subito che il suo non sarà un governo breve, di transizione. Che non sarà disposta a “vivacchiare” ma ha l’ambizione di durare cinque anni, tutta la legislatura. Imprimendo al primo esecutivo della Repubblica guidato da una donna un indirizzo “fortemente politico”.

Con queste premesse Giorgia Meloni giunge all’appuntamento più importante della fase post-elettorale, dopo l’emozione “impattante” dell’arrivo a Palazzo Chigi per il cambio di staffetta con Mario Draghi; e dopo il giuramento davanti al capo dello Stato, con la formula imparata a memoria salvo qualche fisiologico inciampo emotivo.

Il cuore della sua azione di governo, non è una novità, sarà la “difesa degli interessi degli italiani”, un mantra per la leader di Fratelli d’Italia (il partito dei “patrioti”), oltre che la cifra della recente campagna elettorale. L'appuntamento è per le 11, aula di Montecitorio: il presidente del Consiglio, come preferisce farsi chiamare, si presenterà alla prima vera prova in Parlamento, dove può comunque contare su una maggioranza solida. Si prevede un discorso “di ampio respiro”, che non lesinerà su tutte le questioni fondamentali, dalla condanna della Russia per la guerra in Ucraina ai rapporti con l'Europa, fino alle ricette economiche anticrisi.

Ma ci sarà tempo anche per altro, per questioni “di bandiera”, valoriali, apparentemente meno cruciali di quelle appena elencate: il tema delle pari opportunità, di un potere declinato al femminile. Giorgia Meloni dovrà indicare come coniugare quello smarcamento rivendicato anche nella denominazione di ministeri-chiave – sicurezza energetica, sovranità alimentare, natalità, merito, made in Italy – con la continuità che inevitabilmente va portata avanti su alcuni dossier. È da escludere un sorvolo sul grande capitolo dei “diritti”, questione tornata sotto i riflettori proprio dopo l'incontro informale con il presidente francese Emmanuel Macron.

La postura internazionale dell'Italia, non lo dice per la prima volta, resterà saldamente ancorata all'asse euro-atlantico, un concetto che si prevede venga ribadito a chiare lettere dalla postazione centrale dei banchi del governo, al centro dell’emiciclo di Montecitorio. Non ci saranno, quindi, passi indietro sul sostegno all'Ucraina, anche con altre armi, se necessario.

La partita più complicata e urgente resta quella del gas: qui sarà difficile discostarsi dal percorso tratteggiato dall’ormai ex premier Draghi e dal suo ministro Roberto Cingolani (indicato come advisor del governo di destra-centro). C’è da attendersi che il presidente del Consiglio indicherà comunque una leggera differenziazione, una distanza sul fronte della produzione e degli approvvigionamenti. La cosa più intelligente da fare, quindi, è tornare a Bruxelles per continuare a battersi nella lotta sul price cap nella speranza di raggiungere la stessa solidarietà mostrata ai tempi del Covid e avere risorse per proteggere cittadini e imprese dai rincari.

Come prima azione da intraprendere, un nuovo decreto bollette che si presume sia il primo vero atto legislativo adottato dal governo Meloni. Poi, la scrittura della prima manovra economica, in tempi record. Senza la pretesa di fare “tutto e subito”, tanto più se l’orizzonte di riferimento che si ha in mente è l'intera legislatura. E soprattutto senza mettere a rischio i conti, concetto che ha condiviso anche nell'ora e mezza di colloquio avuto domenica con Draghi (l’ex banchiere centrale l’ha anche pregata di non isolarsi in Europa). La premier non nasconderà le difficoltà che si profilano all'orizzonte, tra l'inflazione che continua a correre e gli esiti sempre incerti della guerra, ma assicurerà il “massimo impegno”, suo e dei suoi ministri, per evitare che il Paese, dopo la crisi sanitaria e quella energetica, ripiombi anche in una crisi economica.

Bruxelles sarà comunque una delle prime tappe di Meloni per accreditare il nuovo esecutivo (oltre a Kiev, dove pare che si voglia recare come prima tappa di un tour internazionale nelle capitali del mondo). L’obiettivo è quello di “collaborare” avendo sempre davanti la stella polare dell'interesse nazionale, dalla difesa dell'apparto produttivo all'italianità dei prodotti che rendono il nostro Paese famoso e forte nel mondo. I deputati radunati ad ascoltarla percepiranno un messaggio chiaro e netto: è il momento della responsabilità, delle scelte importanti. Un appello che si estende anche alle opposizioni, indispensabili per affrontare insieme le sfide più insidiose con lealtà e dialogo ma nel rispetto dei ruoli.