Il 40esimo viaggio apostolico del Pontefice in Congo

Le metafore del Papa: "Il polmone d'Africa non riesce a respirare, insanguinati i vostri diamanti"

Primo discorso pubblico di Bergoglio davanti alle autorità e alla società civile congolese: "Giù le mani dall'Africa, non è una miniera da sfruttare! Dopo quello politico, il colonialismo è diventato economico ed è stato altrettanto schiavizzante"

Le metafore del Papa: "Il polmone d'Africa non riesce a respirare, insanguinati i vostri diamanti"
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Papa Francesco con Félix Tshisekedi, presidente della Repubblica democratica del Congo

Sceglie immagini metaforiche e profondamente evocative, Papa Francesco, nel suo primo discorso ufficiale davanti alle autorità e alla società civile congolese, primo di una lunga serie di appuntamenti previsti nel suo 40esimo viaggio apostolico, cominciato oggi con l’arrivo a Kinshasa, capitale del Paese.

 

Diamanti insanguinati dal veleno dell’avidità

“Giù le mani dalla Repubblica democratica del Congo, giù le mani dall'Africa! Basta soffocare l'Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare” dice con forza il Pontefice. “È tragico che questi luoghi, e più in generale il continente africano, soffrano ancora varie forme di sfruttamento. Dopo quello politico, si è scatenato infatti un 'colonialismo economico', altrettanto schiavizzante. Così questo Paese, ampiamente depredato, non riesce a beneficiare a sufficienza delle sue immense risorse: si è giunti al paradosso che i frutti della sua terra lo rendono 'straniero' ai suoi abitanti. Il veleno dell'avidità ha reso i suoi diamanti insanguinati” prosegue Bergoglio, interrotto più volte dagli applausi.

Un Paese “ampiamente depredato”, quindi: così lo descrive il Papa, accanto al presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi, che lo ascolta tramite la traduzione simultanea e assente applaudendo. Un Paese ancora schiavizzato, continua Papa Francesco, “un dramma davanti al quale il mondo economicamente più progredito chiude spesso gli occhi, le orecchie e la bocca”.

La violenza è come un pugno nello stomaco, un Paese che sembra senza respiro

Nel discorso alle autorità di Kinshasa, il Pontefice parla della violenza che dilaga nel Paese e afferma che è come “un pugno nello stomaco”. Poi torna sulle immagini evocative e i riferimenti geografici: “Se la geografia di questo polmone verde è tanto ricca e variegata, la storia non è stata altrettanto generosa: tormentata dalla guerra, la Repubblica democratica del Congo continua a patire entro i suoi confini conflitti e migrazioni forzate, e a soffrire terribili forme di sfruttamento, indegne dell'uomo e del creato. Questo Paese immenso e pieno di vita, questo diaframma d'Africa, colpito dalla violenza come da un pugno nello stomaco, sembra da tempo senza respiro”.

Per questo l’intento della visita apostolica, sottolinea il vescovo di Roma, è di venire “a voi nel nome di Gesù, come pellegrino di riconciliazione e di pace. Ho tanto desiderato essere qui e finalmente giungo a portarvi la vicinanza, l'affetto e la consolazione di tutta la Chiesa cattolica”. Il tutto mentre “voi congolesi lottate per custodire la vostra dignità e la vostra integrità territoriale contro deprecabili tentativi di frammentare il Paese”. Ecco perchè, dice il Pontefice, “sono qui ad abbracciarvi e a ricordarvi che avete un valore inestimabile, che la Chiesa e il Papa hanno fiducia in voi, credono nel vostro futuro, in un futuro che sia nelle vostre mani e nel quale meritate di riversare le vostre doti di intelligenza, sagacia e operosità”.

Papa Francesco, a sinistra, siede con il presidente della Repubblica democratica del Congo, Felix-Antoine Tshisekedi Tshilombo ap photo
Papa Francesco, a sinistra, siede con il presidente della Repubblica democratica del Congo, Felix-Antoine Tshisekedi Tshilombo

L’Africa è “sorriso e speranza del mondo” e il Congo un “diamante del creato”

L'Africa sia protagonista del suo destino!” si augura quindi Papa Francesco, “il mondo faccia memoria dei disastri compiuti lungo i secoli a danno delle popolazioni locali e non dimentichi questo Paese e questo Continente. L'Africa, sorriso e speranza del mondo, conti di più: se ne parli maggiormente, abbia più peso e rappresentanza tra le nazioni!” scandisce Bergoglio in uno dei passaggi più applauditi del suo discorso.

In un altro passaggio esortativo, il Pontefice dice: “Coraggio, fratello e sorella congolese! Rialzati, riprendi tra le mani, come un diamante purissimo, quello che sei, la tua dignità, la tua vocazione a custodire nell'armonia e nella pace la casa che abiti”. E prosegue: “Rivivi lo spirito del tuo inno nazionale, sognando e mettendo in pratica le sue parole: 'Attraverso il duro lavoro, costruiremo un Paese più bello di prima, in pace'”, ha continuato Bergoglio, che ha definito la Repubblica democratica del Congo “un diamante del creato”. Aggiungendo subito dopo, rivolgendosi alle “care donne e uomini congolesi”, “voi, tutti voi, siete infinitamente più preziosi di ogni bene che sorge da questo suolo fecondo!”.

Il Papa, nel suo lungo discorso alle autorità di Kinshasa, ha parlato anche del “genocidio dimenticato che sta subendo la Repubblica democratica del Congo”. Il Presidente Félix Antoine Tshilombo Tshisekedi aveva precedentemente parlato di “terrorismo al servizio degli stranieri” e aveva sottolineato che questo si consuma nel “silenzio della comunità internazionale”.

Il Papa durante il suo discorso a Kinshasa rainews24
Il Papa durante il suo discorso a Kinshasa

I giovani, i diamanti più preziosi della terra congolese

Il Papa invita le autorità della Repubblica democratica del Congo ad investire sui giovani e sulla loro istruzione: “I diamanti più preziosi della terra congolese, che sono i figli di questa nazione, devono poter usufruire di valide opportunità educative, che consentano loro di mettere pienamente a frutto i brillanti talenti che hanno. L'educazione - ha sottolineato ancora Papa Francesco - è fondamentale: è la via per il futuro, la strada da imboccare per raggiungere la piena libertà di questo Paese e del continente africano.” Il Papa ricorda però che “tanti bambini non vanno a scuola: quanti, anziché ricevere una degna istruzione, vengono sfruttati! Troppi muoiono, sottoposti a lavori schiavizzanti nelle miniere. Non si risparmino sforzi per denunciare la piaga del lavoro minorile e porvi fine. Quante ragazze sono emarginate e violate nella loro dignità! I bambini, le fanciulle, i giovani sono la speranza: non permettiamo che venga cancellata, ma coltiviamola con passione!” conclude il Pontefice.