Corte di Assise di Reggio Emilia

Caso Saman, parla il fratello: "Ho visto tutta la scena, mio zio l'ha presa per il collo"

"Non potevo dire niente, avevo paura di papà e zio" dice Ali Heider, "Ora voglio dire la verità". Il ragazzo, oggi maggiorenne, racconta come è morta sua sorella. In aula presenti il padre, Shabbar Abbas, i cugini e lo zio Danish Hasnain

Ali Heider ha visto sua sorella Saman andare a morire. E' questa la verità che per “paura di papà e zio” ha tenuto nascosta per due anni e che oggi ha deciso di rivelare in aula. Nuove dichiarazioni dopo quelle rese tra maggio e giugno 2021, che la corte di assise di Reggio Emilia ha dichiarato inutilizzabili: Ali, per i giudici, doveva essere iscritto nel registro degli indagati. 

Davanti ai giudici, il ragazzo, oggi maggiorenne, ripercorre quella sera di primavera a Novellara, paese alle porte di Reggio Emilia, dove viveva la famiglia di origine pakistana. Ha momenti di cedimento, anche di lacrime. Ma affronta, soffrendo, il suo passato e la sua famiglia, le regole del processo italiano, le domande incessanti. 

Era la sera del 30 aprile 2021, lui era davanti alla porta di casa: "Mia sorella camminava, mio zio l'ha presa per il collo e l'ha portata dentro alla serra. Ho visto i cugini, solo la faccia". Il padre era lì, la madre guardava. "Avevo paura anche io di fare la stessa fine". Ali Heider risponde alle domande dell'avvocato di uno dei cugini, Nomanhulaq, imputato insieme al padre, alla madre, allo zio e a un altro cugino, Ikram, per l'omicidio della 18enne, il cui corpo è stato trovato un anno e mezzo dopo, sotterrato in un casolare diroccato nelle vicinanze di casa. 

Coperto, per non fargli incrociare lo sguardo del padre Shabbar, dello zio Danish e dei cugini, il testimone risponde alle domande della difesa, che per ore prova a minarne l'attendibilità, evidenziare contraddizioni. Ricostruire cosa avvenne la notte tra il 29 e il 30 aprile costa fatica, così come vedere i filmati di quei giorni. "Sto troppo male", dice piangendo. Altre cose, tuttavia, le esprime con grande chiarezza, per esempio quando in passato affermò che i cugini non c'entravano nulla fu "una bugia perché mio padre mi disse di farlo", "Mi ha detto di non dire niente", spiega "Io da piccolo avevo paura di mio padre e di mio zio".

Il paravento prima dell'audizione del fratello di Saman nell'aula della Corte di assise di Reggio Emilia, 31 ottobre 2023. Ansa
Il paravento prima dell'audizione del fratello di Saman nell'aula della Corte di assise di Reggio Emilia, 31 ottobre 2023.

Riferisce poi di una riunione dei cinque familiari imputati, in camera, pochi giorni prima della scomparsa. "Mentre facevano i piani, io stavo sulle scale ad ascoltare, non tuttoma quasi. Ho sentito una volta mio padre che parlava di 'scavare'". Chi faceva i piani? "Noman, papà, mamma e altri due, Danish e Ikram". Altra domanda: qualcuno ti aveva detto che Saman era stata seppellita? "Sì". E chi te lo aveva detto? "Noman, gli avevo chiesto io, perché volevo abbracciare mia sorella.   E perché di questo, domanda allora l'avvocato di Nomanhulaq, non parlò negli interrogatori? "Perché non mi dissero di preciso dov'era, solo che era sotto terra. E sempre per la questione di mio papà, avevo paura di lui". 

Poi l'ultima sera, gli ultimi momenti. Il padre Shabbar, racconta, lo ha minacciato, intimandogli di mostrare le chat tra lei e il fidanzato, che lui, allora sedicenne aveva registrato: "Mi disse fammi vedere questi messaggi, se no ti appendo a testa in giù nelle serre". Poi Saman andò in bagno e quando uscì ci fu il litigio con i familiari, perché lei voleva andarsene. "Voleva fare la sua vita", dice Ali.  "Mentre era in bagno mio padre ha chiamato qualcuno. Ho sentito qualcosa del tipo 'state attenti alle telecamere'". Poi la scena, vista dalla porta di casa, con lo zio che prendeva la giovane per il collo, portandola verso le serre, insieme ai cugini, verso il buio. E la mamma, intanto, cosa faceva? "Guardava".