Escalation in Medioriente

Hamas spara al Festival nel deserto: "Eravamo come bersagli al poligono di tiro"

I drammatici momenti nei video pubblicati sui social

Hamas spara al Festival nel deserto: "Eravamo come bersagli al poligono di tiro"
X/@nasserlaham4
Festival di Israele

La musica, la festa, poi i razzi, le sirene, gli spari. Alle 6.30 di sabato mattina, Hamas ha colpito anche nel deserto, vicino al Kibbutz Re'im, nei pressi della Striscia di Gaza, dove migliaia di giovani stavano festeggiando il “Sukkot”. Molti video postati sui social raccontano quei momenti drammatici.

“Al sorgere dell'alba abbiamo sentito sirene e razzi, poi sono arrivati i miliziani”, racconta Tal Gibly a Cnn. 

Tra quelli che partecipavano al Festival di musica elettronica in diversi sono stati presi in ostaggio. 

“Non avevamo nemmeno un posto dove nasconderci perché eravamo in uno spazio aperto”, continua Tal. Nel video che ha girato in quei drammatici momenti si vedono i ragazzi correre mentre l'area dei concerti si svuota rapidamente, si sentono le esplosioni. Ci sono le auto bloccate in un ingorgo. Poi, risuona l'eco degli spari in sottofondo. Decine di persone sembrano cadere per terra: forse colpite o forse nel tentativo di mettersi al riparo.

Gibly nella sua corsa verso la foresta ha visto morti e feriti. “È stato terrificante e non sapevamo dove andare per non incontrare quelle persone malvage”, ha detto. “Eravamo come bersagli in un poligono di tiro".

In questo video diventato virale, una giovane donna, identificata come Noa Argamani - viene rapita e portata via in moto. Nelle immagini si vede la ragazza terrorizzata, mentre viene allontanata dal compagno Avinatan con cui stava partecipando al Festival. Lui viene arrestato e costretto a camminare con le mani dietro la schiena.

In un altro video, una donna viene mostrata dai miliziani. La tengono per i lunghi dreadlocks, non si muove. La ragazza è stata identificata come Shani Louk, ha la doppia cittadinanza tedesca e israeliana. Le immagini sono troppo esplicite per essere trasmesse. La madre ha fatto un appello in cui chiede la liberazione della figlia "L'abbiamo riconosciuta dai tatuaggi e dai lunghi dreadlocks", ha detto il cugino di Louk al Washington Post. “Abbiamo una sorta di speranza… Hamas è responsabile per lei e per gli altri”.