Stop a Schengen

Ripartono i controlli alle frontiere con la Slovenia. Allestite postazioni delle forze dell'ordine

Scattati alle 14 di ierii. Il ministro dell'Interno Piantedosi ha ribadito che si tratta di una misura temporanea e proporzionata. Arrivati in Friuli-Venezia Giulia 350 agenti, saranno distribuiti tra i valichi principali e quelli secondari

Ripartono i controlli alle frontiere con la Slovenia. Allestite postazioni delle forze dell'ordine
ansa
controlli confini della Slovenia

E' scattata alle 14 di ieri la sospensione del Trattato di Schengen in merito ai controlli alle frontiere per ragioni di sicurezza legate a possibili infiltrazioni terroristiche attraverso la 'rotta balcanica'. Inizialmente il provvedimento durerà dieci giorni prorogabili, cioè fino alle 14 di martedì 31 ottobre. Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, il dispositivo comprende i 22 valichi principali per 232 chilometri di confine con la Slovenia, a Est, e a Nord, con l'Austria. Da ieri dunque in entrata e in uscita dall'Italia potranno essere chiesti i documenti.

Il personale dell'Anas ha allestito le postazioni dove vengono effettuati i controlli, con tutta l'organizzazione logistica relativa. A Fernetti, il valico più importante tra Slovenia e Italia, sono tornati anche i mezzi delle forze dell' ordine, in particolare autoblindo dei Carabinieri. Il rafforzamento della vigilanza italiana riguarda inoltre i confini con altri territori, come Austria e Svizzera. 

Anche la Slovenia ha introdotto analoghi controlli temporanei ai confini con Croazia e Ungheria. Per questa operazione in Friuli Venezia Giulia è previsto l'arrivo di 350 tra agenti e militari. Non è ancora chiaro se, tra gli strumenti tecnologici a disposizione delle forze dell'ordine, ci saranno anche droni. 

A Trieste per il momento è previsto che si tenga un vertice, convocato dal ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, con le autorità slovene e croate il 2 novembre per fare un primo bilancio dei risultati del provvedimento e stabilire insieme eventuali nuove misure. 

"L'accordo di Schengen non è morto ma è rotto", è stato detto da Germania e Austria alla riunione dei ministri dell'Interno, mentre la commissaria Ue agli Affari Interni, Ylva Johansson, ha sottolineato che il ritorno dei controlli alle frontiere "danneggia la libertà di circolazione". 

Lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella, all'incontro coi Prefetti e i Consiglieri di Prefettura di nuova nomina, aveva ribadito che le minacce del terrorismo mettono a rischio "la libertà dei cittadini, ai quali vanno sempre garantiti i diritti fondamentali di espressione, associazione e riunione, sanciti dalla nostra Carta fondamentale”. 

La delicata crisi internazionale, con il rischio sempre più elevato che il conflitto arabo-israeliano si estenda a tutto il Medio Oriente, gli attentati e i ripetuti allarmi in alcune città europee, hanno portato l’Italia e altri 10 Paesi a blindare le frontiere sospendendo la libera circolazione prevista dal trattato di Schengen. Particolare attenzione è stata annunciata dal ministro dell’Interno Piantedosi, sui transiti di migranti. Anche alla luce della notizia riguardo all’attentatore di Bruxelles che era arrivato da Lampedusa e aveva soggiornato in più occasioni in Italia quando già aveva iniziato a radicalizzarsi. 

Piantedosi ha chiarito che si tratta di una misura "che si ripromette di essere temporanea e proporzionata. Ho preannunciato che ci siamo sentiti con i colleghi di Slovenia e Croazia per vederci a breve, probabilmente il 2 novembre a Trieste e concordare assieme delle modalità di attuazione che possa rendere ponderata la misura". Oggi il governatore del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha auspicato altresì che lo stop di Schengen duri “il meno possibile”.

In totale sono undici i Paesi ad avere ripristinato i controlli ai confini: oltre all’Italia, la Slovenia, l’Austria, la Germania, la Francia, la Repubblica Ceca, la Polonia, la Slovacchia, la Svezia, la Danimarca e la Norvegia, che pur non facendo parte dell’Ue aderisce all’area Schengen.

La Slovenia sottolinea la necessità del carattere temporaneo e proporzionale di questa misura, le misure devono essere proporzionate e amichevoli nei confronti dei nostri cittadini, in modo da non rompere i legami culturali, di amicizia e familiari delle persone che vivono lungo il confine”. Lo ha dichiarato all'agenzia La Presse una portavoce della Rappresentanza slovena presso l’Ue. 

La guardia è “alta” ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, anche se “non abbiamo rischi di attentati in Italia”. Ma il ministro della Difesa Guido Crosetto giovedì ha spiegato come un episodio come quello dell'ospedale colpito a Gaza, potrebbe accendere anche lupi solitari che decidono di "combattere contro il mondo".

Intanto, dopo il vertice straordinario dei 27 sul Medio Oriente la presidenza di turno dell'Ue (Spagna) ha proceduto all'attivazione delle modalità di risposta integrata alle crisi politiche (Ipcr) in modalità completa. L'Ipcr è il meccanismo di risposta alle crisi del Consiglio. Sostiene un processo decisionale rapido e coordinato a livello politico dell'Ue in caso di crisi gravi e complesse, riunendo gli Stati membri, le istituzioni dell'Ue e altri partner chiave, compresi attori esterni rilevanti come le Nazioni Unite e i Paesi terzi.

Il presidio al confine con la Slovenia: 350 agenti

Saranno presidiati (per 10 giorni, prorogabili a 6 mesi) sia i valichi principali (vigilanza 24 ore su 24) che quelli secondari (in modo più saltuario), al confine tra Italia e Slovenia.

Circa 350 agenti sono in arrivo per aiutare le forze dell'ordine locale in questa attività di controllo dei documenti.  Centoquaranta uomini - tra Esercito e Polizia - per la sola Trieste, almeno 110 a Udine, 75 a Gorizia. Sono 100 i km da presidiare. Ma non ci saranno barriere fisiche assicura l'assessore all'immigrazione Pierpaolo Roberti.

Il Consorzio italiano di solidarietà che storicamente a Trieste si occupa di migranti - in una nota definisce "strumentale" il ripristino dei controlli alle frontiere. L’obiettivo, secondo l’associazione, è riprendere i respingimenti illegali lungo la rotta balcanica.

Reggia di Versailles evacuata per la quinta volta. Almeno 18 arresti in Francia dopo i numerosi allarmi bomba

Almeno 18 persone sono state arrestate nel giro di 48 ore dopo l'ondata di falsi allarmi bomba che ha provocato evacuazioni in tutta la Francia. Lo ha dichiarato il ministro dell'Interno parigino Gerald Darmanin giovedì sera precisando che i “colpevoli” sono soprattutto minorenni. Nel mirino di questi "piccoli burloni" - così li ha etichettati il ministro della Giustizia francese Eric Dupond-Moretti - sono finiti la Reggia di Versailles, il Louvre, ma anche scuole, aeroporti e ospedali, in un momento di elevata tensione in Francia, dopo l'omicidio la scorsa settimana di un insegnante per mano di un presunto jihadista in una scuola di Arras. Versailles è stata evacuata ben cinque volte questa settimana, mentre il Louvre è stato costretto a evacuare migliaia di visitatori sabato scorso. Mercoledì sono stati evacuati numerosi aeroporti regionali, tra cui Lille, Nantes, Nizza e Tolosa, e giovedì sono stati colpiti 11 aeroporti. Sei scuole superiori nella sola zona di Tolosa sono state evacuate giovedì. 

Gli allarmi bomba sono stati diffusi per telefono o e-mail, tramite un sito lanciato nel 2020 per inviare messaggi diretti agli agenti di polizia e contattando gli account ufficiali dei social della polizia. Le autorità utilizzano indirizzi IP e numeri di telefono per identificare i responsabili. In Francia denunciare un falso allarme bomba è un reato che prevede fino a tre anni di carcere e una multa di 45.000 euro. La settimana scorsa in Francia è stato decretato lo stato di massima allerta antiterrorismo in seguito all'uccisione dell'insegnante 57enne Dominique Bernard. Il sospetto, un ex allievo, è di origine cecena.